Mercati "ostaggio" delle Banche Centrali: quali prospettive per i fondi pensione?

Per i fondi pensione, e più in generale per gli investitori istituzionali, nel primo semestre del 2024 è proseguito il percorso di recupero di valore iniziato lo scorso anno dopo la crisi del 2022. I dubbi sulle mosse delle Banche Centrali e sulla rapidità dell'allentamento monetario alimentano però l'incertezza sui prossimi mesi, incidendo sulle scelte di allocazione strategica e tattica

Bruno Bernasconi

La prima parte del 2024 è stata caratterizzata da un buon andamento dei mercati finanziari, proseguendo il recupero dello scorso anno dopo il pesante crollo del 2022, pur tra le incertezze circa le prossime mosse delle Banche Centrali. Dopo il brusco calo di inizio agosto, i mercati azionari americani hanno ripreso la via del rialzo riportandosi in prossimità dei record storici, anche grazie alla conferma da parte del presidente della Federal Reserve Jerome Powell di una prima sforbiciata dei tassi a settembre, mentre i listini europei faticano a riconfermare i massimi di metà maggio complici alcuni scricchiolii nella crescita economica del Vecchio Continente.

Le aspettative in ambito della politica monetaria restano in ogni caso il driver principali tanto per l’azionario quanto per l’obbligazionario, con i policy maker che hanno ribadito l’approccio data driven che verrà adottato nelle decisioni sui tassi di interesse. Negli ultimi mesi si è consolidato il processo di disinflazione che ha alimentato le speranze di un primo taglio del costo del denaro a settembre da parte della Federal Reserve, dopo quello di giugno operato dalla BCE, sebbene i prezzi restino ancora al di sopra del target del 2% rendendo più incerta la rapidità del ciclo di allentamento monetario su entrambe le sponde dell’Atlantico. 

Le Banche Centrali, infatti, mantengono un atteggiamento prudente, consapevoli del fatto che l’ultimo miglio nella lotta all’inflazione (ossia il raggiungimento del target del 2%) sia il più difficile da percorrere, aumentando però dall’altra parte i timori che si muovano troppo tardi per evitare il rischio di recessione. Sullo sfondo, inoltre, resta la delicata situazione geopolitica tra i conflitti in corso e il prossimo appuntamento elettorale negli Stati Uniti, il cui risultato appare essere meno scontato dopo che il ritiro dell’attuale Presidente Biden a favore della sua vice Kamala Harris sembra aver ridato fiducia ai democratici. 

In tale contesto, i fondi pensione hanno archiviato il 2023 con risultati positivi, pur non riuscendo a ripianare appieno le perdite registrate l’anno precedente, a conferma di come la doppia crisi di valore e rendimenti che ha caratterizzato il 2022 richieda ancora tempo per essere recuperata. Nel dettaglio, i rendimenti medi aggregati hanno visto i fondi negoziali guadagnare il 6,7% (-9,8% nel 2022), i fondi aperti il 7,9% (-10,7% nel 2022) e le gestioni unit linked di ramo III dei PIP l’8,4% (-11,5% nel 2022). 

 

L’andamento dei fondi pensione nel primo semestre 2024 

Nel primo semestre dell’anno è proseguito il recupero dei rendimenti iniziato nel 2023 per i fondi pensione, registrando risultati positivi soprattutto per quanto riguarda le gestioni con una maggiore esposizione azionaria. Secondo gli ultimi aggiornamenti della COVIP, il totale di posizioni in essere delle forme pensionistiche complementari alla fine di giugno 2024 è di 10,9 milioni, il 2,3% in più rispetto alla fine del 2023, a cui corrisponde un totale degli iscritti di 9,790 milioni. Nel dettaglio, i fondi negoziali hanno segnato un +3,5% a 4,159 milioni, con le nuove posizioni trainate ancora dalle adesioni contrattuali, mentre i fondi aperti hanno segnato un +3,2% a 2,012 milioni e i PIP un +0,9% a 3,817 milioni.

Il totale delle risorse destinate alle prestazioni è invece cresciuto del 3,9% a 233 miliardi di euro rispetto ai 224,4 miliardi di fine 2023. Circa metà dell’incremento è dipeso dall’aumento dei corsi dei titoli in portafoglio; il resto è dovuto ai flussi contributivi al netto delle uscite. L’attivo netto è di 70,9 miliardi di euro nei fondi negoziali (+4,5% rispetto a dicembre 2023), di 34,8 miliardi nei fondi aperti (+6,6%) e di 52,2 miliardi nei PIP (+4,5%). Il primo semestre del 2024 ha confermato, inoltre, l’andamento positivo dei risultati medi di gestione, pari al +2,9% per i fondi negoziali, +3,6% per gli aperti e 4,8% per i PIP di ramo III, mentre le gestioni separate di ramo I hanno segnato un +0,6%. Nello stesso periodo, il TFR è cresciuto dello 0,9% e l’inflazione ha segnato un +0,5%. 

Figura 1 – I rendimenti netti medi di gestione delle forme pensionistiche complementari 
(primo semestre 2024)
Figura 1 – I rendimenti netti medi di gestione delle forme pensionistiche complementari

Fonte: elaborazioni su dati COVIP

I valori più elevati sono stati registrati dalle gestioni con una maggiore esposizione azionaria, riscontrando rendimenti pari al 6,4% nei fondi negoziali, al 7,3% nei fondi aperti e al 9,7% nei PIP. Nelle linee bilanciate i risultati sono in media pari al 3,1% nei fondi negoziali, al 3,5% nei fondi aperti e al 4,5% nei PIP; rendimenti medi inferiori e, in alcuni casi, prossimi allo zero, si registrano invece per i comparti obbligazionari e garantiti. Valutando i rendimenti su orizzonti temporali più coerenti con le finalità del risparmio previdenziale, nel periodo che ai dieci anni da inizio 2014 a fine 2023 aggiunge anche i primi sei mesi del 2024, i rendimenti medi annui composti delle linee a maggiore contenuto azionario si collocano intorno al 4,5-5% per tutte le tipologie di forme pensionistiche; per le linee bilanciate, i rendimenti medi sono compresi tra il 2 e il 3%, mentre le linee garantite e quelle obbligazionarie mostrano performance in prevalenza inferiori all’1%; le gestioni separate di ramo I dei PIP, infine, ottengono un rendimento medio dell’1,8%. Nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR è risultata pari al 2,3%. 

Nel 2024 dovrebbe quindi proseguire il percorso di recupero di valore per gli investitori istituzionali, in uno scenario in cui a dettare la bussola sembra saranno ancora le aspettative sulle prossime mosse delle Banche Centrali con riflessi anche sulle scelte di asset allocation

Bruno Bernasconi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

28/8/2024

 
 

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