La capacità delle Fondazioni di valorizzare e conservare il patrimonio

Le Fondazioni si distinguono da sempre per un particolare allineamento tra la loro missione e gli investimenti a impatto sociale, senza trascurare la capacità di produrre redditività per il capitale impiegato: in che modo possono supportare la ripresa economica post COVID-19? La relazione di Francesco Profumo, Presidente Acri e Compagnia di San Paolo, al primo convegno virtuale Itinerari Previdenziali dedicato alle Fondazioni di origine Bancaria

a cura della redazione

Martedì 17 novembre si è svolto, in collaborazione con Acri, il primo convegno virtuale Itinerari Previdenziali dedicato alle Fondazioni di origine Bancaria: l'evento è stato introdotto da un intervento di Francesco Profumo, Presidente Acri e Compagnia di San Paolo, sulla capacità delle Fondazioni di conservare e valorizzare il patrimonio.

Ringraziando per la disponibilità alla pubblicazione, se ne riporta di seguito un ampio estratto. 


[...] Conservare e valorizzare sono due termini cruciali per chiunque si trovi ad avere la responsabilità di amministrare pro tempore questo bene prezioso che sono le Fondazioni.

Sono convinto che proprio in una fase di incertezza, come questa che stiamo attraversando, sia fondamentale continuare a riflettere sulla missione delle Fondazioni e sulle loro modalità di intervento in favore dei territori e del Paese.

È bene ribadire subito che per le Fondazioni il patrimonio non è il fine, ma il mezzo per perseguire la missione che gli è stata affidata dalla storia e ribadita dal legislatore nel corso dell’ultimo trentennio. Il patrimonio è, innanzitutto, il mezzo per alimentare le erogazioni e i progetti sui territori. Ma è anche esso stesso uno strumento per concorrere allo sviluppo del Paese. Le scelte di gestione del patrimonio non sono infatti neutre. Sempre di più le Fondazioni stanno orientando le loro scelte nel rispetto dei criteri di sostenibilità ESG. Inoltre, in maniera crescente, i Mission Related Investment rappresentano una formula prediletta dalle Fondazioni. Su tutti, basti citare l’esempio del social housing, che è, al momento, il più grande intervento in Europa di finanza a impatto a sociale.

Nell’aprire questa mattina di riflessione può essere utile anche richiamare brevemente qual è l’origine del patrimonio della Fondazioni.

Come noto, nel corso dell’Ottocento le comunità del Nord e del Centro Italia diedero vita alle Casse di Risparmio e alle Banche del Monte, con l’obiettivo di favorire l’accesso al credito di artigiani e agricoltori, evitando che finissero vittima degli usurai. Gli utili derivanti dall’esercizio del credito venivano erogati in beneficienza in favore dei diversi territori.

Proprio quest’anno ricorre il trentennale della Legge Amato, che affidò il patrimonio delle Casse di Risparmio alle Fondazioni (allora Enti conferenti) e l’attività creditizia alle neonate Casse Spa. Il patrimonio consegnato alle Fondazioni doveva essere investito in maniera diversificata, prudente e fruttifera. E così è stato. Il processo di diversificazione, ribadito anche dal Protocollo Acri-MEF del 2015, ha fatto grandi progressi e, oggi, solo 15 delle 86 Fondazioni di origine Bancaria italiane hanno una partecipazione nella conferitaria superiore al 5%. Inoltre, se si considerano le sole Fondazioni che ancora detengono una partecipazione nella società bancaria conferitaria, la quota di capitale sociale detenuta è mediamente di circa il 12,7% (dato costantemente in diminuzione negli ultimi anni).

Il patrimonio è investito in tanti settori e proprio Itinerari Previdenziali ha calcolato che oggi le Fondazioni sono il principale investitore istituzionale per quota di patrimonio investito nell’economia reale del Paese, con una percentuale pari al 44,36% del totale investito. Ben più di Casse di Previdenza (21,36%) e fondi pensione (7,5%).

Prima fra tutte le partecipazioni è quella in Cassa Depositi e Prestiti, al cui capitale le Fondazioni partecipano convintamente dal 2003. Sempre più CDP sta dimostrando di essere un volano importante dell’innovazione e dello sviluppo sostenibile dell’Italia, promuovendo infrastrutture, strade, scuole, ospedali, ma anche reti di connettività, interventi di rigenerazione urbana e di edilizia sociale.

