Fondi pensione negoziali, l'alternativa è condivisa

Dall'ultimo Report sugli investitori istituzionali italiani Itinerari Previdenziali emerge come i fondi pensione negoziali si stiano attrezzando per implementare investimenti alternativi sia individualmente sia tramite iniziative comuni di grande interesse: dati alla mano, ci sono margini per incrementare la quota dedicata all'economia reale

Michaela Camilleri

Come altri investitori istituzionali da tempo alla ricerca di fonti di rendimento alternative, anche i fondi pensione negoziali negli ultimi anni hanno intrapreso diverse iniziative di investimento in private asset. Le modalità con cui i fondi di natura negoziale hanno avviato questi percorsi vanno dalla sottoscrizione diretta di quote di fondi d’investimento alternativi, all’affidamento di mandati di gestione sia singolarmente sia per il tramite di progetti condivisi. Dati alla mano, quanto di questi investimenti alternativi viene dedicato all’economia reale domestica?

 

Il quadro di sistema

A fine 2021 i fondi pensione negoziali sono 33, contano circa 3,5 milioni di iscritti e gestiscono un patrimonio pari a 65,32 miliardi. Sotto il profilo della composizione del patrimonio, dai dati rielaborati nel Nono Report “Investitori istituzionali italiani: iscritti, risorse e gestori per l’anno 2021” curato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, risulta che la quota più rilevante continua a essere costituita dai titoli di debito, pari al 54%, in calo rispetto al 57% dello scorso anno, al 60,5% del 2019 e al 62% del 2018; considerando anche i depositi (7,4%), la percentuale investita in liquidità e obbligazioni si attesta al 61%. In dettaglio, i titoli di Stato rappresentano circa il 33,6% delle risorse in gestione (era il 36% nel 2020, il 42% nel 2019 e il 44,53% nel 2018), di cui il 23,1% emessi da Stati esteri e il 10,5% italiani (in calo rispetto all’anno precedente sia per la componente estera che per quella domestica); le obbligazioni corporate ammontano al 20%, di cui il 18,9% emesse da aziende estere. Aumenta la quota investita in titoli di capitale (25%), mentre rimane sostanzialmente stabile la quota di OICR (8,6%).

Figura 1 - La composizione delle risorse in gestione dei fondi pensione negoziali

Figura 1 - La composizione delle risorse in gestione dei fondi pensione negoziali

Fonte: Nono Report “Investitori istituzionali italiani: iscritti, risorse e gestori per l’anno 2021”

 

 

Gli investimenti alternativi

In linea con le disposizioni di legge, la gestione è quasi totalmente esternalizzata a soggetti professionali come banche, SIM, SGR e Compagnie di Assicurazione. Tuttavia, in questi ultimi anni un numero crescente di fondi ha implementato la gestione diretta, tramite sottoscrizione di quote di fondi comuni di investimento, per un ammontare pari a circa 300 milioni di euro e un peso sul totale dell’attivo netto destinato alle prestazioni pari allo 0,5%. Si tratta principalmente di fondi alternativi: il settore delle infrastrutture rappresenta oltre il 40% dell’esposizione complessiva, seguito dal private debt (circa il 30%), dal private equity (22%) e dal social housing (circa il 3%). Tra i fondi di private debt e private equity rientrano i fondi di fondi gestiti da Fondo Italiano d’Investimento SGR nell’ambito del Progetto Economia Reale, l’iniziativa promossa da Assofondipensione e Cassa Depositi e Prestiti, che nel corso del 2021 ha raccolto sottoscrizioni da parte di dieci fondi pensione negoziali per un commitment complessivo di circa 182 milioni di euro.

