Casse di Previdenza, il focus ESG a sostegno di economia reale e welfare

L'investimento ESG è spesso visto come una priorità etico-sociale. Il caso delle Casse di Previdenza mostra però come questi investimenti possano avere un profondo legame anche con il sostegno all'economia reale, a partire dalle risorse destinate a finanziare le transizioni ecologica e digitale per arrivare a forme di welfare attivo

Bruno Bernasconi

Sebbene siano una categoria di enti relativamente giovane, istituite in base ai decreti legislativi n. 509/1994 e 103/1996, le Casse Privatizzate hanno assunto un ruolo sempre più rilevante non solo in ambito previdenziale di primo pilastro ma anche in termini di sostegno al sistema Paese, confermandosi tra i player in grado di fornire un contributo concreto di fronte a fenomeni quali il progressivo invecchiamento della popolazione, le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale, la concorrenza globale o gli insufficienti investimenti nella formazione e nelle competenze. Come si legge nel XIII Rapporto AdEPP sulla previdenza privata, infatti, "la necessità di anticipare – e dunque gestire – le transizioni, è alla base della nuova strategia delle Casse di Previdenza che, nel solo 2023, hanno stanziato risorse pari a quasi 272 milioni (cui si aggiungono le indennità obbligatorie riconosciute per legge) e stanno riformulando le proprie politiche adeguandole al contesto nel tentativo di prevedere le variabili e i fattori di rischio che influenzano i processi”.

Il tutto senza tralasciare la loro mission principale di garantire prestazioni pensionistiche adeguate e sostenibili nel tempo ai propri iscritti, anche grazie alla solida condizione economica dimostrata negli anni soprattutto in merito ai patrimoni posseduti. Nonostante la curva della crescita del numero degli iscritti si sia progressivamente appiattita, le Casse continuano a mantenere un saldo positivo tra entrate contributive e uscite per prestazioni, pari rispettivamente a circa 12 miliardi e 7,7 miliardi di euro nel 2022, anno in cui l’attivo patrimoniale complessivo ha superato la soglia dei 100 miliardi. 

Figura 1 - Iscritti attivi alle Casse di Previdenza dei liberi professionisti 

Figura 1 - Iscritti attivi alle Casse di Previdenza dei liberi professionisti

Fonte: XIII Rapporto AdEPP

Risorse che hanno reso tali enti una classe di investitori cruciale per il Paese anche, e soprattutto, in termini di sostegno all’economia reale domestica verso cui, secondo quanto emerge dai dati analizzati nel Decimo Rapporto sugli investitori istituzionali italiani curato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, nel 2022 sono stati destinati 18,6 miliardi di euro, pari al 22,3% del totale degli investimenti diretti e al 18,5% del totale attivo, a cui andrebbero aggiunti gli investimenti in titoli di Stato (che pure finanziano l’economia nazionale per un importo pari a 5,93 miliardi). 

Proprio quest’ultimo aspetto si lega al sopra citato impegno nell’affrontare le grandi transizioni che stiamo attraversando, ecologica, digitale e demografica in particolare, la cui messa a terra richiede e richiederà ancora ingenti risorse e, nel caso dell’invecchiamento della popolazione, anche un ripensamento del sistema di welfare. A tal proposito è interessante rilevare come le Casse di Previdenza integrino nelle loro scelte di investimento i criteri ESG che, è bene ricordarlo, abbracciano non solo le questioni legate alle tematiche ambientali ma anche al positivo impatto socio-economico. Infatti, sebbene le decisioni strategiche riguardo all’allocazione del proprio patrimonio siano in primis guidate dalla mission di salvaguardia e assicurazione delle prestazioni future per gli iscritti, nel processo di selezione degli investimenti le Casse di Previdenza considerano non solo gli aspetti legati al rischio e al rendimento, ma anche quelli di carattere ambientale, sociale e di governance.

