Patrimonio e investimenti delle principali forme di assistenza sanitaria integrativa

Nonostante la mancanza di una legge quadro, il settore della sanità integrativa è in espansione anche da punto di vista patrimoniale: come investono le principali forme di assistenza integrativa nell’analisi tratta dall’ultimo Report Itinerari Previdenziali

Michaela Camilleri

Nonostante manchi ancora una legge quadro e un sistema di vigilanza strutturato, il settore della sanità integrativa è in continua espansione e coinvolge oltre 16 milioni di cittadini, poco meno del doppio di quelli iscritti alla previdenza complementare. Si consideri, peraltro, che i dati raccolti dall’Anagrafe dei Fondi sanitari, tenuta presso il Ministero della Salute, possono offrire una fotografia parziale del sistema in quanto l’iscrizione è facoltativa. Dati che mostrano un tasso di crescita significativo in termini di numerosità degli operatori, in controtendenza rispetto ad altri investitori istituzionali come i fondi pensione, ma soprattutto di iscritti e importi delle prestazioni erogate. Incrementi che implicano anche un aumento del patrimonio complessivo di questi soggetti.

Per l’anno fiscale 2022 (ultimo disponibile) l’Anagrafe dei Fondi ha attestato l’esistenza di 324 enti, in leggero calo rispetto al biennio precedente. Di questi, 311, ovvero il 96%, sono cosiddetti Fondi tipo B che posso erogare anche prestazioni sanitarie comprese nei LEA, mentre i restanti 13, pari al 4%, sono Fondi tipo A che erogano esclusivamente prestazioni extra LEA.  Guardano all’andamento della numerosità dei soggetti attestati dal 2010 a oggi, si evidenzia come la composizione rappresentata non si sia sostanzialmente modificata nel tempo con la prevalenza assoluta di fondi di tipo B

Ai 324 fondi attestati dall’Anagrafe risultano iscritti 16,27 milioni di soggetti, incrementati di quasi 5 volte rispetto ai 3,3 milioni del 2010 (primo anno fiscale di rilevazione). L’ultimo dato disponibile relativo agli iscritti per tipologia, ripartito per lavoratori dipendenti, autonomi, familiari a carico e pensionati con i loro familiari, risale al 2016 quando il totale generale era indicato in 10,62 milioni così distribuiti: 6,68 milioni di lavoratori dipendenti, 1,07 milioni di lavoratori autonomi, 2,16 milioni di familiari a carico, 527.716 pensionati e 173.672 familiari di pensionati. In merito alle entrate contributive, invece, l’Anagrafe non fornisce informazioni, mentre è possibile ricavare i dati relativi all’ammontare erogato agli iscritti per prestazioni sanitarie: nel 2022 le forme di assistenza sanitaria integrativa iscritte all’Anagrafe hanno erogato prestazioni per un valore pari a 3,24 miliardi di euro, di cui 1,07 miliardi (32,97%) destinati esclusivamente all’erogazione di prestazioni extra-LEA.

 

Il campione analizzato nel Report Itinerari Previdenziali 

In mancanza di dati ufficiali relativi al flusso contributivo, al rapporto contributi/prestazioni, all’ammontare del patrimonio e alle modalità di investimento dello stesso nonché alle riserve tecniche necessarie, nell’ultimo Report Itinerari Previdenziali è stato individuato un campione composto da 51 operatori tra Casse sanitarie e fondi operanti per singola impresa o gruppo di aziende, per categoria di lavoratori o per comparti a seguito della contrattazione nazionale e le principali Società di Mutuo Soccorso. Stimando per il 2024 un totale iscritti pari a 17,5 milioni e un totale prestazioni erogate pari a 4 miliardi, il campione rappresenta il 69,58% dell’intero sistema sanitario integrativo per importo delle prestazioni totali erogate e il 68,37% per numero di iscritti. 

In linea con le tendenze riscontrate nelle annualità precedenti, anche nel 2024 i contributi aumentano (+4,41%) ma meno delle prestazioni, che crescono del 7,02%, mentre gli iscritti salgono dell’1,36%. In dettaglio, gli iscritti 2024 del campione sono 11.965.267, in crescita rispetto ai 11.804.382 del 2023; le entrate totali provenienti da contribuzioni degli iscritti, delle persone a carico e dei datori di lavoro sono pari a 3,135 miliardi di euro rispetto ai 3,002 del 2023, con un incremento di 133 milioni; le prestazioni ammontano, invece, a 2,783 miliardi di euro rispetto ai 2,601 del 2023 con un aumento di 182 milioni.

