Asset tradizionali o alternativi? Il portafoglio dei fondi pensione in Italia

Gli strumenti tradizionali continuano a prevalere sugli alternativi, ma con un'attenzione crescente verso componente ESG e infrastrutture. Asset che, in termini strategici, rappresenta in effetti un'ottima scelta, in grado di ridurre la volatilità del portafoglio

a cura di Columbia Threadneedle Investments

Tra un’inflazione che, seppure in calo, risulta ancora elevata e il più aggressivo rialzo dei tassi di interesse dagli anni Ottanta a oggi, per i fondi pensione si aprono diverse opportunità sul fronte degli investimenti alternativi, dal private debt al private equity, passando per il real estate e, soprattutto, il settore delle infrastrutture.Tuttavia, il grosso delle attività dei fondi pensione italiani rimane ancora oggi concentrato sugli investimenti tradizionali.

La svolta della politica monetaria mondiale avvenuta nell’ultimo anno, che ha messo fine all’epoca del denaro a costo zero riportando i tassi in territorio positivo, ha fatto tornare in auge il comparto investment grade e fixed income, che avevano risentito dei bassissimi rendimenti dell’ultimo decennio. La rinnovata attrazione per queste asset class ha però messo in ombra gli investimenti alternativi. Quest’ultimi, infatti, ad eccezione di un paio di iniziative da parte di un pull di fondi pensioni nel settore delle infrastrutture, pur registrando un trend in lieve crescita rispetto agli ultimi anni, restano a oggi molto deboli. Dato anche l’attuale contesto di mercato, nel mondo degli investimenti alternativi al momento sono le infrastrutture di tipo equity a suscitare il maggiore interesse. 

Nel complesso, tuttavia, l’approccio dei fondi pensione verso strumenti alternativi non è cambiato negli ultimi anni. Sono due i motivi che spiegano la ridotta presenza di investimenti in strumenti alternativi nei portafogli di questi investitori istituzionali. Il primo è legato alla regolamentazione e ai benchmark utilizzati che, come i prodotti tradizionali, difficilmente includono anche strumenti alternativi. Il secondo motivo deriva dal fatto che per incorporare asset reali in un portafoglio serve un’analisi complessa e approfondita, soprattutto quando ci si sposta sul terreno del private equity e del private debt. Per queste ragioni, l’integrazione di prodotti alternativi nella gestione dei fondi pensione è un processo che, seppure avviato, richiederà ancora tempo per strutturarsi e svilupparsi. A ciò va aggiunto che, nell’attuale contesto di mercato caratterizzato da rendimenti nuovamente competitivi per diverse asset class, tra cui il comparto obbligazionario, anche gli stessi consulenti dei fondi pensione sono al momento riluttanti a incrementare il rischio dei portafogli. Si preferisce, quindi, seguire un approccio più sicuro, con un orientamento focalizzato sulla parte maggiormente conservativa e tradizionale, come l’obbligazionario e l’investment grade

 

Le strategie di investimento dei fondi pensione nell’attuale quadro macroeconomico

Spostando il focus sul contesto di mercato, il rialzo dei tassi ha sostenuto l’interesse per i BTP e tutto il comparto obbligazionario, all’interno del quale il segmento investment grade è tornato a essere appetibile dopo che anni di bassi rendimenti lo avevano relegato ai margini. Mentre sul fonte degli asset reali non si è registrato un grande cambiamento: la lieve crescita registrata è in linea con il trend degli ultimi anni. Complessivamente, non si è però assistito a un incremento degli investimenti reali da parte dei fondi pensione, nonostante si tratti di investitori istituzionali con un orizzonte di lungo periodo, fattore che dovrebbe spingerli a detenere nei propri portafogli asset di questo tipo, in particolare nel settore delle infrastrutture.  

A oggi l’investimento dei fondi pensione in strumenti alternativi avviene secondo due modalità: in modo indiretto, attraverso i mandati di gestione, o in modo diretto, investendo in un determinato fondo o in una strategia. Nel primo caso, gli investimenti sono realizzati da un pull di fondi pensione. In quest’ambito, l’ultimo mandato è stato il progetto Vesta, dedicato al settore delle infrastrutture in Europa e in Italia, a cui hanno partecipato 5 enti. Per quanto riguarda invece l’investimento diretto, i fondi puntano a diversificare il più possibile, con una preferenza per i mercati italiani ed europei. Trattandosi, infatti, di un comparto in cui si stanno muovendo ancora i primi passi, la tendenza riscontrata è quella di concentrarsi sui mercati che si conoscono meglio.

