La finanza cambia paradigma: green bond e investimenti sostenibili

Nel variegato e complesso mondo degli investimenti sostenibili uno strumento che sta conoscendo una consistente diffusione è quello delle “obbligazioni verdi”, a tutti gli effetti emissioni di titoli di debito con l’obiettivo specifico di finanziare progetti a impatto ambientale

Niccolò De Rossi

Incorporare i fattori ESG all’interno delle valutazioni finanziarie e nei processi di investimento. Facile a dirsi, un po' meno a farsi, almeno apparentemente. Il tema scotta tra le mani (e nei portafogli) sia degli investitori – istituzionali, private e retail - sia degli asset manager che si trovano davanti una strada ormai intrapresa che li spinge ad adeguare la propria offerta di prodotto in chiave sostenibile.

Sostenibilità che assume sfumature variegate e complesse a cominciare dalle fondamenta: ciò che può essere considerato o no ESG. In effetti, l’acronimo Environmental Social and Governance racchiude al suo interno un mondo davvero ampio e spesso esposto al rischio di interpretazioni molto soggettive, che pongono effettivamente un problema di definizione di ciò che può essere o no considerato ESG.

Il tema è infatti affrontato direttamente dalla stessa Unione Europea attraverso il Piano di Azione per finanziare la crescita sostenibile, attraverso cui pone, tra gli obiettivi prioritari, proprio quello di dotare il sistema di una quanto più definita tassonomia in materia. Infatti, di pari passo con la grande attenzione rivolta alla sostenibilità, come spesso accade quando un fenomeno cresce così rapidamente, si diffondono parallelamente iniziative che vengono mascherate come sostenibili ma che poi concretamente non lo sono (il cosiddetto greenwashing).

L’ottava edizione della Settimana SRI, promossa dal Forum per la Finanza Sostenibile, anche per quest’anno, è stata l’occasione per aprire il confronto e alimentare la crescita di tutta la filiera del sistema che coinvolge numerosi soggetti, dalle autorità europee e i regolatori nazionali agli investitori istituzionali e non, passando per le società di gestione che offrono i prodotti finanziari di investimento. Non solo dunque attenzione all’ambiente (E), ma uno stimolo ulteriore a guardare come parimenti importanti tanto l’implementazione di governance efficienti (G) quanto nell’indirizzare, attraverso prodotti e strategie di investimento ad hoc, capitali privati verso attività a impatto sociale (S). E i numeri in materia cominciano a testimoniare come investimenti specifici in tema ambientale stanno prendendo sempre più piede.

 

Green bond: uno strumento di investimento sostenibile

Il manuale sulle iniziative UE per sostenere la finanza sostenibile “L’Unione Europea e la finanza sostenibile. Impatti e prospettive per il mercato italiano”  approfondisce alcuni dei principali obiettivi dell’agenda Europea per portare il continente verso una sostenibilità a tutto tondo. Tra i vari temi affrontati, quello dei green bond che avranno certamente un ruolo importante nei prossimi anni. Le “obbligazioni verdi” sono a tutti gli effetti un’emissione obbligazionaria ma con determinate caratteristiche che ne contraddistinguono la natura. Sono infatti titoli di debito emessi per il finanziamento di progetti volti a generare ricadute positive in termini di impatto ambientale intervenendo in settori quali energie rinnovabili, tutela della biodiversità o, ancora, efficientamento energetico.

Il mercato delle obbligazioni “verdi” ha infatti conosciuto una costante espansione, tanto da raggiungere la cifra record di emissioni a livello globale di 521 miliardi di dollari dal 2007 al 2018 (oltre 167 miliardi nel solo 2018). L’Italia è certamente un mercato che ha ancora molta strada da fare, sia a livello di volumi sia per numerosità di emissioni, attestandosi solamente al sesto posto tra i Paesi europei con poco meno di 10 miliardi di dollari di masse a fine 2018.

Così, per sostenere un mercato che sembra avere un grande spazio di crescita da qui a qualche anno, la Commissione Europea, per realizzare l’azione 2 dell’Action Plan, ha incaricato il TEG (Technical Expert Group on Sustainable Finance) di elaborare alcune raccomandazioni per sostenere lo sviluppo di un “Green Bond Standard” (GBS) basato su quattro principi: 1) allineamento alla tassonomia sulle attività eco-compatibili per identificare progetti e attività finanziabili; 2) pubblicazione di un documento (Green Bond Framework – GBF) in cui l’emittente dichiari esplicitamente l’allineamento dell’emissione agli obiettivi ambientali dell’Unione Europea, come verranno impiegati i proventi raccolti e la volontà di allineare l’obbligazione verde allo stesso GBS; 3) redazione di una reportistica ad hoc per esplicitare l’utilizzo dei proventi e l’impatto ambientale generato dagli stessi; 4) controllo da parte di un revisore esterno (accreditato secondo procedura dell’ESMA) dell’allocazione dei proventi verso gli obiettivi dichiarati e la conformità del GBF.

Figura 1 – Schema di emissione di un green bond conforme al GBS

Schema di emissione di un green bond conforme al GBS

Fonte: “L’Unione Europea e la finanza sostenibile: impatti e prospettive per il mercato italiano”, Forum per la Finanza Sostenibile

Oltre a queste raccomandazioni, che saranno vagliate dalla Commissione, il TEG si rivolge direttamente ai governi dei singoli Stati membri, a tutti gli operatori di mercato e alla stessa Commissione affinché tutti gli attori del sistema contribuiscano alla diffusione del GBS per l’emissione e l’acquisto di green bond. Raccomandazioni importanti che ben riflettono, ancora una volta, come strumenti green a disposizione degli investitori certo non manchino e hanno altresì bisogno di essere quanto più divulgati.

Le obbligazioni verdi sono dunque uno strumento che ben può rappresentare la sintesi tra finanza e sostenibilità, coniugando l’esigenza di diversificare le fonti di rendimento degli investitori con la necessità di finanziare progetti green per la sostenibilità del pianeta. Anche le stesse imprese stanno infatti sempre più acquisendo la consapevolezza di dover modificare il loro approccio alla produzione, innovando i processi interni e limitando quanto più possibile le emissioni inquinanti. Fare impresa domani significa interpretare una nuova visione industriale in cui il perseguimento degli obiettivi di business non per forza confliggono con gli interessi di stakeholders e con l’ambiente.

Niccolò De Rossi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

28/11/2019

 
 

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