Rendimenti negativi ma patrimoni solidi: le Casse di Previdenza sono investitori maturi

L’andamento negativo dei mercati registrato lo scorso anno ha messo a dura prova la gestione finanziaria di gran parte degli investitori. Non fanno eccezione quelli previdenziali, che dalla remunerazione dei propri patrimoni erogano le pensioni ai rispettivi iscritti

Niccolò De Rossi

Fare previsioni sul futuro e prendere le conseguenti decisioni rientra nei compiti di qualsiasi tipo di investitore, a prescindere dall’importanza del patrimonio investibile. Ciò vale ancor di più quando a dover essere gestiti sono i denari provenienti dai contributi versati dai liberi professionisti alle rispettive Casse di Previdenza. Queste, negli ultimi 10 anni, hanno quasi raddoppiato il valore degli attivi patrimoniali passando da un valore di poco più di 40 miliardi a fine 2008 a poco meno di 80 miliardi di euro nel 2017.

Nello stesso periodo hanno inoltre mostrato, in particolare le più grandi che dispongono di conseguenza di maggiori risorse, di essere state attente ai cambiamenti che lentamente si palesavano sui mercati finanziari, dotandosi di strutture interne sempre più competenti e preparate in termini di gestione diretta. Ciò ha consentito di poter via via adattare le proprie asset allocation strategiche ai mutevoli scenari di mercato, facendosi trovare pronti con l’apertura dei portafogli a strumenti d’investimento nei private markets, aggiungendo valore ai patrimoni. Ciononostante, come quasi la totalità degli investitori, anche le Casse di Previdenza hanno dovuto fare i conti con un 2018 profondamente rosso, dove si fa fatica a trovare una singola asset class che non abbia presentato un conto salato in termini di rendimento.

A fronte però della complessa gestione puramente finanziaria dello scorso anno, analizzando i dati di bilancio 2018 pubblicati di recente, ad esempio per la Cassa di Previdenza e Assistenza dei Dottori Commercialisti si scopre che, nonostante un rendimento finanziario negativo, il settore evidenzia numeri positivi tanto a livello di iscritti quanto di sostenibilità dell’Ente. Il numero degli iscritti alla Cassa (arrivato a 68.552) è infatti aumentato dell’1,8% a fronte di un incremento del numero dei pensionati del 4,2% sull’anno precedente, contando così 7.972 pensionati. A conferma del dato positivo, come evidenziato dal Sesto Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale italiano, la Cassa dei Dottori Commercialisti si posiziona al primo posto per rapporto pensionati/attivi ed entrate contributive/prestazioni pensionistiche.

Negli anni c’è stato infatti un costante aumento tanto del numero di pensionati quanto di quello degli iscritti, segnale di come la libera professione dei Dottori Commercialisti continui a rappresentare una strada appetibile per molti giovani. Ciò è testimoniato concretamente dall’ottimo rapporto iscritti/pensionati, che si attesta su un valore di 8,6. Sul fronte della sostenibilità dell’Ente si evidenzia come, in linea con il 2017, il rapporto tra contributi e prestazioni sia pari a 3 sottolineando dunque un’importante solidità. 

Numero iscritti e pensionati CNPADC

Fonte: Bilancio consuntivo 2018 CNPADC

Andando ad analizzare le entrate per contributi e le uscite per prestazioni, per il 2018 l’aliquota media contributiva si è attestata al 12,87%, rispetto al 12,79% del 2017 e al 12,72% del 2016, segnale di come il progressivo incremento certifichi una crescente cultura previdenziale di gran parte degli iscritti. Sono aumentati dunque, rispetto all’anno precedente, i contributi versati, in particolar modo quelli soggettivi e integrativi, attestandosi in totale a poco più di 770 milioni, registrando un incremento del 3% su base tendenziale. A riprova del buono stato di salute della professione, in controtendenza rispetto ad altre, si registra un aumento su base annuale sia del reddito netto professionale dichiarato (con un reddito medio degli iscritti pari a circa 64.000 euro) sia del volume d’affari, in crescita dello 0,8% sul 2017. Anche questi si possono interpretare come segnali che testimoniano come la Categoria sia in crescita anche sotto il profilo reddituale.

Inoltre, come molti investitori istituzionali stanno facendo, anche le Casse di Previdenza dimostrano sempre maggiore interesse a legare parte dell’investimento del proprio patrimonio al sostegno dell’economia reale del Paese, in particolar modo negli ambiti di interesse delle rispettive professioni, ribadendo così la propria caratteristica di investitori mission related.

A tal proposito, guardando alla composizione per area geografica del portafoglio mobiliare della Cassa dei Dottori Commercialisti, si nota come l’esposizione finanziaria all’Italia si attesti, per il 2018 al 13,03% dal 9,37% del 2017. Seppur tale variazione positiva sia attribuita a un incremento nell’investimento della compente obbligazionaria governativa del Paese, ciò testimonia ancora una volta come la Cassa riservi una quota consistente della propria allocazione strategica all’investimento domestico.

Bilancio consuntivo 2018 CNPADC

Fonte: Bilancio consuntivo 2018 CNPADC

In attesa dunque di avere a disposizione i dati a livello aggregato per tutte le Casse di Previdenza che verranno analizzate dettagliatamente nel VI Report su “Investitori istituzionali Italiani: iscritti, risorse e gestori per l’anno 2018” a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, possiamo dire che la Cassa dei Dottori Commercialisti restituisce una fotografia solida tanto dal punto di vista della sostenibilità tra entrate e uscite previdenziali quanto nella maturità della gestione finanziaria del proprio patrimonio.

Niccolò De Rossi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

28/6/2019 

 
 

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