Le 4 D del 2023 per i mercati privati (e non solo)

De-globalizzazione, decarbonizzazione, digitalizzazione e demografia sono i trend che caratterizzeranno il prossimo futuro: non solo grandi sfide ma anche possibili opportunità per la crescita dei mercati privati 

a cura di Golding Capital Partners

I mercati privati hanno un ruolo molto importante: sono motori di trasformazione e utilizzano capitale “intelligente” per sostenere il settore pubblico e privato nel superamento di un ampio ventaglio di sfide. Un primo numero: dal 2010, i volumi di raccolta nel mercato privato sono cresciuti del 15% l'anno registrando un massimo storico nel 2021, con gli asset alternativi che si sono sempre più affermati tra gli istituzionali. Questo, anche grazie al loro effetto di diversificazione positivo sul portafoglio e alla capacità di stabilizzare la performance degli investimenti in tutte le fasi del ciclo.

Golding è una società indipendente, leader negli investimenti alternativi nei private market che ha attualmente in gestione circa 13 miliardi di asset e un’expertise diversificata in molti ambiti che comprendono, tra gli altri: private equity, private debt, infrastrutture, mercati secondari e impact investing. Eppure le sfide non mancano. Ne individuiamo essenzialmente quattro che possiamo classificare con le cosiddette quattro D: de-globalizzazione, decarbonizzazione, digitalizzazione e demografia. 


De-globalizzazione

Dopo decenni di corsa in direzione opposta, sembra emergere una tendenza alla deglobalizzazione innescata, o meglio esacerbata, da fattori recenti quali la pandemia prima (la cosiddetta crisi del chip) e la guerra in Ucraina dopo (non è certo un caso che l’anno scorso abbiamo registrato un significativo crollo globale nell’industria automobilistica con quasi 8 milioni di auto prodotte in meno rispetto al previsto), senza dimenticare il ritorno a politiche protezionistiche che ha lasciato uno strascico: ad esempio, secondo un'indagine condotta su oltre 700 responsabili della supply chain in tutto il mondo, il 66% degli intervistati intende trasformare le proprie catene di approvvigionamento in risposta al crescente protezionismo e alle guerre commerciali. 


De-carbonizzazione

All’interno di un contesto normativo internazionale sempre più attento alla tutela dei fattori ambientali – ambito in cui la pietra miliare è l’Accordo di Parigi – già nel 2030 le emissioni europee dovranno essere ridotte del 55% rispetto ai livelli del 1990. E tutto ciò richiede una quota massiccia di investimenti in cui la parola d’ordine a tutti i livelli sarà ESG. Lo dimostra un’indagine di PwC su oltre 300 investitori, che dimostra come i rischi ESG siano un fattore cruciale nelle decisioni di investimento per quasi l'80% degli investitori. E dimostra anche come quasi il 50% degli investitori sarebbe disposto a uscire dagli investimenti che non hanno una gestione ESG ritenuta sufficiente. Inoltre, anche sul fronte dei finanziamenti, i criteri ESG stanno diventando sempre più cruciali: secondo un'indagine condotta da HSBC su 1.000 finanziatori, circa il 30% di essi ha già concesso prestiti ESG-linked. 


Digitalizzazione

Partendo dall’innesco pandemico, è ormai evidente come in Europa ci sia ancora molto da recuperare sul tema: molte imprese, in particolare quelle medie, non hanno né la volontà né le competenze e questo rappresenta un bacino di opportunità per gli investitori internazionali. 


Demografia

Il focus non riguarda sono l’invecchiamento demografico, ma anche l’aumento della popolazione, che dovrebbe crescere dell’l'8%, raggiungendo gli 8,6 miliardi entro il 2030 (in altre parole un aumento di 600 milioni di persone, con oltre il 95% della crescita demografica che avverrà nei paesi emergenti e in via di sviluppo). E tutto ciò dischiude un ampio filone di opportunità d’investimento che abbraccia ambiti che vanno dall’accesso ai beni di prima necessità fino al segmento dei pagamenti bancari e non. 

 

Nel complesso si tratta di un terreno fertile in cui il ruolo dei mercati privati è destinato per forza di cose a crescere in maniera significativa. E, più nello specifico, se da un lato i mercati privati rappresentano una quantità significativa di capitale disponibile per accompagnare la trasformazione dell'economia, dall’altro si tratta di capitale attivo, innovativo e flessibile (a differenza di quanto accade nei mercati liquidi). In sintesi, dunque, ci rendiamo conto dell’indispensabilità del ricorso ai mercati privati per portare avanti la necessaria trasformazione dell'economia nel contesto delle sfide descritte. E, ovviamente, una volta ancora, ribadiamo che gli investimenti alternativi debbano essere una componente essenziale del portafoglio di qualsiasi investitore istituzionale. 

  Alec Berghs, Managing Director Golding Capital Partners

20/2/2023

 
 
 

Ti potrebbe interessare anche