Patrimoniale? No, grazie!

Come appare evidente il divario tra consumi e redditi dichiarati, il nostro Paese sembrerebbe soffrire di un'elusione fiscale di massa. Ed ecco perché continuare a parlare di patrimoniali e (re)distribuzione della ricchezza rischia di acuire il problema piuttosto che risolverlo... 

Alberto Brambilla

In Italia occorre una patrimoniale”, Elsa Fornero. “L'1% degli italiani più ricchi paga, in proporzione, meno tasse del restante 99% dei contribuenti”, Andrea Roventini. Due affermazioni che hanno fatto titolo sui media ma che denotano una scarsa conoscenza della fiscalità italiana e della relativa ripartizione regionale.

Quello che conta per la Fornero è "tolleranza zero contro gli evasori”. Invece basta leggere le ultime dichiarazioni dei redditi degli italiani, elaborate nel 2023 dal MEF, per capire che siamo un Paese di evasori di massa con una tripla progressività fiscale per chi paga. Un Paese dove, caro Roventini: il 23,75% dei contribuenti dichiara redditi addirittura da negativi a 7.500 euro lordi l’anno e paga un’imposta media di 16 euro l’anno grazie al TIR, il trattamento integrativo dei redditi (l’ex bonus Renzi maggiorato), mentre il successivo 18,84% di cittadini che dichiara tra 7.500 e 15.000  euro paga un’IRPEF media di 250 euro sempre grazie alle agevolazioni.

In totale, il 42,6% dei dichiaranti che, considerando le persone a carico, rappresentano 25,23 milioni di italiani, paga solo l’1,73%dell’IRPEF, che ammonta in totale a 175,4 miliardi.

C’è poi il successivo 13,5% che dichiara redditi tra 15 e 20mila euro, che paga il 5,65% dell’IRPEF e un'imposta media di 1.271 euro. Quindi, il 56% della popolazione paga appena l’8% dell’IRPEF e di riflesso, si suppone, versa ancor meno per le altre imposte, comprese quelle indirette, con un grande differenziale Nord-Sud: il gettito IRPEF pro-capite per abitante del Nord è di 3.660 euro di IRPEF l’anno contro i 3.244 euro del Centro e i 1.820 euro del Sud. E c’è di più: il gettito IVA al Nord, con 27 milioni di abitanti, presenta un pro capite di 3.034 euro; il Centro con 11,8 milioni di abitanti versa, anche grazie alla massiccia presenza pubblica, 2.796 euro per cittadino, mentre il Sud con 19,9 milioni di abitanti versa un’IVA pro capite di appena 677,56 euro. Non sembra davvero credibile che i consumi siano ben 4,5 volte meno che al Nord!

Domanda: come applicare la tolleranza zero con il 60% degli abitanti che vive con meno di mille euro lordi al mese oppure al Sud? Solo per garantire a questi primi 3 scaglioni di reddito la spesa sanitaria, che nel 2021 è costata circa 127 miliardi per un pro-capite di 2.144 euro, occorre che qualche altro contribuente, soprattutto tra quelli che “dichiarano” oltre 35mila euro di reddito l’anno, paghi 57,81 miliardi (la differenza tra l’IRPEF versata dai primi 3 scaglioni e il costo della sanità). E qui si sta parlando solo della sanità, senza considerare tutti gli altri servizi forniti dallo Stato e dagli enti locali di cui pure beneficiano gratis (scuola, servizi sociali, strade ecc.). I versanti tra 20 e 29mila euro pagano un’imposta appena sufficiente per coprirsi la sanità. Insomma, ce ne vuole di 1% per pagare i servizi a questo 60%! Cosa si suggerisce allora? Di portare le tasse al 75% per i ricchi? Ma davvero siamo un Paese di poveri?  

