Transizione ecologica, qual è la direzione?

Sostenibilità e transizione ecologica sono le espressioni del momento. Ma se tutto è sostenibile, niente è sostenibile: occorre pertanto chiarire quale sia la direzione da intraprendere, così da canalizzare in modo ragionevole sforzi e risorse

Giovanni Gazzoli

Nell’ottica della definizione del contributo che gli investitori istituzionali italiani possono dare al sistema-Paese nella sua fase di “transizione” ecologica, è certamente utile avere dei punti cardinali da seguire sia nell’erogazione di finanziamenti sia nella pianificazione di investimenti: infatti, essendo assodato il grande impegno delle istituzioni nel finanziare progetti e programmi confacenti a questo modello di sviluppo, il rischio diventa quello di alimentare miriadi di rivoli, dissipando così una massiccia mole di risorse che, se orientate in modo più organico, possono generare maggiore ritorno.

A questo proposito, in vista del convegno che Itinerari Previdenziali organizzerà proprio nel merito di questo tema, è certamente utile richiamare alla mente le parole di Roberto Cingolani, ministro della Transizione Ecologica, che pochi giorni fa ha esposto in audizione presso le commissioni riunite Ambiente e Attività Produttive della Camera e Industria e Ambiente del Senato le linee programmatiche che intende adottare durante il suo mandato. Lo stesso ministro si è interrogato sulla definizione del concetto di transizione ecologica, che può essere interpretato diversamente a seconda della zona globale in cui ci si trova; questo, a maggior ragione, alla luce della condizione che abbiamo vissuto nell’ultimo anno, che mette in risalto quello che Cingolani ha definito “debito ambientale”, contratto negli ultimi decenni e sempre più difficile da recuperare.

In linea generale, sono tre gli aspetti principali da tenere sott’occhio: la tutela della natura, del territorio e del mare, la transizione ecologica e l’interdipendenza tra sfida climatica e sfida energetica. Questo a dimostrazione della “complementarità e interconnessione tra i temi della tutela ambientale, della salvaguardia del clima, dell’energia e dello sviluppo sostenibile”. In particolare, il ministro si è soffermato sulla dimensione energetica, competenza da lui acquisita ex novo e che lo vedrà lavorare, tra le altre cose, sulle autorizzazioni a impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, sulle reti di ricarica per i veicoli elettrici, sulla qualità dell’aria, sulla finanza climatica e sostenibile e sulla pianificazione condivisa del settore dei trasporti. 

Altro tema cruciale sarà la “transizione burocratica”, in particolare relativamente al permitting, ossia l’iter intercorrente tra la valutazione ambientale di un investimento e l’ok ad avviare i lavori: l’idea è quella di impostare un modello che consenta di elevare “drasticamente i risultati realizzativi dei progetti di intervento pubblico e incentivi e semplifichi l’intervento e il partenariato privato”. Un modello essenziale per consentire ai numerosi progetti contenuti nel PNRR di vedere la luce in tempi ragionevoli.

L’attenzione del ministero sarà poi anche rivolta alla digitalizzazione, per migliorare la prevenzione e la sicurezza del territorio e della sostenibilità ambientale: intelligenza artificiale, cloud, satelliti, droni e sensori a terra, tutti strumenti essenziali “per fare dell’Italia una nazione smart e sicura”. Ovviamente, la politica italiana sarà allineata al nuovo piano d’azione europeo per l’economia circolare, con l’obiettivo di rendere sostenibili in primis i consumi dell’amministrazione pubblica, oltre a supportare lo sviluppo di filiere circolari. Tra le altre tematiche in agenda, in ordine sparso: l’integrazione del mercato elettrico europeo, il recupero di efficienza energetica e la riqualificazione del parco immobiliare nazionale, la cui strategia è di prossima approvazione. Infine c’è spazio anche per la mobilità sostenibile, con l’attuazione del relativo piano di azione. 

Un piano di lavoro che si sposa con le numerose iniziative di livello internazionale: dal G20, nel cui contesto l’Italia si concentrerà, tra le altre cose, su biodiversità, protezione del patrimonio naturale e finanza verde, a COP26, con un occhio di particolare riguardo ai giovani.

Giovanni Gazzoli, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

19/4/2021

 
 

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