Il private equity: supporto alla crescita e all'internazionalizzazione delle PMI italiane

Per poter crescere le PMI hanno bisogno di risorse e capitali, in particolare se guardano all'estero: il private equity è un acceleratore e un valido supporto. I numeri del mercato italiano e il possibile ruolo degli investitori istituzionali

a cura di Riello Investimenti Partners SGR

Lo scorso marzo AIFI, Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt, ha presentato una ricerca, condotta in collaborazione con KPMG, relativa al mercato del Private Equity nel 2022. 

 

2022, un anno da ricordare per il private equity in Italia

Stando ai dati presentati, nel 2022 sono stati raccolti in Italia 5,9 miliardi di euro, il 3% in più rispetto al 2021, e sono stati investiti 23,7 miliardi di euro, il 61% in più rispetto all’anno precedente. Il 2022 conta 848 investimenti, cresciuti del 30%, dimostrando la resilienza del private equity anche nei periodi più complessi. Infatti, nonostante le tensioni geopolitiche causate dal conflitto in Ucraina, l’aumento dell’inflazione, la crescita dei tassi di interesse e le pesanti perdite registrate sui mercati finanziari globali, il 2022 è stato un anno record per il private equity in Italia

In linea con i dati italiani, anche per Riello Investimenti Partners SGR quello appena concluso è stato un anno importante: Italian Strategy, il terzo fondo di private equity, ha realizzato tre nuovi investimenti e una exit di grande soddisfazione. 

 

L'Italia: il Paese delle piccole e medie imprese 

Il tessuto produttivo italiano è composto per la maggior parte da piccole e medie imprese, che costituiscono il 64% del fatturato e il 77% della forza lavoro, e rappresentano l’ossatura del nostro Paese. La frammentazione che ne deriva ha facilitato nel tempo flessibilità e resilienza dell’economia; infatti, le migliori PMI italiane sono state in grado di superare diversi momenti di discontinuità nel corso degli anni, come nel caso delle recenti difficoltà causate dal COVID-19. 

Se, da una parte, il concetto del “piccolo e bello” ha portato dei vantaggi all’economia italiana, dall’altra oggi, la crescita dimensionale delle PMI è necessaria per affrontare nuovi mercati e nuove sfide tecnologiche, nonché per superare le fasi congiunturali meno dinamiche. L’internazionalizzazione, diventata ormai fondamentale per la crescita della nostra economia, sarà accelerata dalla capacità di innovare, dalla qualità del prodotto e dalla vocazione all’export, caratteristiche distintive delle PMI italiane. Servono, quindi, risorse e capitali. 

 

L'aiuto del private equity alle PMI

Il private equity si adatta perfettamente alle esigenze delle PMI e porta loro diversi benefici. Infatti, le aziende che hanno ricevuto risorse da parte dei fondi di private equity sono cresciute più velocemente rispetto a quelle che non ne hanno ricevuti, e dopo l’acquisizione hanno dimostrato un'esposizione internazionale molto forte. I fondi di private equity apportano alle piccole e medie imprese non solo capitali, ma anche competenze necessarie per la crescita dell’impresa: la ricerca evidenzia, infatti, che nell’82% dei casi, durante il periodo di permanenza nel fondo, il peso del fatturato estero delle PMI è aumentato. Inoltre, le PMI possono dedicare parte delle risorse e dei capitali ricevuti all’innovazione dei propri prodotti; per questo motivo, oltre il 25% delle imprese partecipate di fondi di private equity registrano dei brevetti, contro una media nazionale inferiore al 5%. 

Un tema critico in Italia è rappresentato dal ricambio generazionale delle piccole e medie imprese, la maggior parte delle quali è a conduzione familiare. Il private equity, quindi, oltre che aiutare nell’internazionalizzazione, spesso interviene nei passaggi generazionali; sono sempre di più le seconde generazioni di imprenditori che decidono di essere affiancate dai fondi per agevolare la crescita dell’impresa. 

Infine, i fondi di private equity aiutano le PMI a considerare e formalizzare i temi legati alla sostenibilità, diventata un megatrend che non è più possibile trascurare. Nella nostra attività di engagement, per esempio stimoliamo le partecipate a prendere in considerazione i fattori ESG e ad avviare processi di rendicontazione volontaria, benché oggi non siano obbligate dalla normativa vigente. 

 

Le previsioni per il futuro delle PMI italiane

Sempre più PMI stanno sfruttando le opportunità che il private equity offre, per crescere anche fuori dall’Italia attraverso aggregazioni, mirando allo sviluppo tecnologico e alle diverse transizioni in atto, come quella demografica e ambientale. Il 2022 è stato appunto un anno record, ma per supportare lo sviluppo internazionale dell’economia italiana rendendola competitiva all’estero, c’è bisogno di maggiori capitali. Le prime fonti di raccolta del private equity in Italia sono fondi pensione, Casse di Previdenza e Compagnie di Assicurazione, che negli ultimi 5 anni hanno raccolto in totale 5,5 miliardi di euro, solamente un quinto dei capitali raccolti dagli omologhi in Francia nel medesimo arco temporale.

Riello Investimenti Partners SGR vanta tra i propri investitori istituzionali assicurazioni, Fondazioni di origine Bancaria, Casse di Previdenza e fondi pensone. Negli ultimi periodi è aumentato anche l’interesse dei propri fondi da parte dei Family Office, che si stanno sempre più avvicinando al settore del private capital. Per i prossimi mesi riteniamo che l’interesse di investitori privati per i fondi chiusi aumenterà, viste le opportunità di rendimento e il supporto all’economia reale di questa classe di attivo. 

Federica Loconsolo, Head of Business Development and ESG
Riello Investimenti Partners SGR     

5/4/2023

 
 
 

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