Altri dati forse ignoti ai due professori descrivono invece gli italiani tutt’altro che poveri: i nostri concittadini hanno speso per gioco d’azzardo nel 2022 oltre 136 miliardi di euro, record di tutti i tempi (erano 111,7 miliardi nel 2021) cui occorre aggiungere almeno altri 20 miliardi per il gioco irregolare gestito dalle mafie (Libro Blu dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli). Ciò significa 2.320 euro a testa (escludendo il gioco illegale): una cifra abnorme che supera il costo della sanità pubblica e sta molto al di sopra l’imposta media IRPEF. Non solo, primeggiamo per il possesso di smartphone e di collegamenti da mobile: su 59 milioni di abitanti i dispositivi mobili a fine 2022 sono 78,2 milioni, pari al 132,6% dell’intera popolazione nazionale, in crescita rispetto all’anno prima. Il 97,5% degli italiani (dato in continuo aumento) possiede almeno uno smartphone sicché, escludendo neonati bimbi e troppo anziani una fetta consistente della popolazione ha almeno un telefonino (ma molti 2 o più), con oltre 50,8 milioni di cittadini (86%) che utilizzano regolarmente internet. Le persone attive sulle piattaforme social sono invece oltre 43 milioni (+5,4%) con il 75% della popolazione che ha almeno un computer o un laptop. Boom di smartwatch con un aumento del 18% su base annua (ormai un terzo della popolazione ne indossa uno) e di smart home device, (luci, tapparelle, citofono, sistemi di allarme, elettrodomestici…) Per il possesso di animali da compagnia siamo primi in Europa dopo gli ungheresi (che però sono meno di 10 milioni); primi anche per chirurgia estetica, e così via. Più che poveri sembreremmo dei "poveri benestanti”, e magari anche molto evasori.

Ma torniamo alle dichiarazione dei redditi: dai dati sin qui esaminati risulta che i titolari di redditi fino a 29mila euro sono il 77,84% degli italiani e pagano il 25,74% di tutta l’IRPEF, insufficiente a pagarsi le prime tre funzioni di welfare (sanità, assistenza sociale e istruzione). Chi paga allora? Sopra i 300.000 euro di reddito dichiarato troviamo solo lo 0,12% dei contribuenti, cioè solo 48.212 soggetti che pagano però il 6,98% dell’IRPEF complessiva; tra i 200 e 300mila euro di reddito c’è lo 0,16% dei contribuenti (67.408 persone) che pagano il 3,45% dell’IRPEF; con redditi lordi sopra i 100 mila euro (considerando che in Italia si parla sempre di lordo, vale la pena di ricordare che il netto di 100mila euro è pari a circa di 52mila euro) troviamo solo l’1,39%, pari a 576.452 contribuenti che tuttavia pagano il 22,26% dell’IRPEF.

Piccolo memo per Roventini: l’1,39% degli italiani paga  13 volte quello che paga il 42,6% e si deve anche pagare tutti i servizi che sono gratis per quasi il 60% della popolazione. Sommando a questi contribuenti anche i titolari di redditi lordi da 55.000 a 100mila euro (1.503.866) e pagano il 18,43% dell’IRPEF, otteniamo che il 5,01% paga il 40,69% dell’IRPEF; infine includendo anche i redditi dai 35.000 ai 55mila euro lordi, risulta che il 13,94% paga il 62,52% di tutta l’IRPEF e la stragrande parte di IRAP, IRES, ISOST e anche delle imposte indirette. Forse Fornero non si ricorda ma la patrimoniale pari allo 0,20% su tutto il risparmi gestito e amministrato, che ha eroso i patrimoni dei risparmiatori in 12 anni di quasi il 3% nonostante i pessimi risultati dei mercati, l’ha già messa nel 2012 Monti oltre a quella su tutti gli immobili a uso lavoro. Quanto alle pensioni ha avuto la possibilità di concludere il ciclo delle riforme ma la sua riforma troppo rigida e tecnicamente discutibile ha favorito i pensionati assistiti e scatenato la rincorsa alle anticipazioni di cui in soli 12 anni hanno beneficiato quasi un milione di pensionati vanificando gran parte dei risparmi.

Sarebbe forse il caso di fare affermazioni più prudenti per evitare, magari in buona fede, altri disastri. 

Alberto Brambilla, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

30/1/2024 

 
 
 

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