Dire la verità salva la democrazia, e i nostri valori civili e sociali
Il dibattito pubblico tende ormai a concentrarsi su tutela e riconoscimento di nuovi diritti, trascurando tuttavia che diritti e doveri sono un binomio inscindibile. Nel caso del bilancio statale, il risultato sono continue elargizioni di prestazioni assistenziali e promesse di servizi gratuiti, di cui pochi cittadini si fanno carico attraverso tasse e contributi: un approccio non solo iniquo ma soprattutto poco sostenibile
La sola possibilità di conservare e migliorare la democrazia, e i valori civili e sociali dei Paesi europei e, in particolar modo dellItalia, è dire la verità ai cittadini, a quel popolo nel cui nome spesso la politica ha fatto disastri.
Li ha fatti perché soprattutto negli ultimi 25 anni si sono modificate la forma e la metodologia di cattura del consenso, sempre più basata su promesse e maggiori benefici: più servizi gratis e meno tasse per tutti. Venticinque anni di questa politica hanno prodotto 3 gravi effetti: il primo è uno spaventoso aumento dei debiti pubblici che, nel 2024, a livello mondiale hanno superato i 100mila miliardi di dollari, pari a circa il 100% dell'intero PIL mondiale; l'Italia, come per molti altri dati economici che vedremo a breve, si colloca ai vertici di questa poco onorevole classifica con quasi il 135% del PIL e, a differenza di altri Paesi, con scarse possibilità di miglioramento.
Secondo grave effetto: non dire la verità anzi, dire cose sbagliate ma molto utili per conquistare il consenso politico (i voti) - ha annebbiato e confuso una parte consistente dei cittadini che pensano sia loro diritto avere tutto e gratis o quasi. Nonostante gli insegnamenti di Mazzini (è necessario completare il riconoscimento dei diritti con una Grande Etica del dovere; anno 1860), siamo diventati la società dei diritti e la parola doveri che, secondo la Carta americana e non solo, sono le fondamenta dei diritti, è letteralmente sparita dal vocabolario della Chiesa, della politica e delle parti intermedie, media compresi. Tutti radical chic dei diritti: la sanità, la casa, la scuola sono diritti; viaggiare a basso prezzo è un diritto ma il personale viaggiante deve essere ben pagato (è suo diritto); se mancano i doveri però, la sanità non funziona, i treni vanno in ritardo, la scuola non è più maestra di vita e così la società peggiora, diventa rabbiosa, vuole di più e la politica e le parti intermedie la assecondano come i vecchi imperatori romani, panem et circenses. E allora ecco il bonus Renzi, il bonus giovani (sempre lui), la decontribuzione (non mi paghi i contributi ma ti garantisco lo stesso la pensione), l'AUUF (la paghetta di Stato) i bonus ecc. Le bollette sono care? Interviene lo Stato; la benzina costa? Provvede Pantalone e così via. E così il popolo pensa: se lo dicono loro, i politici, che siamo massacrati di tasse e che abbiamo così tanti diritti, sarà vero o ci piace pensare che sia vero. Nascono in questo modo i populismi. Tutti contro la difesa (l'Ucraina si arrangi) tanto la Russia non ci invade come dicono Conte e soci.
Terzo punto, il risultato è tragico e non solo in Italia: instabilità politica, estremismi, simpatie per soggetti come Putin, Trump e politici locali (Orban, Le Pen, Nigel Farage e altri nostri politici nostrani). Ma anche movimenti nazionalisti e antieuropei. Rimanendo in Italia, i risultati sono da fallimento e questo perché 25 anni di mancate verità e mala politica hanno convinto la gente che ha solo diritto a servizi, sconti, bonus; di pagare (i doveri) nemmeno l'ombra: il debito pubblico è stratosferico ma per la politica è sostenibile (come non si sa).
E quali sono le verità? La prima: quanto può durare un Paese in cui il 60% non paga tasse, un 24% ne versa appena sufficienti per pagarsi i servizi di base e tutto il carico fiscale è sulle spalle del 17% della popolazione che dichiara redditi(udite) da 35mila euro lordi lanno in su? Per pagare la sola sanità (il diritto inalienabile) a questo 60% occorre che qualcun altro metta sul piatto ogni anno quasi 60 miliardi, mentre per pagare la scuola ci vogliono altri 66 miliardi sempre a carico dei pochi e del debito. Poi c'è tutto il resto: strade, assistenza (altri 83 miliardi di redistribuzione), funzionamento delle amministrazioni. La seconda è che ci strappiamo le vesti perché nascono pochi bambini ma la verità è che, su 38 milioni di italiani in età da lavoro, facciamo fatica a trovarne 24 milioni che lavorano e così siamo ultimi in tutte le classifiche Eurostat e OCSE per donne, giovani, over 55 (ne lavora solo il 57%) e occupazione totale. E meno male che ci sono gli stranieri, altrimenti la metà dei servizi turistico-alberghieri, i bar, i ristoranti, manutenzioni e giardinaggi, l'agricoltura, le consegne di pacchi e cibi per gli italici con la pancia piena e il cervello esausto, sarebbe ferma; altro che fare il liceo.
Gli italiani sono brava gente ma siamo in cima alle classifiche per evasione fiscale e contributiva; primi per malavita organizzata: a proposito ma quanti sono i malavitosi delle 5 mafie? Perché non ci sono stime? Per non turbare gli adultescenti italici? Sono 1 milione o anche di più visto il PIL occulto che generano? Altra verità: se venissimo invasi quanti giorni resisteremmo? Premesso che molti dei nostri politici populisti scapperebbero nella vicina Svizzera, tra munizioni, soldati e mezzi, forse 2 o 3 giorni? Non farebbe nemmeno in tempo ad intervenire la NATO che saremmo ko.
Perché non dire agli italiani che, se nessuno paga la sanità e la scuola, non si può pretendere di avere questi servizi, visto che insegnanti, medici, infermieri, vanno pagati? Fosse il 4-6% di popolazione bisognosa si potrebbe fare ma il 60% è insostenibile. Perché non dire che se quasi 30 milioni di italiani presentano l'ISEE per avere servizi gratis o a sconto e tanti soldi pubblici? Perché non dire che è complicato per il povero 15% sopravvivere con una tassazione che a breve paralizzerà il Paese? Perché lavorare se il risultato di queste mancate verità è: meno dichiari (e meno lavori in chiaro) e più soldi e servizi ottieni, mentre più dichiari e più ti tartasso di imposte e meno servizi ti concedo. Questo è lo slogan attuale della nostra politica che si riempie la bocca di fragili, poveri, code alla Caritas.
Ma chi sono questi poveri? Quanti sono i tossicodipendenti, gli alcool-dipendenti, i ludopatici; etc; e potremmo proseguire. Sono persone da aiutare? Certo che sì! Ma con cure e lavoro, non con soldi e prebende. Anche perché nel 2008 spendevamo per i poveri 73 miliardi; oggi, ne spendiamo oltre 165 di miliardi ma i poveri assoluti (quelli delle code), che allora erano 2,1 milioni, sono 5,8 milioni, mentre i poveri relativi sono passati da 5,6 a 8,7 milioni. Nel 2008 per il gioco d'azzardo i poveri italiani spendevano poco; oggi 159 miliardi (più della spesa sanitaria). Telefonini e altri device, Spotify, le TV a pagamento, i device non c'erano; oggi, gli italiani sono primi in classifica come pure per i consumi di acqua e cibo.
Il partito che vorrà dire la verità agli italiani vincerà le elezioni e durerà molto. Peccato che dovremo aspettare il defaultdel Paese.
Alberto Brambilla, Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali
26/5/2026