"Ricostruzione": dai territori al Next Generation EU

Le risorse del Next Generation EU rappresentano un'opportunità unica di "ricostruzione", a patto di essere impiegate in progetti ben strutturati, sostenibili e adeguati ai contesti territoriali: quale il possibile ruolo  delle Fondazioni di origine Bancaria in questo processo? La relazione di Francesco Profumo, Presidente Acri e Compagnia di San Paolo, all'ultimo convegno virtuale Itinerari Previdenziali

a cura della redazione

Giovedì 18 febbraio si è svolto, in collaborazione con Acri, il primo convegno virtuale 2021 Itinerari Previdenziali dedicato alle Fondazioni di origine Bancaria: l'evento è stato introdotto da un intervento di Francesco Profumo, Presidente Acri e Compagnia di San Paolo, sul ruolo delle Fondazioni nella "ricostruzione" post COVID-19. 

Ringraziando per la disponibilità alla pubblicazione, se ne riporta di seguito un ampio estratto. 


[...] Nel titolo dell’incontro di oggi è stato scelto di utilizzare il termine “ricostruzione”. Si tratta di un sostantivo che stiamo vedendo ricorrere sempre più frequentemente nei discorsi pubblici e negli editoriali.

È un’espressione che non può non farci tornare alla mente il grande sforzo che la comunità nazionale ha visto all’indomani del secondo conflitto mondiale. In quel caso, ci trovavamo di fronte a un Paese che andava letteralmente ricostruito, avevamo dinnanzi le macerie materiali di cinque anni di guerra e quelle democratiche, dopo vent’anni di regime fascista.

Oggi, la crisi economica e sociale innescata dalla pandemia e dalle necessarie misure messe in campo per contenere la diffusione del contagio sta assumendo dimensioni che, esattamente un anno fa, quando tutto questo è iniziato, nessun analista poteva neanche lontanamente immaginare. Le opportunità per il nostro Paese connesse alla Recovery and Resilience Facility messa a disposizione dall’Unione Europea, nell’ambito del Next Generation EU, sono note a tutti. Sono state oggetto del dibattito politico e sono all’origine, tra le altre cause, della recente crisi politica.

Il nuovo governo guidato dal Prof. Mario Draghi – a cui facciamo tutti i migliori auguri per questa delicatissima missione di cui è stato investito – dovrà mettere a punto il Piano da presentare in tempi rapidi alla Commissione europea. Non mi aggiungerò alla lunga lista di coloro che in questi mesi si sono profusi in suggerimenti su come utilizzare queste risorse. Le priorità sono state indicate dall’Unione e siamo tutti consapevoli di quali siano le riforme strutturali che il nostro Paese aspetta da decenni. Questa è un’occasione imperdibile per poterle finalmente realizzare.

In questo mio breve intervento introduttivo dell’incontro di oggi vorrei, invece, invitare tutti noi a spostare l’attenzione dal cosa al come, ovvero a concentrarci sulle modalità attraverso le quali garantire la “messa a terra” degli interventi nel modo più efficace possibile. A mio avviso, sono tre gli elementi che saranno cruciali affinché questa occasione non venga sprecata.

Innanzitutto la velocità di esecuzione, perché il Paese versa in condizioni davvero drammatiche. L’emergenza sanitaria ha innescato una crisi economica di grandi dimensioni, la cui lunga durata ci sta spingendo sull’orlo di una grande crisi sociale, che potrebbe rivelarsi esplosiva (la fine del blocco dei licenziamenti è dietro l’angolo).

Inoltre, è essenziale prevedere monitoraggio e valutazione dei progetti che verranno realizzati, per rafforzare la responsabilizzazione degli attori coinvolti, e – eventualmente – ritarare in maniera tempestiva alcune delle iniziative messe in campo.

Infine – e questo è, a mio avviso, il passaggio cruciale – sono convinto che debba esserci un approccio partecipativo nella realizzazione dei progetti del Recovery Plan. Ovvero che non si producano interventi “calati dall’alto”, ma il più possibile vengano coinvolti tutti i soggetti attivi nelle nostre comunità. Un approccio basato sul principio di sussidiarietà e sulla partecipazione, come abbiamo sperimentato in questi anni in tanti campi, può contribuire a far sì che questi progetti siano più efficaci e duraturi.

