Pensionati residenti all'estero: perché partire (o restare)?

Secondo il Decimo Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale italiano, sono 412.883 i trattamenti previdenziali IVS erogati a pensionati residenti all'estero. Numeri, Paesi coinvolti e spunti tratti dal documento curato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

Mara Guarino e Melania Turconi

Lo scorso gennaio è stato presentato il Decimo Rapporto sul Bilancio del Sistema previdenziale italiano a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali. Nella panoramica complessiva offerta dalla ricerca sul welfare italiano anche un interessante spaccato delle prestazioni erogate a pensionati residenti all’estero, che rappresentano di fatto il 2,2% del totale dei pensionati al 2021, ultimo anno di indagine disponibile. 

Nel dettaglio, guardando anche a Casse Professionali e fondi complementari, oltre che a tutte le gestioni INPS, la ricerca ne conta 377.447 (nel 2020 erano 384.129), di cui il 47,8% sono uomini e il 52,2% donne. Di questi pensionati 285.920, vale a dire il 75,8% del totale dei residenti all’estero, sono nati in Italia (meno circa 11mila unità rispetto al 2020), mentre quelli residenti e nati all’estero sono 91.527, vale a dire il 24,2% del totale (nel 2020 erano 87.212). A loro vanno complessivamente 412.883 trattamenti previdenziali IVS, dato in leggera diminuzione rispetto all’anno precedente, quando le prestazioni “in fuga” dall’Italia erano 419.924, e comprensivo di pensioni liquidate sia in regime nazionale, con contribuzione cioè interamente versata in Italia, sia in regime di totalizzazione internazionale, per una media di 1,09 prestazioni per pensionato. Nel computo complessivo, anche 77.074 pensioni di anzianità, 164.061 pensioni di vecchiaia, 13.482 pensioni di invalidità e 120.402 trattamenti ai superstiti erogati dall’INPS.

Contenuto il reddito pensionistico mensile lordo, pari a 406,85 euro (408,38 euro mensili per i nati in Italia e 402,09 per i nati all’estero): media piuttosto bassa e giustificata proprio dalla prevalenza di “pensioni in regime di totalizzazione internazionale", corrisposte cioè a italiani o stranieri che hanno versato nel nostro Paese solo parte della propria contribuzione. A confermarlo anche le statistiche relative ai Paesi con la maggiore concentrazione di prestazioni previdenziali INPS (trattamenti IVS del settore privato) pagate all’estero, il cui importo medio si aggira intorno ai 200 euro mensili: in ordine di numerosità, Germania (52.163), Canada (45.949), Svizzera (44.401), Australia (38.648), Francia (35.765), USA (30.105), Argentina (13.489), Belgio (11.798), Regno Unito (10.710), Spagna (9.225), Romania (7.222), Brasile (6.222) e Venezuela (5.321).

Rovesciando la prospettiva, interessante anche guardare ai Paesi esteri che possono invece vantare l’importo medio mensile più elevato. Sempre con riferimento alle sole prestazioni INPS del settore privato,  al primo posto spicca in questo caso Cipro, con una media di 5.398 euro lordi mensili per 194 pensioni; seguono quindi gli Emirati Arabi Uniti, con una media di 3.379 euro mensili per 86 pensioni, e il Portogallo, con 2.931 euro mensili e un totale di 4.790 prestazioni IVS. Numeri e, in particolari importi, che lasciano presupporre la residenza all’estero per motivi economici, come testimonia appunto il caso del Portogallo, divenuto negli scorsi anni meta molto gettonata anche grazie a una politica fiscale estremamente vantaggiosa per i pensionati europei. 

Il movimento migratorio dei pensionati italiani verso il Portogallo rimane in effetti il caso più noto su cui riflettere, in quanto risultato di un’attrattività non dipesa esclusivamente da clima, ambiente o altri fattori socio-culturali ma anche dalla convenienza di costo della vita e fiscalità (benché oggi risulti abolita la tassazione dello 0% per i pensionati europei che trasferiscono la residenza fiscale in Portogallo, resta comunque in vigore una tassazione agevolata al 10%). Ecco perché, secondo Alberto Brambilla, Presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, quello portoghese potrebbe essere peraltro un modello da replicare, favorendo non solo il rientro degli italiani approdati altrove ma anche l’arrivo di pensionati dall’estero, soprattutto verso regioni meridionali e piccoli comuni: una proposta, quella delle Zone ad Alta Accoglienza Sociale che, se opportunamente regolamentata, potrebbe garantire allo Stato benefici in termini di consumi e quindi imposte indirette, accise e altre imposte (come ad esempio quelle relative alla compravendita di immobili o di affitti), fornendo un leva per generare occupazione, riqualificazione e sviluppo, ponendo al contempo un freno allo spopolamento di alcune aree del Paese.

Mara Guarino, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

Melania Turconi, Itinerari Previdenziali

1/3/2023

 
 

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