Figura 1 – Iscritti, contributi e prestazioni del campione, anni 2023 e 2024 
Fonte: Dodicesimo Report “Investitori istituzionali italiani: iscritti, risorse e gestori per l’anno 2024”

Il contributo medio annuo pro capite ricavato dal campione per il 2024 è di 262 euro rispetto ai 254 euro dello scorso anno  (contribuzioni lavoratore, persona a carico e azienda), leggermente più alto rispetto ai 247 euro del 2022; ovviamente i fondi sanitari con maggiore anzianità e quelli rivolti a quadri, dirigenti e professionisti, come ad esempio Assida, Assidai, Fasdac, Fasi hanno contribuzioni medie pro capite di gran lunga superiori e correlate all’età dell’iscritto, anche se in molti fondi contrattuali viene meno questa diversificazione e il contributo richiesto dipende dalla tipologia di prestazioni e dal nomenclatore o dalla modalità di adesione (lavoratore, familiare a carico, pensionato oppure dalla forma di adesione volontaria o collettiva). La prestazione media annua pro capite per i 51 operatori del campione è, invece, pari a 233 euro contro i 220 euro del 2023, leggermente più alta rispetto al 2022 (210 euro) con grandi differenze tra fondi in funzione delle tipologie di prestazioni e dal nomenclatore.

 

La gestione finanziaria del patrimonio

I 51 operatori del campione raccolgono un patrimonio di 3,914 miliardi di euro, in aumento rispetto ai 3,497 miliardi del 2023 e ai 3,249 del 2022. Quanto al patrimonio investito, il Report Itinerari Previdenziali offre un’analisi per asset classelaborata a partire da un campione di 39 enti che evidenzia un patrimonio di 3,204 miliardi di euro, che potrebbe rappresentare – in assenza di dati aggregati ufficiali – circa il 70% del patrimonio complessivo stimabile dei 324 operatori censiti dall’Anagrafe.

Venendo alle modalità di gestione, in molti enti è diffuso l’investimento diretto per un importo pari a circa l’81% del patrimonio complessivo tramite acquisto di titoli obbligazionari e azionari o di sottoscrizione di quote di OICR, SICAV e polizze di assicurazioni; i fondi con maggiore patrimonializzazione ricorrono anche alla gestione indiretta tramite delega a gestori terzi per gestioni patrimoniali, che rappresentano circa il 19% del patrimonio investito dal campione, in lieve aumento rispetto al 17,65% dello scorso anno. 

Anche per il 2024 circa un terzo del patrimonio gestito direttamente è in liquidità (conti correnti, depositi bancari o postali e altri investimenti a breve termine); aumenta la quota di investimenti in OICR che passa dal 13,25% dello scorso anno al 17,10%, mentre la quota impegnata in titoli di Stato rappresenta il 12,35%, in calo di circa l’1,5% rispetto al 2023, seguita dalle polizze di ramo I° e V°, con il 6,19%. Di rilievo anche gli investimenti diretti in azioni e titoli corporate (2,23% e 3,89% rispettivamente). I fondi alternativi rappresentano ancora una quota modesta (1,09%), anche se in aumento rispetto allo scorso anno, e riguardano principalmente le asset class del real estate, del private equity e del private debt.

Figura 2 – Distribuzione % del patrimonio investito per asset class, anni 2023 e 2024 

Figura 2 – Distribuzione % del patrimonio investito per asset class, anni 2023 e 2024

Fonte: Dodicesimo Report “Investitori istituzionali italiani: iscritti, risorse e gestori per l’anno 2024”

Si tratta di investimenti coerenti con le attività specifiche delle forme di assistenza sanitaria integrativa che hanno impegni verso gli iscritti nell’anno e poco più, per cui almeno le principali riserve devono essere disponibili e liquidabili in tempi strettissimi soprattutto per i numerosi fondi di modeste dimensioni patrimoniali mentre quelli medio grandi presentano una gestione più diversificata con investimenti di medio lungo periodo delle riserve oltre che in azioni anche in fondi alternativi.

È, dunque, auspicabile che venga finalmente realizzata una legge quadro che definisca tutti gli aspetti del settore, esattamente come avviene per la previdenza complementare, dalle fonti istitutive, alla definizione delle diverse tipologie di forme di assistenza sanitaria integrativa, dai vantaggi fiscali alla vigilanza e alla trasparenza (a partire dalla pubblicazione dei bilanci consuntivi). In particolare, in merito agli aspetti fiscali, sarebbe auspicabile che venisse superato l’attuale e poco costituzionale sistema duale di deducibilità e detraibilità per iscritti contrattualizzati e non (deducibilità fino a 3.615,20 euro l’anno, in gran parte non utilizzata per i fondi contrattuali e bassa detraibilità pari al 19% di 1.300 euro l’anno per le altre categorie di lavoratori non contrattualizzati o autonomi).

Michaela Camilleri, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

 

30/9/2025

 
 

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