Per quanto riguarda i fondi pensione italiani, questa categoria di investitori istituzionali presenta una netta preferenza per il mondo ESG (governance ambientale, sociale e aziendale), prediligendo in particolare il settore delle infrastrutture. Da un punto di vista settoriale, poiché si tratta di investimenti marginali, si preferisce mantenere un’ampia diversificazione all’interno del panorama degli strumenti alternativi, senza concentrarsi su segmenti specifici. In Italia, nell’ultimo periodo, sta acquisendo una sempre maggiore rilevanza il comparto della transizione energetica e delle fonti rinnovabili. Tuttavia, nella selezione di fondi e strategie alternative, al momento l’orientamento generale è quello di lavorare a 360 gradi, con una maggiore propensione per portafogli core e core plus, piuttosto che per portafogli più rischiosi. Inoltre, nella maggior parte dei casi, si preferiscono tipologie di fondi chiusi mentre, lato mercati, come ricordato, hanno la precedenza i mercati italiani ed europei. 

 

Le opportunità di investimento nelle infrastrutture

Il contesto attuale presenta interessanti opportunità di investimento nel settore infrastrutturale. Riteniamo, infatti, che per gli investitori sia un buon momento per entrare in questo mercato: il fotovoltaico, ad esempio, garantisce oggi un ritorno del 6-7%, perfettamente in linea con i rendimenti pagati dalle obbligazioni italiane, che si aggirano intorno al 6%. Certo, dal punto di vista dell’asset allocation la soluzione migliore è sempre quella di diversificare. Pensando però in termini strategici, per gli investitori istituzionali con un orizzonte di lungo periodo, come i fondi pensione, gli investimenti in infrastrutture rappresentano un’ottima scelta dal momento che sono in grado di ridurre la volatilità del portafoglio. E se l’obiettivo di un portafoglio è quello di ottenere rendimenti costanti, minimizzando la sensibilità al ciclo economico, le infrastrutture possono costituire un tassello fondamentale della strategia di investimento. 

Questo è l’approccio che adottiamo nella gestione del nostro Columbia Threadneedle European Sustainable Infrastructure Fund (ESIF), dedicato esclusivamente a investitori istituzionali. Il fondo, infatti, punta a ottenere sostanziosi rendimenti totali, che comprendono ricorrenti rendimenti indicizzati all’inflazione e una crescita del capitale a medio-lungo termine, in tutti i cicli economici, attraverso la costruzione di un portafoglio diversificato. In particolare, siamo focalizzati sull’Europa in quanto il contesto normativo e il quadro politico sono stabili e favorevoli alle infrastrutture. Indubbiamente il Vecchio Continente è una realtà molto variegata: ogni Paese ha le sue caratteristiche istituzionali e giuridiche, e gli stessi stadi di sviluppo variano molto da un Paese all’altro. Tuttavia, la presenza dell’UE, con il suo sistema di regole e controlli, è un elemento che rende l’Europa, sotto il punto di vista della gestione del rischio politico e normativo, uno dei migliori posti al mondo dove investire in relazione al comparto infrastrutturale. Tra i Paesi dove siamo maggiormente presenti ci sono i nordici, l’Italia e il Regno Unito, ma guardiamo anche a tutto il resto del Continente. Non avendo una strategia che ci impone di investire in determinate aree geografiche o in specifici settori, puntiamo molto sulla macro-diversificazione. In altre parole, studiamo il modo in cui i ricavi sono influenzati dai fattori macro e cerchiamo di costruire un portafoglio in grado di garantire ritorni piuttosto stabili, cosa particolarmente gradita agli investitori. 

La nostra strategia si basa sul principio che ogni investimento deve essere additivo al portafoglio dal punto di vista del rischio e del rendimento, nonché dal punto di vista della sostenibilità. Abbiamo sviluppato un modello proprietario di costruzione dinamica del portafoglio, che ci consente di raggiungere gli obiettivi di rendimento e crescita del fondo con una volatilità minima durante i diversi cicli economici. Inoltre, la sostenibilità gioca un ruolo primario nell’ambito della strategia di investimento di ESIF. Lavoriamo, infatti, a stretto contatto con il nostro team di investimento responsabile per integrare la sostenibilità in tutte le fasi del processo di analisi e selezione dei progetti in cui investire. Analizzando, in particolare, la compatibilità di un potenziale asset con gli obiettivi e i valori del fondo, creiamo un piano di sostenibilità incentrato sui risultati e integrato nel piano aziendale in ottica di lungo termine. E a seguito dell’acquisizione, ci impegniamo attivamente con tutte le parti interessate per garantire l’allineamento e il conseguimento di risultati sostenibili. 

La sostenibilità, del resto, è uno degli aspetti che sta contribuendo a spingere gli investimenti in asset privati e, soprattutto, nelle infrastrutture. Infatti, la sempre maggiore attenzione dedicata agli investimenti sostenibili premia, in particolar modo, il settore infrastrutturale, trattandosi di un'asset class strettamente legata al sociale, all’assenza di impatto e alla transizione energetica. Tutti fattori che caratterizzano le infrastrutture come un comparto che risulta più facilmente e meglio di altri allineabile agli obiettivi ESG. 

  Simone Zoccari, Director of Institutional Columbia Threadneedle Investments 

18/7/2023 

 
 
 

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