ISEE, anche l'orologio rotto segna l'ora corretta due volte al giorno

Pur con tutti i limiti, riconosciuti e riconoscibili all'Indicatore, dall'ultimo Rapporto ISEE curato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali emergono alcune indicazioni su cui riflettere: a cominciare da una sempre più profonda spaccatura tra Nord e Sud 

Lorenzo Vaiani

L’ISEE, l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente, è uno dei principali strumenti attraverso il quale avviene la cosiddetta prova dei mezzi per poter accedere a tutte quelle misure di supporto o integrazione al reddito, oltre che a gran parte degli innumerevoli bonus erogati nel nostro Paese. Un indicatore che, tuttavia, presenta conclamate e significative criticità, nonché importanti distorsioni nel valutare e fornire un'indicazione sintetica della condizione economica di un nucleo familiare. 

Nonostante ciò, come accade per gli orologi rotti che segnano comunque l’ora giusta due volte al giorno, anche l’ISEE mostra in maniera particolarmente chiara un grave problema che condiziona il nostro Paese da ormai troppo tempo. L’ultimo Rapporto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali sul monitoraggio dell’ISEE, il "Rapporto ISEE 2021", segnala, infatti, una situazione allarmante: nel 2021 oltre due terzi delle famiglie residenti nel Mezzogiorno hanno un ISEE inferiore ai 10mila euro, contro un dato relativo al Centro-Nord di “solo” una persona su due. 

A livello più generale, il grafico sottostante riporta la distribuzione percentuale cumulata per gli anni 2020 e 2021 per il Centro-Nord (CN) e il Mezzogiorno (MZ). Per entrambe le aree la curva relativa al 2021 domina quella del 2020: ciò significa che nel 2021 la percentuale di famiglie con dichiarazione ISEE basse è maggiore rispetto all’anno precedente. Quello che invece rimane costante per entrambi gli anni oggetto di indagine è il fatto che le curve del Centro-Nord sono dominate in maniera significative da quelle del Mezzogiorno. Il dato mediano relativo a quest’ultima area è pari infatti a soli 6.224 euro, contro gli 8.877 del Centro e i 10.450 del Nord;  mentre, sul fronte opposto, la percentuale di chi presenta una dichiarazione nulla è pari al 7,3% nelle Regioni settentrionali, a fronte del 10% registrto nel Sud e nelle Isole. 

Figura 1 – Distribuzione percentuale cumulata per anno e per aree geografiche
CN = Centro-Nord, MZ = Mezzogiorno

Figura 1 – Distribuzione percentuale cumulata per anno e per aree geografiche. CN = Centro-Nord, MZ = Mezzogiorno

Fonte: Rapporto ISEE 2021, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali 

Scendendo a un livello di analisi maggiormente dettagliato, la figura riportata di seguito mostra il valore medio dell’ISEE a livello nazionale, per macroaree e per singola regione. In particolare, il dato sull’ISEE medio nazionale è sceso dagli 11.726 euro del 2020 agli 11.625 del 2021: calo dovuto alla flessione registrata nel Centro, circa 400 euro in meno (da 13.049 a 12.671) e, seppure in misura minore, nel Mezzogiorno, circa -150 euro (da 9.499 a 9.342). Al contrario, nel Nord si osserva una leggera crescita, pari a poco meno di 100 euro (da 13.735 a 13.811). 

A livello di singola Regione (o di Provincia autonoma) anche per il 2021 si confermano ai primi posti: P.A. di Bolzano, l’unica a superare la soglia dei 17.000 euro come dato medio, la P.A. di Trento con 16.060 euro, il Friuli-Venezia Giulia (15.680 euro), la Valle d’Aosta (15.155 euro) e il Veneto (14.932 euro). Per trovare una Regione che non sia collocata nel Nord del Paese occorre scendere fino al sesto posto, occupato dalla Toscana (14.575 euro). Sul versante opposto le Regioni con il dato medio più basso sono la Calabria (8.377 euro), la Sicilia (8.463 euro) e la Campania (8.557 euro). Infine, occorre considerare che le percentuali più elevate di coloro i quali presentano un ISEE nullo sono distribuite in maniera abbastanza uniforme sul territorio nazionale e vedono ai primi posti il Lazio (13,5%), la Liguria (13,3%) e la Sicilia (13%).

Figura 2 – ISEE medio per macroaree e per singola regione

Figura 2 – ISEE medio per macroaree e per singola regione

Fonte: Rapporto ISEE 2021, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali 

Appare chiaro che lo strumento dell’ISEE abbia dei conclamati e gravi limiti nel mostrare la situazione economica di un nucleo familiare: non è infatti credibile che un Paese membro del G8 possa avere ben oltre la metà della sua popolazione in una condizione economica sotto i 10.000 euro. Eppure, così come anche un orologio rotto riporta l’ora corretta due volte al giorno, anche l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente, nonostante le sue evidenti criticità, mostra una situazione divenuta oramai insostenibile e che deve portare a una profonda riflessione tanto la classe politica quanto l’intera collettività. Come può essere davvero possibile che quasi il 70% delle famiglie residenti al Mezzogiorno riescano a vivere con un ISEE inferiore ai 10mila euro? 

Per quanto l’ISEE fornisca un quadro di sintesi sulla condizione economica di un nucleo familiare - andando ad attingere, sotto forma di autodichiarazione (con tutti i rischi del caso ) a informazioni che vanno oltre la semplice dichiarazione dei redditi riformulate, secondo una scala di equivalenza – un’ulteriore controprova di questa situazione anomala arriva dall’analisi delle dichiarazioni dei redditi ai fini IRPEF presentata nell’ultima edizione dell’Osservatorio sulla spesa pubblica e sulle entrate curato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali. Dalla pubblicazione emerge in maniera evidente la profonda crepa presente nel Paese, con le regioni del Nord maggiormente sviluppate che contribuiscono per circa 94 miliardi di euro, il Centro - che giova in particolar modo del traino del Lazio – contribuisce con 36,1 miliardi e un Mezzogiorno significativamente più distante e povero, che versa solo 34,4 miliardi. Numeri che lasciano più di qualche perplessità rispetto al fatto che questa diffusa condizione di "povertà" non celi alle proprie spalle ampie aree di economia "non osservata". 

Lorenzo Vaiani, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

20/3/2023

 
 
 

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