Patrimoni solidi per investimenti diversificati a vantaggio del Paese

Sostenere l'economia reale italiana è sempre più importante anche per gli investitori previdenziali, ma non va mai dimenticata la loro primaria funzione di erogatori di prestazioni pensionistiche e, dunque, l'adeguatezza in questo senso delle loro asset allocation. Ne abbiamo parlato con Fabio Lenti, Responsabile Investimenti Mobiliari CNPADC

Niccolò De Rossi e Gianmaria Fragassi

L’investimento in economia reale italiana è certamente il tema del momento. I fatti però raccontano di un mercato e di un interesse crescente anche da parte degli investitori istituzionali italiani. I percorsi di studio rivolti ai possibili investimenti alternativi e la professionalizzazione delle strutture ha consentito di innovare le gestioni finanziarie anche con prodotti più strutturati e spesso più rischiosi. In prima fila le Casse di Previdenza dei liberi professionisti; con Fabio Lenti, Responsabile Investimenti Mobiliari della Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza dei Dottori Commercialisti, abbiamo approfondito come la Cassa sostiene le PMI italiane e in generale l’economia reale nazionale.

Le Casse di Previdenza hanno una platea di aderenti ben definita e devono rispondere dunque alle peculiari esigenze di ciascuna categoria di liberi professionisti. Questo è un fattore che incide nella vostra scelta di investire a supporto dell’economia reale?

Assolutamente, ma va precisato che questa non può e non deve rappresentare l’unica ragione per la quale muoverci in questa direzione: tutte le operazioni di investimento, infatti, devono sempre essere collocate all’interno della nostra asset allocation strategica e devono, quindi, essere in linea con gli obiettivi di lungo termine volti a garantire non solo l’erogazione della pensione ma anche la sua adeguatezza. Negli ultimi anni la ricerca di fonti alternative di rendimento e di diversificazione ha favorito l’inclusione di forme di investimento caratterizzate da un minore grado di liquidità all’interno dei portafogli istituzionali. Queste tipologie di investimento, per lo più declinabili, per l’appunto, in investimenti in economia reale rappresentano per i nostri iscritti delle opportunità professionali in quanto, per definizione, si interfacciano quotidianamente con realtà di questo tipo e sostenerne la crescita crea, dunque, un effetto volano sulla professione.

In che modo avviene il finanziamento all’economia reale italiana e di che ammontare parliamo sul totale dell’attivo della Cassa?

La Cassa finanzia l’economia reale Italia sia in forma diretta che indiretta. Vigendo un vincolo assembleare che limita fortemente il detenere partecipazioni azionarie, la modalità con cui si contribuisce è principalmente legata all’investimento in mercati privati tramite sottoscrizione di fondi chiusi (private equity, venture capital, private debt e infrastrutture).

Al 31/12/2018, con riguardo a questa componente, la Cassa ha sottoscritto investimenti in fondi con esclusivo focus su Italia per oltre 120 milioni di euro. A questi si sommano 470 milioni investiti in fondi immobiliari e, inoltre, sulla base del trend attuale, stimiamo che gli investimenti in fondi internazionali contribuiranno per ulteriori 50 milioni in impieghi destinati ad aziende italiane. Puntando a ciò che può essere considerata forma diretta vanno considerate le quote che la Cassa detiene in Banca d’Italia: 150 milioni al 31/12/2018 a cui si aggiungono ulteriori 75 milioni sottoscritti nel 2019, per un totale quindi di 225 milioni di euro. Gli immobili detenuti direttamente hanno poi un valore di mercato di 321 milioni. Considerati in generale gli ulteriori investimenti sottoscritti nel 2019, nei soli mercati non quotati, l’esposizione attuale ammonta a oltre 1,2 miliardi di euro.

Precisiamo inoltre che, nel valutare l’esposizione complessiva e il finanziamento all’economia reale, noi consideriamo come contributo anche le posizioni indirette detenute sul mercato azionario/obbligazionario quotato, i titoli governativi e la liquidità depositata presso istituti domestici che porterebbe l’esposizione complessiva a valori ben superiori di quelli prima descritti.

Investire in strumenti alternativi come private equity, private debt e venture capital richiede certamente una specializzazione e una preparazione finanziaria rilevante; in che modo avete intrapreso questo percorso e quanto è importante avere strutture interne altamente qualificate per diversificare con tali strumenti i propri portafogli?

La Cassa è supportata, praticamente sin dai primi investimenti di questo tipo, da un advisor internazionale specializzato nei mercati privati che garantisce non solo che ci sia massima trasparenza nel processo di selezione, ma anche che si abbia il più possibile massimo accesso a tutte le strategie sul mercato. Questo affiancamento ci ha, inoltre, permesso di crescere internamente maturando le competenze necessarie non solo nelle fasi di selezione, ma anche nelle successive fasi di monitoraggio e gestione degli investimenti, le quali richiedono specifiche competenze che sconfinano anche in materie giuridiche e fiscali oltre che finanziarie. Si tratta di un settore estremamente dinamico dove non si finisce mai di confrontarsi con tematiche nuove e sempre differenti e avere voglia di imparare è la regola aurea per non rimanere indietro.

A oggi possiamo affermare che la struttura conduce una propria due diligence parallelamente e indipendentemente dall’advisor, pur mantenendo, così come per qualunque altro investimento operato dalla Cassa, un continuo e reciproco confronto costruttivo.

Niccolò De Rossi e Gianmaria Fragassi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

11/12/2019

 
 

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