Silver Economy, l'altra faccia dell'invecchiamento

Il tema demografico è ormai all'ordine del giorno ma, quando si discute di invecchiamento, il fenomeno viene spesso interpretato esclusivamente come maggiore costo per lo Stato e per le famiglie: perché, al contrario, la sfida posta dalla longevità può rivelarsi un’ottima opportunità di sviluppo per il Paese

Michaela Camilleri

Si discute moltissimo di demografia e, in particolare, dell’invecchiamento della popolazione. Quasi sempre però la sfida posta dalla longevità viene interpretata come un costo anche se può, al contrario, rivelarsi un’ottima opportunità di crescita e investimento per il Paese, con ricadute proficue per l’occupazione, il settore dei servizi, per attività commerciali e produttive dedicate, così come per il mondo della finanza in genere. Si tratta della Silver Economy, una grande economia, di cui la nuova edizione del Quaderno di Approfondimento “Silver Economy, la grande economia del prossimo decennio” realizzato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali delinea gli ampi perimetri, con il duplice obiettivo sia di quantificare il fenomeno sia di evidenziare le principali iniziative di mercato rivolte ai Silveritaliani.

Perché definirla una grande economia? Perché mossa da almeno 3 importanti driver che emergono dall’analisi condotta nella pubblicazione non solo avvalendosi dei dati messi a disposizione da Banca d’Italia, INPS, Istat e Ministero dell’Economia e delle Finanze ma anche degli esiti della survey “Chi sono, cosa fanno e cosa desiderano i Silver italiani”, somministrata a un campione di 5.000 over 50 e realizzata da Itinerari Previdenziali in collaborazione con 50&Più, sistema associativo interamente dedicato al mondo della terza età: 1) la forte spinta demografica che aumenterà la platea dei beneficiari; 2) l’ammontare della ricchezza detenuta da questi soggetti, le cui caratteristiche principale sono consistenza e stabilità; 3) e la propensione al consumo verso alcuni particolari settori economici, dall’alimentazione alla sanità, dalla casa alla tecnologia. 

 

La spinta demografica

Per la prima volta nel corso della millenaria storia dell’umanità, i Silver in Italia, come del resto in molte altre nazioni sviluppate o in via di sviluppo, non sono mai stati così tanti: oggi gli over 65 sono circa 14 milioni, pari a poco meno del 24% della popolazione totale, e sono destinati a diventare un terzo della popolazione entro il 2050. Non si modificherà solo la struttura per età della popolazione ma anche l’organizzazione sociale, a partire dalle famiglie spesso senza figli e alla fine mononucleari: le tendenze di breve e medio periodo mostrano un progressivo incremento percentuale delle persone sole che dovrebbero salire al 31,2% nel 2030 e al 32,7% nel 2040; il che significa che tra meno di vent’anni 1 Silver su 3 vivrà da solo. Peraltro, nelle fasi più avanzate della vita, le implicazioni socio-sanitarie saranno enormi: difficoltà motorie, compromissione delle normali attività quotidiane, malattie croniche, non autosufficienza, solitudine. Tutto ciò comporterà una visione del futuro differente da quella di oggi a partire dallo stile di vita, dal risparmio e dalla visione del futuro. 

Figura 1 – Quota di over 65 e over 80 in Italia sul totale della popolazione

Figura 1 – Quota di over 65 e over 80 in Italia sul totale della popolazione

Fonte: elaborazioni Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali su dati Istat

 

