Un mondo più istruito per un mondo meno affollato

Il genere umano, a un passo dal sovraffollamento globale, sta diventando sempre più una specie insostenibile per il pianeta Terra: l'istruzione, ancora una volta, può essere tra le possibili soluzioni al problema

Lorenzo Vaiani

Attualmente si stima che nel mondo siano presenti 7,89 miliardi di persone (fonte: United States Census Bureau). A partire dal 1960, anno nel quale la popolazione globale ha superato i 3 miliardi, il numero di abitanti a livello mondiale è cresciuto di un miliardo ogni 13 anni; ciò significa che tra uno o due anni, ovvero al massimo entro la fine del 2024, il numero di persone presenti sulla Terra supererà gli 8 miliardi.

Questa Grande Accelerazione, come evidenziato da diversi studiosi, tra i quali è possibile citare il geografo sociale Danny Dorling e l’economista sanitario Christopher Murray, direttore dell'Institute for Health Metrics and Evaluationnon è sostenibile sotto nessun punto di vista: ambientale, sanitario, economico e, appunto, demografico. Occorre ridurre il tasso di natalità, soprattutto in certe aree del mondo, e a questo proposito può giungere in aiuto l’istruzione.

Un importante lavoro di ricerca condotto dall’International Institute for Applied Systems Analysis (IIASA) dal titolo World Population and Human Capital in the Twenty-First Century offre quattro possibili scenari rispetto all’andamento della popolazione mondiale tra il 2010 e il 2060. Il primo, come si può osservare dalla figura riportata di seguito, denominato GET (Global Education Trend), ipotizza che i Paesi in via di sviluppo (PVS, principalmente gli Stati dell'Africa subsahariana e dell'Asia come Pakistan, Indonesia e Bangladesh) seguano, rispetto alla diffusione dell’istruzione, l’andamento registrato nei decenni scorsi nelle economie più avanzate. Il secondo scenario, definito CEN (Constant Enrolment Numbers), ipotizza una cessazione della costruzione di nuove scuole in questi Paesi e che il numero assoluto di alunni rimanga costante, comportando così un incremento importante del numero di persone prive di istruzione (fascia rossa).

Figura 1 - Proiezione della popolazione mondiale in base ai quattro scenari modellizzati dall’IIASA

Figura 1, Proiezione della popolazione mondiale in base ai quattro scenari modellizzati dall’IIASA

Fonte: World Population and Human Capital in the Twenty-First Century, IIASA

Gli ultimi due modelli sono chiamati CER (Constant Education Rate) e FT (Fast Truck). Il primo ipotizza che i tassi di iscrizione registrati negli ultimi anni sia nelle economie più avanzate sia nei PVS rimangano costanti, mentre il secondo immagina che tutti i Paesi in via di sviluppo espandano i loro sistemi scolastici il più rapidamente possibile, come avvenuto recentemente a Singapore o in Corea del Sud.

L’ultimo scenario illustrato è quello più ottimista e stima che la popolazione mondiale nel corso dei prossimi decenni non superi i nove miliardi. Come si può osservare dalla figura 1, nel caso si realizzasse questa previsione si azzererebbe quasi del tutto la porzione di popolazione priva di istruzione e si ridurrebbe drasticamente quella relativa a chi è in possesso della sola educazione primaria (fascia gialla). Al contempo, crescerebbe in modo significativo il numero di soggetti in possesso di una laurea (fascia blu), mentre resterebbe pressoché stabile quello di chi ha un diploma di scuola superiore di secondo grado (fascia azzurra).

Il modello CEN, invece, disegna il caso peggiore, nel quale è prevista una crescita della popolazione agli stessi, insostenibili, ritmi osservati negli ultimi cinquant’anni, con un numero di persone presenti nel mondo che nel 2060 sfiorerebbe i 10 miliardi. In questo caso, come già visto in precedenza, il numero di soggetti privi di istruzione crescerebbe in modo drammatico, mentre il numero di persone laureate rimarrebbe prossimo a quello attuale.

Infine, vi è lo scenario GET. Questo, secondo gli autori della ricerca, è quello più probabile. In questa proiezione si può notare come la crescita maggiore si riscontra rispetto al numero di persone in possesso di un diploma di scuola superiore e, in misura minore, tra quelle laureate. Al contrario, i soggetti privi di istruzione si ridurrebbero molto, anche se non ai livelli dello scenario FT. Qualora si verificasse questa previsione la popolazione mondiale sarebbe destinata a crescere ancora, ma in misura sicuramente più contenuta, arrivando a circa 9,5 miliardi nel 2060.

In conclusione, siamo così sicuri che il calo delle nascite sia una notizia tanto cattiva per l’umanità? Come evidenziato a più riprese dal Professor Alberto Brambilla, Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, la crescita della popolazione verificatasi negli ultimi decenni ha comportato che si arrivasse a una situazione non più sostenibile e prossima al sovraffollamento globale, provocando, inevitabilmente, problemi di sovrasfruttamento del pianeta. Questi, a loro volta, possono causare processi di migrazioni di massa legati all’impoverimento di alcune aree del pianeta (come nel caso dei cosiddetti migranti climatici, ma non solo), o peggio ancora, lo scoppio di nuove guerre per cibo, acqua e risorse naturali.

Lorenzo Vaiani, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

26/4/2022

 
 
 

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