Vengo così al secondo termine citato nel titolo dell’incontro di oggi, che è “territori”. Ritengo vada inteso non come mera indicazione geografica, ma piuttosto come “comunità”. L’intera operazione del Next Generation EU avrà successo e innescherà una vera ricostruzione soltanto se riusciremo a pensare ai territori non semplicemente come il luogo in cui i progetti del Piano si realizzeranno, ma piuttosto come a uno degli attori imprescindibili dell’intero processo. Questa non è una teoria o una visione ideale; è un’esperienza concreta che le Fondazioni di origine Bancaria hanno sperimentato nei primi trent’anni della loro esistenza.

[...] Senza dubbio, uno degli interventi più emblematici in tal senso è il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Siamo per giungere a cinque anni dalla firma dello storico accordo tra Acri e governo, che ha dato l’avvio a questa esperienza, e possiamo essere giustamente orgogliosi di questa operazione che davvero non ha precedenti nel nostro Paese. [...]

Oltre ai suoi meriti oggettivi e all’aver contribuito a portare il tema della povertà educativa finalmente all’attenzione della politica e del dibattito pubblico, l’esperienza del Fondo rappresenta un modello replicabile per future collaborazioni di attori di natura e caratteristiche diverse, ma che condividono un obiettivo comune di interesse generale. Perché il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile rappresenta una straordinaria forma di innovazione sociale sotto molti aspetti, che vorrei richiamare brevemente, in quanto potrebbero costituire un esempio efficace della forza della cooperazione nell’affrontare i problemi sociali.

Innanzitutto la sua governanceRisorse miste, pubblico private, vengono gestite, sul piano dell’indirizzo strategico, in maniera concertata da rappresentanti di espressione pubblica e del privato sociale; mentre, sul piano operativo, la gestione è demandata a un soggetto espressione esclusivamente del privato sociale.

La dimensione delle risorse dedicate. È la prima volta in assoluto che ingenti risorse economiche di natura privata e pubblica vengono messe insieme per sanare una ferita profonda che colpisce la nostra società.

L’approccio sperimentale. Siamo sempre stati consapevoli che non si tratta di uno strumento operativo diretto, ma di un laboratorio di nuove pratiche innovative tra le quali scegliere le migliori che possano poi diventare misure politiche ordinarie e universali.

La misurazione. Per sperimentare e selezionare le pratiche migliori, il Fondo è stato dotato di sistemi di misurazione solidi e pervasivi.

L’approccio strategico adottato, basato sul coinvolgimento dell’intera “comunità educante”, nella consapevolezza che il tema dell’educazione non possa essere demandato solo allo Stato.

Il ruolo centrale del Terzo Settore, non solo nella governance del Fondo, ma anche nelle partnership che realizzano i progetti sostenuti.

L’efficienza. L’architettura di governance sopra descritta ha consentito al Fondo di procedere speditamente nella fase di avvio e nelle successive fasi di operatività: dall’approvazione della Legge di Bilancio che ha avviato l’operazione alla pubblicazione dei primi bandi sono passati appena 10 mesi! Un breve cenno lo merita anche l’aspetto dei costi. I membri del Consiglio di Amministrazione dell’impresa sociale Con I Bambini non ricevono alcun compenso e i costi totali di attuazione e gestione del Fondo ammontano a poco più del 2% delle erogazioni.

L’attrazione di altre risorse private. Attraverso alcuni strumenti individuati dal Comitato di indirizzo, è stato possibile far convergere sul Fondo altre risorse di natura privata (a oggi circa 20 milioni di euro) su progettualità condivise con la logica del matching fund: il Fondo, cioè, ha raddoppiato le risorse messe a disposizione da privati per specifiche progettualità condivise e di comune interesse.

Il consenso politico. Nel 2018 il Fondo è stato rinnovato per ulteriori tre anni da un governo sostenuto da partiti politici diversi da quelli che l’avevano avviato con la Legge di Bilancio 2016. Si tratta di un evento abbastanza singolare e insolito, se si considera che in Italia, ma forse in molti altri Paesi, le misure messe in atto da un governo vengono solitamente abbandonate, se non cancellate, da quelli che seguono. [...] 

Mi sono dilungato sui diversi aspetti innovativi di questa esperienza, perché sono convinto che possa costituire un valido modello a cui ispirarsi per pianificare i progetti da finanziare con il Next Generation EU Plan e per fare in modo che questa storica occasione non vada sprecata, ma si trasformi in un volano per la ricostruzione di un Paese finalmente orientato a uno sviluppo sostenibile e inclusivo.

Grazie e buon lavoro.

a cura della redazione

22/2/2021

 
 

Ti potrebbe interessare anche