Fondi pensione: obiettivi, scelte e strategie di investimento sostenibile a confronto

Dalla survey Itinerari Previdenziali emerge una generalizzata attenzione degli investitori istituzionali italiani nei confronti della sostenibilità: tra punti di contatto e possibili divergenze, come si muovono in questo scenario i fondi pensione negoziali e preesistenti?

Mara Guarino e Elena Tavanti

La sesta edizione dell’indagine campionaria sulle strategie di sostenibilità e integrazione dei criteri ESG contenuta nel Quaderno di Approfondimento Itinerari Previdenziali dedicato ai player istituzionali italiani esamina, su un campione totale di 128 enti rispondenti al questionario (123 nel 2022), le scelte di investimento di 21 fondi pensione preesistenti e 29 fondi pensione negoziali (rispettivamente +2 e +1 rispetto all’indagine condotta nel 2023). Nel dettaglio, i rispondenti raccolgono un attivo netto totale destinato alle prestazioni di 49,5 miliardi, pari al 77% dell'ANDP totale, nel caso dei fondi pensione preesistenti, mentre assommano circa il 97,7% dell’ANDP totale nel caso dei negoziali, restituendo un quadro pressoché completo dell’insieme dei fondi pensione negoziali attualmente operanti nel nostro Paese, 33 soggetti in tutto. 


Le modalità d’investimento dei fondi pensione italiani a confronto

Premessa indispensabile a farsi è che la maggior parte dei fondi intervistati si affida principalmente ai mandati di gestione, in linea con le disposizioni di legge previste dal D.Lgs. 252/2005 art. 6 e dal DM 166 in materia di gestione e limiti di investimento. Se le percentuali erano identiche nel 2023 (89%), nel 2024 la pubblicazione registra però delle differenze: mentre i negoziali salgono al 93%, i fondi pensione preesistenti scendono al 71%, coerentemente con la volontà emersa dalla survey dello scorso anno di orientarsi maggiormente verso un ampliamento della quota di gestione diretta. Una flessione che oltretutto sembra destinata a caratterizzare anche l’anno venturo: solo il 38% dei preesistenti - e il 41% dei negoziali rispondenti - prevede di aumentare l'esposizione in futuro. 

Nel segno della continuità anche le altre scelte di asset allocation. Particolare attenzione continua ad essere dimostrata per i FIA (categoria nella quale sono ricompresi private equity, venture capital, private debt),che mantengono saldamente il secondo posto nelle scelte d’investimento di entrambe le tipologie di enti analizzate: gli strumenti alternativi di private market raccolgono interesse crescente soprattutto da parte dei fondi pensione negoziali, che passano dal 54% del 2023 fino al 66% nel 2024; si fermano invece al 52% i fondi preesistenti, a quota 58% nel 2023. In entrambi i casi, comunque, le percentuali vengono dichiarate in crescita in chiave prospettica, arrivando al 72% per i negoziali e al 57% per i preesistenti. Sul versante opposto, l’ultima edizione dell’indagine conferma lo scarso interesse nei confronti di azioni, ETF e fondi comuni tradizionali che, sempre stando alle intenzioni di investimento future palesate dai rispondenti, sembrano destinati a trovare meno spazio nei portafogli dei fondi pensione: le azioni, oggi al 33% per i preesistenti e al 55% per i negoziali, scenderanno rispettivamente al 19% e al 21%. Analogamente, gli ETF passeranno in chiave prospettica dal 19% al 5% per i preesistenti e dal 21% allo 3% per i negoziali, mentre i fondi comuni tradizionali dal 43% al 24% per i preesistenti e dal 38% al 10% per i negoziali. 

Parallelamente, infine, rallenta per il futuro l’appetibilità delle obbligazioni, che scendono dal 38% al 29% nel caso dei preesistenti e dal 52% al 24% nel caso dei fondi pensione negoziali. I tagli dei tassi previsti per il 2024 segnano un rallentamento dell’utilizzo di questo strumento, ragione per la quale ci si aspetta una diminuzione sempre maggiore dei rendimenti dopo il picco dello scorso anno.

 

Politiche e strategie di investimento sostenibile di fondi negoziali e preesistenti

Venendo quindi al fulcro dell’indagine Itinerari Previdenziali, dallo studio emerge un’inflessione nell’applicazione formale di politiche di investimento sostenibile per entrambi i soggetti: i fondi pensione preesistenti che adottano formalmente una politica SRI calano dal 63% del 2023 al 48% nel 2024 pari, in valore assoluto, a 10 fondi a fronte dei 21 partecipanti all’indagine. Percentuale analoga per i fondi pensione negoziali: in questo caso sono 14 su 29 gli enti a dare riscontro positivo, contro i 14 su 28 (pari al 50%) dello scorso anno, da cui il lieve decremento in termini percentuali. Più significativo e forse inconsueto il calo registrato invece tra i preesistenti, per quanto anche nel loro caso si possa ipotizzare una variazione nel campione dei rispondenti all’indagine. Non solo, come già per altre tipologie di investitori istituzionali, va comunque considerato che la mancata formalizzazione di una politica di investimento SRI non significa che l’ente non compia scelte di investimento sostenibile. I numeri in prospettiva futura sono poi ancora più incoraggianti. Dei 15 fondi pensione negoziali che attualmente non hanno politiche SRI attive, il 53% dichiara che le implementerà nel futuro prossimo. Buone notizie anche per i fondi preesistenti: il 91% dei rispondenti che ancora non adottano una politica di investimento sostenibile afferma di averne almeno parlato in Consiglio di Amministrazione con l’intenzione di farlo nei prossimi anni, mentre solo il 9% dichiara di non averne mai discusso.

