IRPEF, fasce di reddito e contribuenti: quanti divari!

L'indagine annuale condotta dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali conferma un trend noto: quella dell'IRPEF è una bilancia in disequilibrio, territoriale ma non solo. Mentre quasi la metà degli italiani (il 47%) non dichiara redditi, tra i versanti è l'esiguo 13,94% dei contribuenti con redditi dai 35mila euro in su a corrispondere da solo il 62,52% dell'imposta

Mara Guarino

Il totale dei redditi prodotti nel 2021 e dichiarati nel 2022 ai fini IRPEF è ammontato a 894,162 miliardi, per un gettito generato di 175,17 miliardi, in crescita rispetto ai 164,36 miliardi dell’anno precedente: 157 i miliardi dovuti all’IRPEF ordinaria; 12,83 quelli dell’addizionale regionale e 5,35 quelli dell’addizionale comunale). Aumentano i dichiaranti (41.497.318 soggetti) e i contribuenti/versanti, vale a dire coloro che versano almeno 1 euro di IRPEF, che salgono a quota 31.365.535, valore più alto registrato dal 2008: a ciascun contribuente, corrispondono però di fatto 1,427 abitanti.

Sono queste alcune delle principali evidenze emerse, con particolare riferimento al focus dedicato all’analisi delle imposte dirette, dalla Settima Regionalizzazione sul Bilancio del Sistema Previdenziale italiano a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, presentata lo scorso novembre al CNEL in collaborazione con CIDA - Confederazione Italiana Dirigenti e Alte Professionalità. Una fotografia in miglioramento rispetto al periodo pandemico ma che,  secondo il Prof. Alberto Brambilla, curatore della ricerca, sembrerebbe poco veritiera guardando invece a consumi e abitudini di spesa degli italiani. Mentre quasi la metà (il 47%) non dichiara redditi, tra i versanti il grosso del carico fiscale grava infatti sulle spalle dei contribuenti che dichiarano redditi da 35mila euro in su. 

Nel dettaglio, la scomposizione per fasce di reddito realizzata dal documento rivela che da 0 fino a 7.500 euro lordi si collocano 8.832.792 soggetti, il 21,29% del totale, che pagano in media 26 euro di IRPEF l’anno. I contribuenti che dichiarano redditi tra i 7.500 e i 15mila euro lordi l’anno sono invece 7.819.493, cui corrispondono 11,16 milioni di cittadini (il 18,84%); al netto del TIR, l’IRPEF media annua pagata è di 358 euro e si riduce a 251 euro nel calcolo per abitante. Nel complesso, dunque, i contribuenti delle prime due fasce di reddito, il 42,59% del totale, pagano solo l’1,73% dell’IRPEF complessiva; valore ampiamente insufficiente a ripagarsi anche il solo costo della spesa sanitaria. Considerando infatti che l’assistenza sanitaria nel 2021 è costata 2.144 euro pro capite, i cittadini di questi primi due scaglioni di reddito pagano in totale 3,029 miliardi di IRPEF ma ne ricevono per la sola sanità 51,06 miliardi di euro, per i quali non resta che attingere alla fiscalità generale oppure percorrere la strada del debito pubblico: secondo il Centro Studi e Ricerche, un enorme trasferimento di ricchezza che si ripete per tutte le principali funzioni dello Stato, dalla sicurezza all’istruzione passando per la spesa assistenziale, a discapito di sviluppo e produttività del Paese. 

Figura 1 – Percentuale imposte pagate e contribuenti per gli scaglioni di reddito esaminati
(al netto del TIR)

Figura 1 – Percentuale imposte pagate e contribuenti per gli scaglioni di reddito esaminati (al netto del TIR)

Fonte: Settimo Rapporto “La Regionalizzazione del Bilancio Previdenziale italiano”​, Itinerari Previdenziali

Come evidenziato anche in figura, tra 15mila e 20mila euro di reddito lordo dichiarato si collocano 5,459 milioni di contribuenti, con un’imposta media annua di 1.814 euro, che si riduce a 1.271 euro per singolo abitante; seguono da 20.001 a 29.000 euro 9.169.315 contribuenti versanti, che pagano un’imposta media annua di 3.506  euro, 2.456 euro per singolo abitante. Se si sommano tutte le fasce di reddito fino a 29mila euro, si evidenzia che il 77,84% dei contribuenti italiani versa soltanto il 25,74% di tutta l’IRPEF, e probabilmente, una percentuale ancora minore di altre imposte.