La sesta edizione dell’indagine sulle politiche di investimento SRI dei player istituzionali curata dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali evidenzia che di tutte le 19 Casse rispondenti alla survey il 42% adotta formalmente politiche di investimento SRI. Da sottolineare, però, che se da una parte è vero che tale percentuale rappresenti meno della metà dei rispondenti, dall’altra lo è altrettanto il fatto che molti enti, pur non dotandosi di linee guida formali, investono comunque in maniera sostenibile acquistando, ad esempio, prodotti finanziari che rispettano i criteri ESG. Venendo alle strategie maggiormente utilizzate, le esclusioni si confermano al primo posto (in linea alle altre tipologie di investitori istituzionali) con il 58% delle preferenze, a pari merito con gli investimenti tematici e seguiti dall’impact investing con il 53%. E rimanendo in tema di fornire un contributo allo sviluppo sociale e ambientale, chi applica la strategia degli investimenti tematici lo fa soprattutto nel campo dell’efficientamento energetico (58%), del cambiamento climatico (47%) e della salute (42%), mentre le Casse che adottano l’impact investing si concentrano nella maggioranza dei casi (70%) sul social housing. 

Figura 2 - Le strategie di investimento sostenibile delle Casse di Previdenza

Figura 2 - Le strategie di investimento sostenibile delle Casse di Previdenza

Fonte: Quaderno di Approfondimento 2024 - “ESG e SRI, le politiche di investimento sostenibile degli investitori istituzionali italiani”​

Guardando al futuro, tutte le Casse, ad eccezione di una, dichiarano di voler incrementare l’esposizione agli investimenti sostenibili, in prevalenza verso il mondo delle energie rinnovabili (84%), dell’healthcare e delle piccole e medie imprese (42%) e della Silver Economy (32%).  

Un ulteriore impulso utile a creare un circolo virtuoso in grado di veicolare risorse verso i settori strategici delle grandi transizioni che stiamo attraversando potrebbe poi arrivare dalla politica, con l’ormai lungamente atteso regolamento sugli investimenti delle Casse (la cui emanazione era prevista entro il 30 giugno 2023) che, tra le altre cose, potrà disciplinare gli interventi finanziari nell'economia reale del Paese. Passi in avanti in tal senso sono stati compiuti con la legge 21/2024 (DDL Capitali) che ha esteso agli enti previdenziali privati e privatizzati la qualifica di controparti qualificate ai fini della prestazione dei servizi di investimenti, alla stregua di altri operatori istituzionali come fondi pensione e Fondazioni di origine Bancaria. Un provvedimento che ha in qualche modo “rimediato” a una lacuna del legislatore, dal momento che le Casse non erano contemplate in sede europea pur essendo enti che, nella gestione del proprio patrimonio, mostrano una tendenza molto spiccata verso l’investimento diretto (nel 2022 questa modalità valeva l’83% dell’attivo complessivo), a differenza ad esempio dei fondi pensione che ricorrono maggiormente all’uso di mandati di gestione. 

Un’ultima riflessione merita di essere dedicata al capitolo welfare, in un quadro in cui bassa natalità e invecchiamento della popolazione già da ora producono impatti negativi sulle casse dello Stato che dovrà destinare maggiori risorse alla spesa sanitaria pubblica per l’assistenza. Un aspetto che impone un ripensamento anche rispetto al ruolo che gli enti previdenziali, tra cui le Casse, dovranno assumere nell’immediato futuro, non più "relegato" alla semplice erogazione delle prestazioni pensionistiche ma sempre più indirizzato verso l’assistenza e la conseguente previsione di strumenti di welfare attivo.

A differenza di una tendenza più o meno radicata nella politica che molte volte vede implementare misure per tentare di arginare problemi ex post invece che anticiparli o cercare di risolverli alla radice, le Casse hanno invece assunto una direzione mirata ad agire maniera strutturale e con un orizzonte di medio-lungo periodo. In quest’ottica, sono già state intraprese diverse azioni che accanto alle misure di welfare “tradizionale” – come iniziative di sostegno della genitorialità e politiche di genere (altra declinazione dell’ESG) o coperture assicurative per malattia o LTC – affiancano quelle di welfare attivo per l’avvio, lo sviluppo, la promozione della professione e la transizione digitale: tutti ulteriori aspetti legati al sostegno socio-economico del Paese. 

Bruno Bernasconi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

29/5/2024 

 
 

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