Concentrando lo sguardo sui soli enti che adottano formalmente una politica di investimento sostenibile, interessante poi l’analisi, e il raffronto, sulle strategie adottate in ambito ESG, con le esclusioni a guidare la classifica, in linea con i dati aggregati riferiti all’intera platea istituzionale. 

Figura 1 – Le strategie SRI adottate da fondi pensione negoziali e fondi pensione preesistenti

Figura 1 – Le strategie SRI adottate da fondi pensione negoziali e fondi pensione preesistenti

Fonte: Quaderno di Approfondimento 2024 - “ESG e SRI, le politiche di investimento sostenibile degli investitori istituzionali italiani”​

Le tendenze si discostano però nel caso delle altre strategie. I fondi pensione preesistenti vedono infatti al secondo posto le convenzioni internazionali, con il 38% delle preferenze raccolte, seguite da investimenti tematici (33%) e best in class (24%); fanalino di coda, engagement e impact investing, entrambi a quota 19%. Come evidenziato dal grafico, proprio l’engagement si assicura invece il secondo posto nella classifica dei fondi pensione negoziali, che ne sono di fatto i principali utilizzatori tra gli istituzionali, a fronte del modesto 10% degli investimenti tematici e delle 0 preferenze raccolte dall’impact investingDati quindi, quelli dei negoziali, ancora più distintivi se inseriti all’interno dell’intero panorama dei player istituzionali, tra i quali gli investimenti tematici si posizionano al secondo posto in termini di preferenze (34%), e l’engagement all’ultimo con il 28%.

Le due classi di fondi si riallineano se si passa all’analisi delle asset class cui vengono applicati i fattori ESG, con azionario e obbligazionario tra le risposte (prevedibilmente) più segnalate. In particolare, il 33% - in netta decrescita rispetto al 52% del 2023 - dei fondi pensione preesistenti li applica all’azionario, mentre il 29% all’obbligazionario. Similmente, il 45% dei fondi pensione negoziali applica i criteri ESG ai titoli azionari - erano il 32% nel 2023 - e il 34% incentra l’attenzione sulla componente all’obbligazionaria, contro il 14% dell’anno precedente. Resta contenuta, infine, sia per i fondi pensione negoziali sia per i preesistenti, l’assegnazione di specifici mandati di gestione con obiettivi di sostenibilità, rispettivamente fermi a quota 7% e 14%, con addirittura il 93% dei rispondenti (erano il 90% nel 2023) tra i negoziali che opta per il no. Da segnalare, inoltre, che solo il 31% dei fondi pensione negoziali e il 29% dei fondi pensione preesistenti applica i fattori ESG all’intero patrimonio: dati che si discostano dalla tendenza dell’intero campione, che si attesta al 44%. 

Figura 2 – L’assegnazione di mandati con specifici obiettivi di sostenibilità

Figura 2 – L’assegnazione di mandati con specifici obiettivi di sostenibilità

Fonte: Quaderno di Approfondimento 2024 - “ESG e SRI, le politiche di investimento sostenibile degli investitori istituzionali italiani”​


I benefici degli investimenti SRI per i protagonisti della previdenza complementare

Quali i miglioramenti riscontrati ex post a seguito dell’utilizzo di strategie di investimento sostenibile? Una migliore diversificazione del rischio è ancora considerata come il maggiore beneficio sia da fondi pensione negoziali (34%) che dai preesistenti (43%), seppur con qualche interessante scostamento rispetto alla precedente edizione dell’indagine. In riduzione, ad esempio, la percentuale registrata dai fondi preesistenti, che scendono dal 50% del 2023 al 43% del 2024; in calo anche la percentuale di chi ha avvertito miglioramenti nella reputazione dell’ente, passata dal 50% del 2023 al 43% di quest’anno.

Più distante e in continua diminuzione la voce relativa ai rendimenti: al 7% per i fondi negoziali e al 5% per i fondi preesistenti. Una flessione, riguardante in verità non solo i fondi pensione ma più in generale tutti gli enti analizzati,  e che può essere almeno in buona parte attribuita ai complessi scenari di mercato del biennio 2022-2023, con performance che non hanno consentito di riconoscere agli investimenti sostenibili un valore aggiunto in termini di rendimento.

Mara Guarino e Elena Tavanti, Itinerari Previdenziali

3/6/2024 

 
 

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