La ricchezza detenuta dai Silver

Ma, fatto altrettanto importante rispetto al passato, questi soggetti sono i maggiori detentori di ricchezza, intesa come patrimonio sia mobiliare che immobiliare. I Silver dispongono, inoltre, di flussi di reddito certi e non dipendenti dai cicli economici, come si è avuto peraltro modo di osservare dai dati forniti dalla Banca d’Italia i quali dimostrano che la popolazione di età compresa tra i 51 e i 65 anni dispone del reddito medio equivalente per caratteristiche del capofamiglia più alto e pari a 20.779 euro, subito seguita dagli over 65 con 20.260 euro. In particolare, quest’ultima fascia d’età nel 2006 aveva un reddito medio equivalente di poco superiore a 17mila euro; quindici anni dopo, nel 2020, è passata dall’avere il secondo reddito più basso ad avere il secondo più alto, registrando un tasso di crescita pari al 18,5% e con un divario dalla fascia 51-65 anni che è passato da 2.450 euro a soli 500. Evidenze che trovano ulteriore conferma nei dati relativi alla ricchezza netta familiare media per caratteristiche del capofamiglia: al 2020 le famiglie con capofamiglia di età compresa tra i 51 e i 65 anni dispongono di una ricchezza pari a 263.573 euro e quelle con capofamiglia over 65 pari a 215.691 euro, i valori più alti tra le fasce d’età considerate.

Figura 2 – Ricchezza netta familiare media per caratteristiche del capofamiglia

Figura 2 – Ricchezza netta familiare media per caratteristiche del capofamiglia

Fonte: elaborazioni Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali su dati Banca d’Italia

 

La propensione al consumo

Se, come emerge dai risultati della survey illustrati nel Quaderno, il maggior desiderio dei Silver è vivere il più a lungo possibile in buona salute e invecchiare attivamente, si può ragionevolmente supporre che buon parte dei consumi di questa fascia della popolazione saranno destinati verso beni, servizi e, più in generale, attività economiche legate al raggiungimento di questi obiettivi. Dalle rilevazioni Istat sulla spesa per consumi delle famiglie italiane emerge una maggiore propensione dei Silver ai consumi di qualità con particolare attenzione ai consumi “sani”, quindi meno alcolici e tabacchi rispetto alle fasce più giovani della popolazione; più in generale, subito dopo le spese destinate all’abitazione, i Silver concentrano maggiormente i consumi verso quei beni e servizi utili a preservare la propria salute fisica e mentale.

Figura 3 – Composizione della spesa per consumi delle famiglie  Figura 3 – Composizione della spesa per consumi delle famiglie

Fonte: elaborazioni Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali su dati Istat

In questo contesto, il sistema economico, produttivo e dei servizi sta progressivamente prendendo atto delle nuove esigenze e si sta attrezzando di conseguenza proponendo soluzioni studiate specificamente per questa fascia di popolazione, quali servizi e prodotti finanziari e assicurativi calibrati, prodotti alimentari, farmaceutici e nutrizionali specifici, mezzi e attrezzature per favorire l’autonomia e la mobilità, strumenti di domotica, device e piccoli elettrodomestici per il controllo a distanza della salute o servizi di svago e assistenza per autosufficienti fino ai grandi non autosufficienti. Nasce così una grande economia che crea occupazione aggiunta e che obbliga a superare un’immagine fin qui troppo stereotipata degli anziani: non (solo) soggetti prevalentemente bisognosi di assistenza, ma anzi platea attiva le cui specifiche necessità, se adeguatamente comprese e assecondate, possono diventare un’importante leva di sviluppo per il Paese e la società intera

Nel suo contributo al Quaderno il Professor Roberto Bernabei, Presidente Italia Longeva, parla di fragilità (i minus da affrontare) e di petrolio (i plus da valorizzare) dell’invecchiamento riassumendo così sfide e opportunità: “È​ successo, e continua in modo quasi esponenziale, che siamo diventati improvvisamente longevi. Tocca praticamente a tutti vivere 20-30 anni in più, fatto inaudito, mai capitato nella storia del genere umano. E noi italiani siamo capofila in questi “anni supplementari”, in buona parte fruibili dopo il pensionamento in condizioni di vita attiva e con una parte finale, eventualmente, di vita disabile. Bisogna pensare a come gestire la quota attiva e quella disabile, come individuo e come popolo. Per utilizzare questi anni supplementari al meglio, per non esserne travolti, per magari farne una vera e propria risorsa”.

 Michaela Camilleri, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

19/6/2023 

 
 

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