Resilienza e sostenibilità: private asset e fondi infrastrutturali come possibile scudo alla crisi

Il contesto macroeconomico e geopolitico attuale, maturato dopo due anni in cui economie e mercati sono stati fiaccati dalla pandemia, complica notevolmente la gestione dei grandi patrimoni istituzionali. Quali le possibili soluzioni di investimento di lungo periodo?

in collaborazione con Columbia Threadneedle Investments

Di private market, investimenti alternativi e sostenibilità si parla ormai in ogni consesso finanziario e non solo. Anche alla luce dell'attuale contesto macroeconomico possono infatti rappresentare le direttrici verso cui, sempre più, si concentrerà l’attenzione anche degli investitori istituzionali italiani alla ricerca di protezione dall’inflazione e diversificazione dal mercato azionario, e non solo.

Partendo da questi (difficili) presupposti, con Simone Zoccari, Director of Institutional di Columbia Threadneedle Investments, abbiamo cercato di approfondire le possibili soluzioni di investimento più indicate nel lungo periodo per gli investitori istituzionali italiani.


Dopo lo scoppio della pandemia e delle turbolenze che anche i mercati finanziari hanno sofferto, la ripresa economica è ora condizionata da un forte ritorno dell’inflazione e dall’instabilità geopolitica. Dal vostro punto di vista, qual è l’ambito di investimento che meglio si adatta a questi scenari, tenendo anche conto della mission e della specificità di investitori di lungo periodo propria dei player istituzionali italiani?

La prima evidenza è che gli asset reali permettono sicuramente di avere una significativa protezione dalle turbolenze che stanno scontando in questo periodo i mercati azionari e obbligazionari. All’interno dell’ampio insieme di real asset, ciò vale a maggior ragione per le infrastrutture che hanno caratteristiche difensive anche in contesti come quello che stiamo vivendo e che, in particolare, permettono una significativa protezione contro l’inflazione in quanto i loro flussi cedolari si adeguano facilmente alle nuove dinamiche dei prezzi. 

Seppur ampiamente nota, la seconda caratteristica è la bassa correlazione che presentano con le altre asset class, soprattutto con quelle tradizionali. Inoltre, l’orizzonte temporale di questo strumento è proprio quello di lungo periodo, il che permette di avere più stabilità soprattutto in un’ottica di costruzione di portafoglio ben adattandosi alle peculiarità e alle esigenze che sono proprie degli investitori istituzionali. 

Da ultimo, l’elemento che forse più di tutti incontra le necessità di questa tipologia di investitori è quello di restituire un flusso ricorrente e stabile di cedole. Una caratteristica che deriva dall’investimento in progetti che si trovano in condizioni di monopoli naturali e/o che presentano alte barriere all’ingresso, che insistono su servizi essenziali, o ancora beneficiano di sovvenzioni governative: tutti elementi che garantiscono appunto un flusso cedolare costante nel tempo.


Complice anche la pressione del regolatore degli ultimi anni, il tema della sostenibilità va ormai di pari passo con la più “tradizionale” analisi di carattere puramente finanziario ed è quindi sempre più considerato anche nelle scelte di allocazione degli istituzionali.

Proprio per questo, la sostenibilità può davvero rappresentare un driver di crescita sia per le aziende sia per gli stessi investitori? E qual è l’approccio più adatto che un asset manager può avere nei confronti delle tematiche di sostenibilità?

Capendo da tempo l’importanza del tema, l’adesione di Columbia Threadneedle Investments ai 17 Obiettivi di Sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite è avvenuta ormai da diversi anni e sono 8 gli Obiettivi che in particolare sono entrati a far parte delle strategie e delle politiche di investimento societarie. Un processo dunque inevitabile e partito da lontano anche perché, osservando il mercato, sono gli stessi investitori istituzionali che richiedono proposte di investimento collegate a tematiche ESG, dimostrando peraltro anche con evidenza sempre maggiore la preferenza per quei fondi cosiddetti Articolo 8 e Articolo 9. 

A questo riguardo, vale la pena di sottolineare come i fondi infrastrutturali ben si prestino a perseguire l’obiettivo di sostenibilità.In particolare, ci sono 5 progetti che hanno attirato la nostra attenzione e quindi il nostro investimento: il primo è nel settore dei trasporti e riguarda in particolare una società di traghetti nella manica; il secondo si focalizza su un data centre in Norvegia; il terzo, una centrale idroelettrica situata nelle Marche, cui si aggiungono due progetti eolici in Svezia. Per inquadrare al meglio l’argomento, un esempio può forse chiarire meglio cosa rappresenta per noi la sostenibilità in un processo di investimento: farei in particolare riferimento al caso del data centre, che si trova di fatto in un’ex miniera di carbone riconvertita a questo scopo. La vicinanza a un fiordo norvegese consente di utilizzarne le acque per il raffreddamento, proprio nell’ottica di piena sostenibilità che ha animato la riconversione del sito. 


Nell’ampio ventaglio di soluzioni oggi a disposizione quale potrebbe essere la combinazione migliore in termini di asset class e struttura del fondo che meglio si adatta alle peculiarità degli investitori istituzionali, all’anomala stagione che stiamo vivendo dal punto di vista economico finanziario e quindi quali sono i settori di investimento a cui guardare con più interesse?

Gli investimenti in asset reali non rappresentano più una moda come fino forse a qualche tempo fa venivano definiti. Sono ormai una solida realtà che quasi la totalità degli asset manager mette a disposizione degli investitori istituzionali. Sicuramente, la stagione dei bassi tassi di interesse ha spinto sia le società sia i clienti stessi a diversificare maggiormente i propri portafogli chiudendo così “l’era del BTP”, complice anche il progresso nelle conoscenze finanziarie e nello sviluppo delle divisioni finanza degli investitori. Se prima infatti poteva considerarsi sufficiente costruire un portafoglio anche solo acquistando titoli di Stato che restituivano rendimenti in linea con il proprio obiettivo finanziario, oggi non è più così. 

D’altra parte, Columbia Threadneedle è operativa da anni nel mondo dei real asset e, soprattutto a seguito dell’integrazione con Bank of Montreal, è stato possibile aumentare la specificità nell’offerta non solo dal punto di vista del prodotto in senso stretto, ma anche da quello geografico, con un focus soprattutto su Stati Uniti ed Europa. Il nostro fondo infrastrutturale, tra gli altri, è certamente quello che in questo momento è più richiesto dal mercato istituzionale italiano, sì trainato anche dall’impulso del PNRR ma anche da alcune peculiarità particolarmente appetibili per gli investitori.

È un fondo aperto (evergreen), senza scadenza, basato sulle infrastrutture europee, lanciato da circa due anni con un commitment di circa 300 milioni raccolti da player istituzionali europei e presenta un rendimento molto interessante, pari al 24% netto in due anni. Oltre a questo, sua caratteristica principale è quella di focalizzarsi sul segmento mid market europeo, puntando a investire in progetti che hanno normalmente un controvalore medio di circa 30 milioni. Una scelta guidata da 2 principali motivi: il primo è la volontà di avere il controllo del progetto, ottenuto acquisendone di fatto la maggioranza; il secondo è quello di rivolgere l’attenzione verso progetti di dimensioni più piccole, che ci consente di ottenere l’esclusività nella negoziazione e, dunque, anche prezzi molto più competitivi. 

intervista realizzata da Niccolò De Rossi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

11/7/2022

 
 

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