Figura 2 – Gli investimenti alternativi diretti dei fondi pensione negoziali

Figura 2 – Gli investimenti alternativi diretti dei fondi pensione negoziali

Fonte: Nono Report “Investitori istituzionali italiani: iscritti, risorse e gestori per l’anno 2021”

 

Gli investimenti in asset class alternative condivisi dai fondi negoziali riguardano anche i mandati di gestione: sei mandati di private equity sono stati sottoscritti nell’ambito del Progetto Iride, un’iniziativa congiunta promossa da Foncer, Fondenergia, Fondo Gomma Plastica, Pegaso e Previmoda finalizzata a investire nell’economia reale e, in particolare, nel settore del private equity per un commitment complessivo di 216 milioni di euro, focalizzato sull’Europa con una quota significativa in FIA che investono in imprese operanti in Italia; cinque mandati di private debt rientrano nel Progetto Zefiro, reso operativo a giugno 2021 dai fondi Gomma Plastica, Fopen, Pegaso e Previmoda, con la finalità di investire congiuntamente circa 215 milioni di euro seguendo la strategia del corporate direct lending senior secured o unitranche e l’investimento è focalizzato prevalentemente sull’Europa, con una specifica attenzione al mercato domestico, ma potrà prevedere anche una diversificazione verso il mercato nordamericano. 

Nel complesso, considerando anche i mandati alternativi assegnati singolarmente dai fondi pensione negoziali, a fine 2021 risultano in essere 17 convenzioni mandati in FIA (erano 11 nel 2020), sottoscritti da nove fondi pensione negoziali (a quelli già citati per i progetti comuni si aggiungono Alifond, Fondoposte e Telemaco) nei settori del private equity e del private debt

A fine luglio 2022, i fondi pensione Foncer, Fondo Gomma Plastica, Fopen, Pegaso e Previmoda hanno poi dato vita al Progetto Vesta, tramite la pubblicazione di un bando per la selezione di un gestore a cui affidare mandati per la selezione di FIA che investono nel settore delle infrastrutture. L’ammontare del commitment complessivo deliberato è pari a 168 milioni di euro e l’investimento, focalizzato sull’Unione Europea con una quota significativa sull’Italia, sarà incentrato prevalentemente in strategie core e core plus prevedendo diversificazione settoriale tra infrastrutture di tipo economico e sociale. Il bando prevede inoltre che la politica di investimento debba essere orientata alla promozione di caratteristiche ambientali e/o sociali in linea con l’art. 8 del Regolamento UE 2019/2088 (“SFDR”). 
 

L’economia reale

Quanto di questi investimenti contribuisce al sostegno dell’economia reale italiana? Secondo le stime contenute nel Nono Reportil 3,11% del patrimonio, a cui si arriva considerando negli investimenti indiretti l’1,4% di obbligazioni corporate italiane e circa l’1,48% in titoli di capitale domestici (contenuti anche negli OICR utilizzati nei mandati), sommando lo 0,22% di investimenti diretti in FIA domestici ed escludendo il 10,5% investito in titoli di Stato. Tenuto conto che nel 2021 il flusso del TFR confluito nei fondi negoziali è stato di 3,451 miliardi, mentre gli investimenti in economia reale nello stesso anno sono stati pari a soli 2,178 miliardi, si evidenzia un differenziale negativo di circa 1,3 miliardi. Se si volesse fare un esercizio per valutare quanto TFR è stato sottratto all’economia reale nel periodo 2017-2021, stimando, sulla base dei flussi registrati in questi anni, una media del 50% di TFR versato ai fondi negoziali e valutando il reinvestimento in economia reale degli stessi pari a 10,5 miliardi, la quota “persa” ammonta a oltre 5 miliardi, a cui andrebbero sommati altri 15 miliardi circa che in questi 5 anni sono confluiti al fondo di tesoreria INPS.

Per un’economia debole come quella italiana si tratta di dati su cui riflettere, anche per le loro ripercussioni sia sull’occupazione sia sulla produttività e, quindi, sullo sviluppo del Paese. 

Michaela Camilleri, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

5/10/2022

 
 

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