La durata media delle pensioni in Italia
Dall'analisi sulla durata media delle pensioni condotta dal Rapporto Itinerari Previdenziali emerge un bilancio previdenziale italiano ancora appesantito da anomalie del passato che hanno previsto requisiti di enorme favore, tanto che sono quasi 400mila le prestazioni erogate da oltre 40 anni. Dati che dovrebbero far riflettere i fautori delle troppe anticipazioni
All'1 gennaio 2024 risultavano in pagamento presso lINPS ben 280.684 prestazioni previdenziali con durata da 43 anni e oltre, relative a persone andate in pensione nel lontano 1980 o ancor prima. Una percentuale solo in apparenza esigua rispetto al complesso delle pensioni erogate (l1,7% del totale delle prestazioni IVS vigenti, pari a 16.770.564) ma che impone una riflessione, soprattutto quando si discute di anticipare laccesso al pensionamento, considerando che prestazioni corrette sotto il profilo attuariale dovrebbero essere correlate alla durata della vita contributiva attiva, che in media in Italia è di circa 20 anni per le pensioni di vecchiaia e di 35 anni per le anticipate.
Stando allanalisi di dettaglio condotta dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali nel Dodicesimo Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale italiano, si tratta di 245.008 prestazioni di invalidità del settore privato reversibili, fruite da invalidi ante legge 222/1984, e 35.676 pensioni del settore pubblico. Se si guarda invece alle pensioni erogate da oltre 40 anni si arriva a 396.682 prestazioni, il 2,4% del totale, mentre sono 1.896.084 (l11,3% del totale) le pensioni somministrate da 30 anni o più. Proseguendo nellanalisi, sono in pagamento 5.544.974 prestazioni con durata superiore ai 19 anni, circa un terzo del totale delle pensioni IVS vigenti. Nel dettaglio, le donne con 3.237.439 pensioni di durata ventennale rappresentano il 35% del totale delle prestazioni IVS femminili, mentre gli uomini con 2.307.535 pensioni di durate ultraventennali rappresentano il 30,8% del totale di genere.
Figura 1 - Numero pensioni IVS INPS vigenti all'1 gennaio 2024 per anno di decorrenza e durata
Fonte: Dodicesimo Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale italiano, Itinerari Previdenziali
Affinché il sistema resti in equilibrio è essenziale un giusto rapporto tra il periodo della vita lavorativa (e dunque anche dellanzianità contributiva) e la durata del trattamento pensionistico. Basti pensare che nel settore privato letà media alla decorrenza dei pensionati che percepiscono la rendita da 43 anni e oltre, ancora viventi, era di 39,9 anni (36,4 anni gli uomini e 39,5 le donne): numeri sui quali in verità pesano molto le età giovanili della pensione di invalidità e di quella ai superstiti. Nel settore pubblico letà media per la classe di durata 43 anni e oltre è di 39,2 anni (35,9 gli uomini e 40,6 le donne). Relativamente a queste basse età di pensionamento è opportuno evidenziare che i lavoratori andati in pensione 43 e più anni fa, in possesso di età più mature, sono nel frattempo deceduti e non entrano a far parte del calcolo delletà media, che quindi risulta ogni anno più bassa e fotografa le età medie possedute allepoca del pensionamento, nel 1980 e anni precedenti, dai più giovani neopensionati che oggi, mediamente 88enni, sopravvivono. La durata delle pensioni più remote, quelle erogate nel 1980 o anche anni prima nel settore privato ed ancora oggi vigenti, è in media di 47,9 anni (età media attuale meno età media alla decorrenza) e nel settore pubblico di 46,9 anni. Si tratta prevalentemente di pensioni di invalidità, superstiti e vecchiaia; la pensione femminile ha in media importi più bassi rispetto a quella dei maschi, ma ha una durata di gran lunga maggiore con spesa spesso superiore a quella delle pensioni maschili.
Le età possedute dal gruppo di lavoratori andati in pensione nel 2023 sono più elevate in quanto questa generazione di pensionati, all1 gennaio 2024, è quasi tutta ancora vivente, ma soprattutto i requisiti di accesso alle prestazioni, dopo le varie riforme, sono diventati più stringenti: per gli uomini del settore privato le età medie alla decorrenza risultano 61,5 anni per la categoria Anticipate e Prepensionamenti, 67,5 per Vecchiaia, 55,7 per Invalidità, 77,7 per Superstiti; per le donne pensionate con decorrenza 2023 le equivalenti età medie per ciascuna categoria sono state nellordine 61,3 - 67,4 - 54,5 - 74,9.
Come emerge chiaramente da questa analisi, se non si aggancia letà di pensione alla speranza di vita e si eccede nelle anticipazioni, il rischio è che la durata delle prestazioni sia sproporzionata rispetto alla durata della vita contributiva così come dimostrano alcuni errori del passato i cui effetti pesano ancora oggi sul bilancio del sistema pensionistico: durate ultraquarantennali di pensioni sorte molti anni fa per esigenze spesso elettorali, come le pensioni di invalidità con decorrenza fino al 1 luglio 1984, ancora oggi in pagamento; norme che tra il 1965 e il 1990 hanno permesso a lavoratrici statali sposate con figli di andare in pensione dopo 14 anni 6 mesi e 1 giorno di servizio utile, compresi i riscatti di maternità e laurea (per fare un esempio, una laureata con 2 figli poteva lavorare anche per soli 8 anni e poi pensionarsi a vita dopo aver versato pochi anni di contributi) e 19 anni 6 mesi e 1 giorno di lavoro per gli statali maschi; la possibilità per i dipendenti degli enti locali di pensionarsi trascorsi 25 anni, sempre compresi il riscatto della laurea, la maternità o il militare.
Spesso gli italiani si lamentano perché letà pensionabile è nettamente più elevata che in passato. Il che è vero ma è la conseguenza del fatto viviamo di più e dobbiamo agire nel rispetto dei più giovani e di quel patto intergenerazionale su cui si fonda il sistema previdenziale italiano. Ecco perché, senza colpevolizzare quanti hanno potuto beneficiarne, questa vasta schiera di prestazioni ancora in pagamento, seppur concesse ormai molti anni fa, deve semmai diventare un promemoria per la politica, e soprattutto un monito per chi promuove le più svariate forme di anticipazione.
Michaela Camilleri, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali
17/2/2025