Sanatorie e migranti, basta guardare a esiti e ricorsi

Tra le misure più discusse del cosiddetto decreto "Rilancio", l'esecutivo ha previsto anche una procedura per regolarizzare (per motivi di lavoro) una parte degli stranieri che vivono in Italia: eppure, la storia delle ultime sanatorie dimostra come questi provvedimenti spesso non centrino il bersaglio fallendo persino nell'intento di tutelare i lavoratori irregolari 

Alberto Brambilla e Natale Forlani

Fare analisi corrette dei fenomeni per adottare proposte efficaci fa la differenza tra i politici seri e non, tra la propaganda elettorale e realizzazioni concrete. La recente decisione di intervenire con una sanatoria per rilasciare un permesso di soggiorno e lavoro agli immigrati irregolari presenti in Italia, partendo dal presupposto che ci sia una carenza di lavoratori nei settori dell'agricoltura e del lavoro domestico, e con lo scopo di sottrarre i migranti irregolari dalle grinfie dei caporali e delle mafie, si colloca in questo ambito.

La proposta sarà anche mossa da nobili sentimenti ma non tiene conto della realtà. Proviamo a rispondere a domande semplici: una sanatoria che consenta di regolarizzare il rapporto di lavoro condonando ai datori di lavoro gli obblighi di legge e contrattuali pregressi, risponderebbe allo scopo? No! L'analisi dei dati forniti dall’INPS sulla base alle comunicazioni obbligatorie dei datori di lavoro ci dice che i rapporti di lavoro degli immigrati sono alquanto mobili e di breve durata: meno di tre mesi nel settore agricolo e inferiori a un anno nelle collaborazioni domestiche; per gli irregolari le durate sono probabilmente più brevi. Certo, non saranno i datori di lavoro e soprattutto i “caporali” (spesso delle medesime etnie) a farsi carico delle sanzioni, del vitto e dell'alloggio di questi lavoratori raddoppiando, bontà loro, le attuali paghe orarie per lavori della durata di 15 giorni; ancora più difficile per le famiglie data l’insostenibilità dei costi senza agevolazioni fiscali. 

Quindi, la prudenza vuole che prima di parlare di sanatorie di immigrati clandestini sia utile sapere come funzionano le sanatorie; per far questo è molto significativo quello che è successo in passato. Prendiamo ad esempio gli esiti della sanatoria per la regolarizzazione degli immigrati irregolari del 2012. 1) Su 134mila domande (comprese le circa 12 milasuccessivamente respinte), ben l’87% del totale - 116mila - erano relative a regolarizzazioni per il lavoro domestico colf e badanti. Il punto è che il 76% delle domande di lavoro per collaboratori domestici ha riguardato maschi provenienti, nell'ordine, da Bangladesh, Marocco, India, Pakistan, Egitto, Cina, Senegal, Tunisia e Albania, mentre solo il 12% delle domande ha riguardato donne ucraine, moldave e filippine; e si noti che nel fondo pensione INPS la percentuale dei maschi è sempre stata inferiore al 15%. 2) Il 34% delle richieste di regolarizzazioni, per il 40% dei lavoratori regolarizzati, è stato richiesto da datori di lavoro stranieri, in gran parte famiglie della stessa comunità di origine dei regolarizzati che si attivano per favorire la regolarizzazione di amici e conoscenti attraverso la via privilegiata del lavoro domestico, proprio per la sostanziale impossibilità dell'amministrazione pubblica di verificare la congruità del datore di lavoro. 3) L'82% delle regolarizzazioni nel lavoro domestico è stata effettuata per rapporti di lavoro inferiori a 25 ore settimanali così da ridurre al minimo il pagamento di contributi e tasse. 4) Conseguentemente il fondo per i lavoratori domestici presso l’INPS ha registrato tra il 2012 e il 2013 un aumento di circa 100mila iscritti che sono rimasti tali esattamente il tempo della durata delle istruttorie presso gli sportelli unici dell'immigrazione, in grande prevalenza maschi, puntualmente usciti dal fondo in questione nell'anno successivo tant’è che la gran parte delle rate di pagamento degli arretrati contributivi previsti per i datori di lavoro, al netto delle prime rate indispensabili per effettuare la regolarizzazione, non sono state più versate e sono finite nei crediti inesigibili dell’INPS. Decine di interventi della guardia di finanza hanno documentato la presenza nel territorio di organizzazioni di commercialisti, avvocati, e intermediari italiani e stranieri finalizzate alla presentazione e alla gestione delle pratiche a pagamento, simulando i rapporti di lavoro anche per favorire nuovi ingressi di persone dai Paesi di origine. 

Seconda domanda: gli immigrati senza permesso di soggiorno sono indispensabili per l’economia italiana e in particolare per l’agricoltura e il lavoro domestico? È fuor di dubbio che gli immigrati (compresi gli irregolari) hanno un ruolo  fondamentale  in questi settori ma buona parte di loro sono in possesso di regolare permesso di soggiorno o sono comunitari, anche se è proprio il mancato ingresso di questi ultimi per ragioni sanitarie ad aver sollevato il tema della carenza di manodopera per i lavori stagionali. Ma siamo sicuri che ne servano, come dice parte del governo, altri 600mila? Anche qui la risposta la danno i numeri: secondo Istat, il 66% delle famiglie straniere è in povertà assoluta (30%) e relativa (prima causa dell’aumento della povertà nel Paese); il 12% prive addirittura di reddito. Da alcuni anni il numero dei disoccupati immigrati si mantiene intorno alle 400mila unità, con oltre il 50% dei rapporti di lavoro attivati dal corso dell’anno di durata inferiore ai tre mesi, con basse professionalità e bassi salari, al di sotto della no tax area; molto spesso sono costretti al sommerso. Condizioni destinate a peggiorare in modo drastico nei prossimi mesi a causa della crisi che colpisce i settori tipici in cui operano gli immigrati (lavoro domestico, turismo, ristorazione, costruzioni e agricoltura); figurarsi cosa succederà allora aumentando l’offerta di lavoro con altri ingressi che entreranno in concorrenza con gli immigrati regolari e favoriranno la crescita del sommerso e un'ulteriore precarizzazione delle condizioni delle famiglie immigrate regolari.

Le possibilità di regolarizzare in modo mirato i lavoratori oggetto di sfruttamento per motivi di calamità sono state previste dai decreti "Sicurezza" di Salvini e situazioni come quella di Borgo Mezzanone, dove 3000 immigrati sono ammassati in un campo di fortuna, non sono da Paese civile, ma non servono sanatorie chieste a gran voce da chi “campa” sull’immigrazione: bastano le attuali e inapplicate norme di sicurezza.

Alberto Brambilla, Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

Natale Forlani, Comitato Tecnico Scientifico Itinerari Previdenziali 

18/5/2020

L'articolo è stato pubblicato su Libero Quotidiano dell'11/5/2020
 
 
 

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