Rilancio e sviluppo, le Fondazioni come generatori di valore

L'emergenza COVID-19 porta con sé un importante insegnamento: le Fondazioni di origine Bancaria possono e devono essere parte coinvolta e attiva nel processo di rilancio e sviluppo del Paese, generatrice di valore per la comunità e portatrici di visione e di metodo. L'esperienza e le sfide della Fondazione di Modena tra ricostruzione e innovazione

Paolo Cavicchioli

È un compito delicato quello cui sono chiamate le Fondazioni di origine Bancaria in questo momento storico. La progettazione degli interventi di sostegno e di sviluppo sui territori, in risposta a esigenze diverse e profonde create dagli effetti della pandemia, comporta un intenso lavoro di ripensamento dei modelli di gestione e azione, ma racchiude anche un importante insegnamento: le Fondazioni possono essere ancor più parte coinvolta e attiva, generatrice di valore per la comunità e portatrici di visione e di metodo.

Dopo la fase emergenziale, che le ha viste impegnate in un lavoro di tutela della capacità erogativa e di sostegno immediato ai bisogni fondamentali espressi dai territori provati dalle inedite difficoltà che si sono abbattute in modo ancor più grave sulle fragilità, le Fondazioni hanno infatti davanti a sé il compito di guidare un “cambio di paradigma” fondato sull’efficacia progettuale, al fine di coniugare una duplice missione: includere e generare, rafforzando i modelli di azione delle Fondazioni secondo i criteri di sinergia, concretezza, coerenza e misurabilità per garantire la massimizzazione degli impatti positivi sul territorio.

Da questo punto di vista le Fondazioni hanno l’opportunità non solo di assicurare la rispondenza della gestione agli obiettivi pluriennali propri, dell’Agenda 2030 cui anche la Fondazione di Modena ha ispirato il proprio Documento Strategico 2021-23 e delle politiche di sviluppo dell’agenda europea di lungo periodo; possono altresì rappresentare un modello virtuoso per gli altri i soggetti, pubblici e privati, per capacità di accesso alle risorse e di messa a punto di strumenti erogativi e di verifica sempre più efficaci. Non si tratta tuttavia di un lavoro autoreferenziale: il cambiamento deve necessariamente passare dalla relazione e dal confronto.

Le Fondazioni devono farsi fautrici di dialogo per potenziare quella capacità di ascolto che è alla base di ogni progetto condiviso. In questo senso parlerei di missione all’inclusione: le Fondazioni hanno la possibilità di essere promotori di cooperazione e di reti. In primo luogo, di “reti corte”: quelle con il proprio territorio, i propri beneficiari dal mondo del Terzo Settore, della ricerca, della società civile. Ma non solo: è il momento anche di potenziare le “reti lunghe”, il coinvolgimento degli stakeholder con cui elaborare progettualità di più ampio raggio. Mi riferisco alla collaborazione tra Fondazioni, alle istituzioni e i corpi intermedi, ai finanziatori e alle imprese. Una chiave di successo per gli obiettivi di sviluppo sarà dunque favorire la contaminazione, anche basata su percorsi innovativi e creativi, per superare le esperienze particolari e aprirsi allo scambio continuo di best practice.

Missione è anche generazione di valore: le Fondazioni possono imprimere sulla comunità uno stimolo al movimento, alla creazione, alla produzione di capitale sociale. Forti della propria posizione intermedia rispetto alla moltitudine di interlocutori e stakeholder, possono diventare una fucina di innovazione catalizzando con competenza e lungimiranza le potenzialità del proprio territorio verso il suo futuro. Sarà un ruolo di progettazione attiva quello che potrà portare le Fondazioni a partecipare la propria comunità, ad esserne davvero rappresentanti.

La Fondazione di Modena punta quindi a far propri questi principi di visione “sistemica”, progettando una costruzione comune di obiettivi con il proprio Documento Strategico di Indirizzo 2021-23 che ha accettato la sfida dell’Agenda ONU 2030. Lavora per affermare un modello di azione che non si limita all’erogazione di risorse econo­miche, ma mira ad un ruolo di innovatore sociale, promuovendo processi di cambiamento, partecipati e sostenibili. Realizza interventi strategici di respiro pluriennale che, in risposta alla sua mission, sono capaci di generare im­patto sociale, economico ed ambientale, avviando intese e accordi organici con i principali interlocutori del territorio.

Penso ad esempio ad AGO Modena Fabbriche Culturali, un progetto che coinvolge, oltre alla Fondazione, anche il Comune di Modena, l’Università di Modena e Reggio Emilia, le Gallerie Estensi. La considero un’iniziativa emblematica, non solo perché mette a sistema la programmazione culturale della città o per gli impatti positivi sull’occupazione in questo settore, ma anche per le ampie potenzialità di innovazione dei luoghi e dei modelli di offerta culturale, che, grazie al dialogo con le nuove tecnologie, aprono la strada a una forte valorizzazione di un patrimonio che si rinnova. Perché la cultura rappresenta, in chiave prospettica, il più importante patrimonio del nostro Paese grazie alle potenzialità offerte anche dagli investimenti su nuovi luoghi e tecnologie.

Accompagnare il territorio nelle sfide complesse attraverso alla sinergia tra soggetti e competenze è lo spirito che ha portato anche alla nascita del Motor Valley Accelerator, frutto della collaborazione tra Fondazione di Modena, UniCredit, Cassa Depositi e Prestiti e i partner CRIT e Plug&Play. Si tratta di uno dei principali progetti di sviluppo tecnologico ed economico del territorio, votato aduna forte connotazione di innovazione. Un efficace esempio di progettualità condivisa e dagli effetti trasversali: con la rapida evoluzione del settore automotive e davanti alle nuove sfide emerse anche dall’emergenza pandemica, l’innovazione tecnologica occupa sempre più un ruolo chiave nella programmazione accademica, industriale ed economica e il sostegno all’acceleratore diventa pertanto un’opportunità di generare valore diretto per il settore e indiretto per tutto il territorio. 

In definitiva, includere la pluralità di esperienze e competenze e generare percorsi per il bene comune sono i capisaldi che devono guidare l’azione delle Fondazioni nei prossimi anni per consegnare alle prossime generazioni un patrimonio vivo, capace di progredire e svilupparsi.

Paolo Cavicchioli, Presidente Fondazione di Modena 

6/7/2021

 
 

Ti potrebbe interessare anche