Quanto alla capacità delle Fondazioni di conservare il valore patrimonio, dal 2000 (anno di entrata in operatività della Legge “Ciampi” che regolamenta l’attività delle Fondazioni), il valore contabile del patrimonio è cresciuto a un tasso medio annuo dello 0,6% e oggi ammonta a 40,3 miliardi di euro. In questo stesso arco temporale 2000-2019, le Fondazioni hanno erogato complessivamente 23,3 miliardi di euro e accantonato anche 1,9 miliardi per l’attività erogativa futura, per un totale di 25,2 miliardi di euro. Nel frattempo abbiamo attraversato la grande crisi del 2008. In quegli anni, con grande senso di responsabilità, le Fondazioni hanno concorso agli aumenti di capitale degli istituti di credito del nostro Paese per circa 7,2 miliardi di euro. E oggi siamo nel pieno di una pandemia globale, i cui effetti sull’economia e la finanza sono ancora difficili da quantificare con esattezza. Tutti gli osservatori e le autorità preposte si trovano infatti frequentemente a dover aggiornare le previsioni negative sulla ripresa in funzione di un’epidemia che non si arresterà fino a che non sarà disponibile il vaccino per tutta la popolazione.

Sul tema del congelamento dei dividendi proposto dalla BCE, ho più volte ribadito che sarebbe auspicabile una sua revisione che introduca distinzioni tra i diversi istituti in funzione della loro capitalizzazione. Ovvero, andrebbero individuati quali soggetti possono distribuire dividendi senza correre il rischio di compromettere la loro capacità di continuare a sostenere l’economia. [...]

C’è un ultimo punto che vorrei richiamare all’attenzione di tutti. L’impegno delle Fondazioni di origine Bancaria nel contrastare le disuguaglianze nel nostro Paese e lo sforzo straordinario da esse messo in campo in occasione della pandemia sono stati recentemente oggetto di un pubblico apprezzamento da parte del Presidente della Repubblica. E sono riconosciuti quasi universalmente da diversi soggetti che dialogano quotidianamente dalle Fondazioni sui territori.

Però, di fronte a questo quasi universale riconoscimento, registriamo che il rendimento del patrimonio da cui le Fondazioni traggono le risorse per la loro attività istituzionale viene tassato pesantemente e in maniera crescente: la pressione fiscale sulle Fondazioni è sostanzialmente quintuplicata negli ultimi 10 anni. È evidente a tutti che le risorse che le Fondazioni versano al fisco sono sottratte alle loro erogazioni: ovvero alle organizzazioni di volontariato, alle cooperative sociali, alle associazioni culturali, ai giovani ricercatori, a tutti quei soggetti che contribuiscono a fare dell’Italia un Paese più inclusivo e vivibile per tutti.

Ridurre la tassazione alle Fondazioni di origine Bancaria non vuol dire sottrarre risorse alla collettività, anzi, significa aumentare il potenziale che esse possono dispiegare per il bene di tutti.

Questi temi sono stati al centro di un lungo dialogo che Acri ha intrapreso nel corso dell’anno con il Governo. Abbiamo, quindi, appreso con soddisfazione che nell’articolato della Legge di Bilancio 2021 sia prevista un’apposita misura per la riduzione della tassazione dei dividendi per gli enti non commerciali. In particolare, si prevede l’esclusione dalla formazione del reddito complessivo degli utili percepiti dagli enti non commerciali nella misura del 50% dall'1 gennaio 2021. Ora ci sarà tutto l’iter parlamentare, che ci auguriamo confermi la misura, ma siamo molto soddisfatti che questo tema abbia finalmente avuto l’attenzione che merita e che nel testo venga esplicitato che «L’agevolazione è concessa al fine di valorizzare il ruolo sussidiario svolto dagli enti non profit». A conferma di quello che Acri sostiene da tempo: il bene pubblico non è un affare esclusivo dello Stato, esistono soggetti privati che concorrono al suo conseguimento ed è il tempo per attivare misure di sussidiarietà fiscale per valorizzarli e incentivarli.

Per questo risultato voglio esprimere la mia gratitudine al MEF e, in particolare, al viceministro Misiani, che è stato sempre disponibile e costruttivo e ha accompagnato Acri in questa complessa interlocuzione.

Non mi resta che augurare a tutti voi buon lavoro.

a cura della redazione

18/11/2020

 
 

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