Casse Privatizzate: bilancio in positivo ma con disequilibri tra Nord e Sud

Malgrado il disavanzo complessivo del bilancio previdenziale italiano, le Casse di Previdenza presentano un saldo positivo (per circa 3 miliardi) che conferma però una parziale redistribuzione di risorse verso il Mezzogiorno. Se al Nord la quota di contributi versati sul totale è più elevata degli iscritti, al Sud accade l'opposto

Bruno Bernasconi

Lo scorso 7 novembre è stato presentato al CNEL il Settimo Rapporto “La Regionalizzazione del Bilancio Previdenziale italiano” a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali; pubblicazione da cui sono emersi pesanti disavanzi territoriali nel sistema previdenziale italiano, con oltre la metà delle Regioni del Paese che presenta un rapporto tra entrate contributive e uscite per prestazioni inferiore alla potenziale soglia di equilibrio del 75%, soprattutto nel Mezzogiorno. 

Nel dettaglio, nel 2021 (ultimo anno di rilevazione disponibile) il bilancio pensionistico/previdenziale del Paese ha mostrato un deficit di 48,68 miliardi, che comprende anche il differenziale tra entrate e uscite delle Casse di Previdenza privatizzate cui è affidata la gestione dell’A.G.O. - l’assicurazione generale obbligatoria - per i liberi professionisti iscritti agli Albi, offrendo quindi un quadro completo del sistema. Tuttavia, approfondendo l’analisi per questa tipologia di enti, si nota che il totale delle entrate contributive versate alle Casse privatizzate è ammontato a 10,948 miliardi, mentre le uscite per prestazioni a 7,883 miliardi: il risultato è un saldo positivo di 3,065 miliardi, con un rapporto entrate/uscite pari in media a 1,39. Sono ben 16 le Regioni su 20 oltre l’1,30: solo Liguria (1,13), Friuli-Venezia Giulia (1,15), Valle d’Aosta (1,16) e Toscana (1,29) presentano valori inferiori. Anche il rapporto tra attivi (1.541.947) e pensionati (518.951), pari a 2,97 a livello nazionale, è da considerarsi in linea di massima soddisfacente con tutte le Regioni comprese tra il 2,53 dell’Emilia-Romagna e i 4 della Calabria, con la sola eccezione di Liguria (2,24) e Friuli-Venezia Giulia (2,24). 

Tabella 1 - Entrate, uscite, saldi, numero di attivi, numero di pensionati e relativi rapporti per il 2021Tabella 1 - Entrate, uscite, saldi, numero di attivi, numero di pensionati e rapporto entrate su uscite e attivi su pensionati per il 2021
​Fonte: Settimo Rapporto “La Regionalizzazione del Bilancio Previdenziale italiano”, Itinerari Previdenziali​

Passando al cuore dei risultati dello studio, ossia la regionalizzazione del sistema previdenziale italiano, emerge come, analogamente a quanto succede per il comparto privato INPS, anche nel settore delle libere professioni le maggiori attività si concentrano nel Nord Italia. In particolare, i dati 2021 hanno sostanzialmente confermato il quadro già evidenziato nel 2015 (anno di riferimento del precedente Rapporto), con il Nord che assorbe il 50,20% delle entrate e il 50,49% delle prestazioni. Di contro, il Centro evidenzia il 21,89% di entrate e il 23,39% delle uscite, mentre il Sud conta entrate per il 27,83% e spese per il 25,60%. A livello di singole Regioni, la Lombardia ha incassato nel 2021 contribuzioni pari al 19,49% del totale per oltre 2,134 miliardi di euro, seguita da Lazio (11,25%), Veneto (8,51%), Emilia-Romagna (8,27%) e Campania (7,99%). Per quanto riguarda le spese, considerando il dettaglio territoriale emerge, come per le entrate, una forte concentrazione delle uscite per prestazioni destinate agli iscritti in Lombardia (18,29%) e Lazio (12,06%), che quotano quasi un terzo della spesa totale (30,35%) per un totale di 2,392 miliardi di euro. Seguono quindi l’Emilia-Romagna (8,72%) e il Veneto (8,22%). 

L’analisi dei saldi, ossia la differenza tra entrate uscite, fornisce poi un quadro sullo stato di salute di ciascuna Regione e della sua sostenibilità finanziaria. Come detto sopra, il sistema delle Casse privatizzate presenta per il 2021 un saldo complessivo positivo per circa 3 miliardi, trainato dall’avanzo di circa 692,5 milioni della Lombardia (pari al 22,6% del totale). Seguono Campania (350,7 milioni), Veneto (283,8 milioni) e Lazio (280,8 milioni), mentre chiudono la classifica le realtà territoriali meno popolose come Valle D’Aosta (3,3 milioni di euro) e Molise (15,7 milioni di euro). Da notare, però, che nel periodo 2015-2021 si è assistito, inizialmente, a una sostanziale stabilità del saldo intorno ai 3,3 miliardi salvo precipitare a 2,6 miliardi nel 2020 e risalire a 3 miliardi nel 2021, portando a una crescita complessiva nei sei anni del 3,62% e con solo 6 Regioni in miglioramento. Si tratta di Lombardia (30,34%), Piemonte (10,08%), Liguria (7,42%), Veneto (6,49%), Puglia (5,9%) e Campania (4,80%), con punte negative elevate, invece, per Valle d’Aosta (-54,63%) e Molise (-25,63%).

Infine, correlando il numero di iscritti attivi e quello dei pensionati con le entrate e uscite totali regionalizzate, emerge come il contributo pro capite del Nord, che peraltro conta su una platea di iscritti ben superiore alle altre aree del Paese, sia di 8.103 euro, contro i 7.203 euro del Centro e i 5.863 euro per del Sud, a fronte di una media nazionale pari a 7.100 euro. A livello regionale svettano il Trentino-Alto Adige con 9.232 euro e la Lombardia con 8.692 euro, mentre le regioni del Sud hanno tutte valori intorno alla media dei 5.800 euro. La spesa pro capite 2021 al Nord, invece, è di 15.711 euro, al Cento 15.421 euro e 14.066 al Sud, con una media nazionale di 15.190. Dati che sembrano quindi evidenziare un meccanismo di parziale redistribuzione di risorse a favore del Mezzogiorno, dove le contribuzioni pro capite sono inferiori del 17,42% rispetto al risultato nazionale recuperando invece il gap sul fronte delle risorse ottenute, al di sotto di “solo” il 7,4% rispetto alla media. Dall’altro lato, le prestazioni erogate nel Settentrione sono superiori alla media del 3,43% contro contribuzioni superiori del 14,13%, mentre per il Centro si evidenziano percentuali del +1,52% sulle prestazioni e del -1,08% per i contributi. Nel contempo, il Sud evidenzia rispettivamente valori pari a -7,40% e -17,42%. 

In linea a quanto accade nelle altre gestioni previdenziali, insomma, si conferma come al Nord la quota di contributi sia più elevata rispetto alla quota degli iscritti, mentre al Sud accade l’opposto. Nel dettaglio, al Nord il 44% di iscritti contribuisce per il 50,2% delle entrate totali e con il 48,8% dei pensionati assorbe il 50,5% delle uscite; il Centro con il 22% degli iscritti contribuisce per il 21,9% rispetto al totale delle entrate e con il 23% dei pensionati riceve il 23,4% delle uscite; il Sud, infine, a fronte del 34% degli iscritti complessivi alle Casse contribuisce per il 27,8% delle entrate contributive totali, mentre al 27,7% dei pensionati corrisponde il 25,6% della spesa per prestazioni.

Bruno Bernasconi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

3/1/2024 

 
 

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