Punti di forza in un mondo sempre più difficile

In un contesto segnato da crisi climatiche, instabilità geopolitiche e crescenti disuguaglianze, la sostenibilità si presenta come l'unica via per garantire prosperità e giustizia. L'innovazione, la responsabilità e una prospettiva a lungo termine sono le basi su cui costruire il cambiamento

Marcella Mallen

Gli investitori istituzionali, responsabili di decisioni finanziarie che devono tutelare gli interessi di migliaia di risparmiatori, si trovano oggi ad affrontare decisioni molto impegnative. Il contesto è più che mai difficile, le prospettive più che mai incerte.

Il primo elemento di incertezza è certamente la fine del sistema economico globale, come lo abbiamo conosciuto negli ultimi vent’anni. La globalizzazione ha consentito un maggiore benessere economico a centinaia di milioni, forse miliardi di persone, ma ha anche creato tensioni e preoccupazioni per il futuro nei Paesi più sviluppati, dove le classi medie hanno avuto la sensazione di non poter più garantire a sé stesse e ai figli la stessa qualità della vita del passato. Comunque si evolva la vicenda dei dazi imposta dalla nuova amministrazione americana, è evidente che siamo passati da un regime di accordi complessivi a un regime di negoziati bilaterali in cui non è neppure chiaro se gli Stati Uniti riconosceranno all’Unione Europea lo status di interlocutore unico, preferendo trattare con i singoli Stati nazionali.

Anche il contesto geopolitico è sempre più incerto. Nel settembre 2024 gran parte dei Paesi aderenti all’ONU, compresa l’Italia, nel corso del “Future Summit” hanno sottoscritto una serie di impegni che potrebbero porre le basi per il rinnovamento e l’aggiornamento degli Obiettivi di Sviluppo sostenibile oltre la scadenza dell’Agenda 2030. Tuttavia, i principi stessi del multilateralismo sono oggi messi in discussione, la fiducia nelle Nazioni Unite e ai minimi, e due guerre a noi vicine, per non parlare delle numerose altre in tutto il globo, si proiettano minacciosamente sul futuro.

L’opinione pubblica, in Italia e all’estero, avverte chiaramente questa sensazione di incertezza. Gli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030 restano validi, ma i progressi compiuti in questi anni sono stati insufficienti a fronte dell’evolversi della situazione dell’umanità e del pianeta. La crisi climatica procede, con le sue minacce di fenomeni metereologici estremi, inaridimento delle terre, innalzamento dei mari, senza che si riesca a trovare misure adeguate a farvi fronte. Le disuguaglianze sono fortemente accentuate e portano a grandi tensioni sociali. Il dialogo pubblico in Italia ma anche negli altri Paesi è fortemente impoverito da posizioni polarizzate, diffusione di notizie false, toni inutilmente aggressivi. Negli ultimi mesi la situazione è diventata più tesa sul piano delle relazioni internazionali e dei rapporti transatlantici in ragione di scelte del tutto discutibili dell’Amministrazione Trump: dall’avvio delle guerre commerciali attraverso i dazi, alla cancellazione delle politiche per l’inclusione sociale e per la transizione ecologica, compreso il divieto imposto alle agenzie federali di utilizzare certe parole come sostenibilità e diversità.

Come reagire a una situazione così negativa? Distinguiamo diversi aspetti su cui si può cercare di far leva. Il primo è l’evoluzione della tecnologia. Anche senza sposare le tesi dei cosiddetti tecno-ottimisti, che pensano che l’evoluzione tecnologica possa risolvere tutti i nostri problemi (senza tener conto degli aspetti politici e finanziari che sono comunque necessari per adottare decisioni adeguate), è certo che oggi disponiamo di una gamma di informazioni, di strumenti, favoriti dall’intelligenza artificiale, che può consentire di mettere a punto soluzioni adeguate a molti problemi globali. 

È anche necessario che questa capacità di visione e di proiezione riesca a spostare il dibattito pubblico su una prospettiva di più lungo termine, favorendo quindi una riflessione non solo sui problemi immediati ma anche sulla tutela degli interessi delle generazioni future. La modifica dei principi costituzionali approvata in Italia nel 2022, che impone la tutela dell’ambiente anche nell’interesse delle future generazioni, è appunto un riconoscimento di questa necessità e di questo impegno E deve essere ora sostanziata con la valutazione ex ante dell’impatto di ogni nuovo provvedimento legislativo anche nella prospettiva di medio lungo termine.

Se poi guardiamo il mondo delle aziende e della finanza a cui è particolarmente dedicata a questa riflessione, vediamo che c’è una diffusa percezione dei cambiamenti in atto, anche se sui temi della sostenibilità il dibattito è molto aperto. Senza dubbio, la transizione ecologica comporta problemi economici e sociali non piccoli, spostamenti di risorse tra diversi settori, necessità di soluzioni diverse per molti lavoratori, ma il processo è comunque necessario. Come sottolineiamo anche nel Rapporto di Primavera, pubblicato all’apertura del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2025 promosso da ASviS, quella tra competitività e sostenibilità è una falsa contrapposizione perché solo con politiche sostenibili si può mantenere un'economia competitiva. Diversi studi condotti negli ultimi anni sulle imprese italiane mostrano, infatti, un evidente effetto positivo della scelta per la sostenibilità sulla loro performance economica e sulla propensione alla crescita.

Alle imprese, inoltre, compete l’impegno per un cambiamento di priorità e per un mutamento vero e proprio del sistema economico. L’estensione del reporting non finanziario, cioè dei bilanci di sostenibilità, anche alle imprese di minori dimensioni aumenterà certamente l’attenzione del mondo produttivo verso questi aspetti mentre l’adozione dei criteri ESG favorisce un mutamento delle scelte prioritarie da una shareholder economy basata solo sul soddisfacimento degli interessi degli azionisti, a una stakeholder economy, che è attenta a tutti i portatori di interesse.

Anche su queste linee si è visto in questo periodo che ci sono molte difficoltà perché è difficile procedere in un momento di grande incertezza, tuttavia siamo convinti della necessità di tenere la barra dritta e come ASviS, con le nostre oltre 330 organizzazioni aderenti in rappresentanza di larga parte della società civile italiana, manterremo l’impegno per stimolare e accompagnare nell’evoluzione verso lo sviluppo sostenibile.

Marcella Mallen, Presidente ASviS - Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile

29/5/2026 

 
 

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