A salire, la scomposizione mostra invece quei poco più di 5 milioni di versanti con redditi superiori ai 35mila euro che, nella sostanza, sostengono il peso del finanziamento del nostro welfare state. Più precisamente, sopra i 300mila euro di reddito dichiarato si colloca lo 0,12% dei contribuenti, 48.212 soggetti, che versano il 6,98% dell’imposta complessiva; tra 200 e 300mila euro lo 0,16% dei contribuenti che pagano il 3,45% dell’IRPEF. Sopra i 100mila euro, il rapporto individua l’1,39%  dei contribuenti che, tuttavia, versa il 22,26% delle imposte. Sommando a questi versanti anche i titolari di redditi lordi da 55mila a 100mila euro (che sono 1.503.886 e pagano il 18,43% del totale delle imposte), si ottiene che il 5,01% paga il 40,69% dell’IRPEF. Includendo anche i redditi dai 35mila ai 55mila euro lordi, risulta infine che il 13,94% paga il 62,52% dell’imposta sui redditi delle persone fisiche.   

«Sono questi i dati su cui si dovrebbe riflettere nel revisionare il sistema fiscale», puntualizza la pubblicazione, rilevando una differenza tra le classi di reddito dichiarato troppo estrema per essere degna di un Paese membro del G7 e peraltro destinata ad acuirsi «se non si interverrà su politiche assistenzialiste che continuano ad aumentare importo e platea dei destinatari di bonus e altre agevolazioni». Senza mettere in discussione la necessità di aiutare quella fetta di popolazione che si trova autenticamente in condizioni di difficoltà, il documento Itinerari Previdenziali evidenzia infatti come i decisori politici italiani (talvolta con finalità meramente elettorali) tendono spesso a dimenticare che queste percentuali dipendono da fenomeni di evasione fiscale per i quali primeggiamo in Europa. Fenomeni che, in assenza di controlli adeguati, come quelli che potrebbero essere garantiti da una banca centrale dell'assistenza o da prove dei mezzi alternative a un ISEE facilmente raggirabile, la continua elargizione di incentivi a pioggia a favore dei redditi più bassi, concorre ad alimentare. 

Del resto che i disequilibri italiani dipendano anche da ampie sacche di sommerso sembra essere indirettamente confermato pure dalla distribuzione geografica dei versamenti IRPEF, con il Nord che contribuisce per 100,6 miliardi, pari al 57,43% del totale, il Centro con 38,2 miliardi pari al 21,83% del totale, e il Sud  che porta in dote 36,3 miliardi, pari al 20,74% del gettito complessivo. Il che significa, giusto per avere un ordine di grandezza, che con poco meno di 10 milioni di abitanti, la Lombardia versa 40,3 miliardi di IRPEF, un importo maggiore dell’intero Mezzogiorno che ne conta almeno il doppio, e persino superiore a quello dell’intero Centro. Anche considerati i diversi livelli di sviluppo, una forbice troppo ampia per non ipotizzare un elevato livello di "nero" che i dati sull'IVA paiono avvalorare ulteriormente (qui, l'approfondimento a cura di Michaela Camilleri):  mentre il Nord con 27.486.438 abitanti ha un pro capite di 3.034,10 euro, il Centro con 11.786.952 di abitanti versa 2.796,11 euro di IVA per cittadino contro gli appena  677,56  dei 19.962.823 abitanti di Sud e Isole. 

Mara Guarino, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

12/12/2023 

 
 

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