Territori, innovazione e sviluppo: 30 anni di Fondazioni di origine Bancaria

Le sfide ambiziose che si trovano oggi ad affrontare, dopo 30 anni di attività, testimoniano come le Fondazioni di origine Bancaria siano sempre più riconosciute come un interlocutore privilegiato per chiunque voglia fare innovazione sui territori, promuovendone lo sviluppo e generando valore per l'intera comunità

Francesco Profumo

In occasione del recente annuale appuntamento che Itinerari Previdenziali e Acri organizzano per riflettere sul ruolo e l’evoluzione delle Fondazioni di origine Bancaria, mi è stato chiesto di riflettere sul tema “Territori, innovazione e sviluppo: 30 anni di Fondazioni di origine bancaria”. Qui propongo una sintesi di quei ragionamenti.

Partiamo da territori. Il territorio è la “casa” delle nostre comunità, il luogo dove affondano radici e identità. Prendersene cura significa partecipare a un percorso secolare di progettualità, visione e manutenzione dei luoghi. I territori sono diversi tra loro: alcuni offrono maggiori opportunità, altri meno, ma in tutti convivono bisogni, desideri ed energie da attivare, per individuare e implementare risposte adeguate. Per questo motivo, le Fondazioni di origine Bancaria cercano sempre di collegare le competenze alle conoscenze dei luoghi. Le soluzioni “calate dall’alto” hanno ormai dimostrato di non essere affatto efficaci e di non essere assolutamente in grado di produrre un cambiamento duraturo.

Tra i progetti sostenuti dalle Fondazioni in tutta la Penisola, ci sono tantissime storie di interventi che condividono la stessa visione di cura e “manutenzione sociale” di spazi identitari, volti a rivitalizzarli, contribuendo a generare nuovo valore per il territorio. I protagonisti di questi interventi sono sempre vecchi e nuovi abitanti di questi luoghi. Sono ad esempio giovani, famiglie e gruppi di cittadini che decidono caparbiamente di restare (o di tornare) a vivere nei borghi a rischio spopolamento delle aree interne, sull’Appennino e sulle Alpi, luoghi dove oggi abita circa ¼ della popolazione italiana. 

Passando al secondo termine innovazione, dobbiamo domandarci: come abbiamo inteso l’innovazione fino a oggi? Perché il termine innovazione non contiene in sé alcuna implicazione necessariamente positiva. Eppure, nel nome della permanente ricerca del nuovo, sono stati creati modelli di sviluppo, che oggi stiamo mettendo radicalmente in discussione. 

Oggi forse innovare significa “togliere”, invece di continuare ad aggiungere. Significa ripensare il modo in cui consumiamo e produciamo beni di consumo. Significa non continuare a cercare di dare sempre nuove risposte a vecchie domande, ma provare ad accompagnare le comunità nella presa in carico dei propri desideri. Inoltre, l’innovazione deve sempre avere al centro la persona. Perché non è possibile creare innovazione senza confronto con chi abita i territori, perché si rischia di non rispondere alle reali necessità delle comunità che li abitano. 

Se penso all’innovazione sociale che le Fondazioni contribuiscono a diffondere, penso ai progetti che permettono a persone svantaggiate o disabili di lavorare, restituiscono dignità ai detenuti, coinvolgono giovani e anziani nella cura delle persone non autosufficienti, contribuiscono a sviluppare idee imprenditoriali innovative che hanno al centro l’idea di città sostenibile. 

Da ultimo c’è il tema sviluppo. Per le Fondazioni di origine Bancaria lo sviluppo ha sempre significato la crescita armonica della società, che tenesse assieme tutte le parti, senza anteporne una a un’altra. Uno sviluppo sano e strutturale si costruisce solo in questo modo. Al contrario, se si pensa che una parte sia più sacrificabile o meno prioritaria, si pianta il seme delle disuguaglianze, che crea inevitabilmente emergenze nel lungo periodo. 

Le Fondazioni di origine Bancaria lavorano su questo: apportare competenze e risorse per agevolare nuovi percorsi e dimostrare che si può ottenere sviluppo economico assieme allo sviluppo sociale e umano.

Le sfide ambiziose che le Fondazioni si trovano ogni giorno ad affrontare – ultima in ordine di tempo quella del neonato Fondo per la Repubblica Digitale, che le Fondazioni stanno mettendo in campo con il Ministero per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale – confermano come le Fondazioni di origine Bancaria siano sempre più riconosciute come un interlocutore privilegiato per chiunque voglia provare a fare innovazione sui territori, promuovendone lo sviluppo, generando valore per l’intera comunità.

Francesco Profumo, Presidente Acri e Fondazione Compagnia di San Paolo

16/5/2022

 
 

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