Spesa pubblica per protezione sociale: Valle d'Aosta, Molise e Basilicata a confronto
Cosa emerge dallanalisi della spesa pubblica per protezione sociale delle tre più piccole e meno popolose regioni dItalia? Valle dAosta, Molise e Basilicata a confronto
Il sistema di welfare italiano è spesso indicato come un modello familistico (o mediterraneo), soprattutto se comparato ai modelli di stampo liberale o social-democratico dellEuropa centrale e del Nord. Tuttavia, nel nostro Paese coesistono in realtà modalità di diffusione, erogazione e organizzazione dei servizi di welfare anche molto diversi, che si rendono ancora più evidenti mettendo a confronto tra loro regioni diverse.
Cosa emerge ad esempio dallanalisi della spesa pubblica per protezione sociale delle tre più piccole e meno popolose regioni dItalia? Se la Valle dAosta, che è anche la sola (tra le regioni analizzate) a godere dello statuto speciale, presenta un welfare mix ben strutturato, lo stesso non si può dire di Molise e Basilicata per le quali, in ambito pensionistico, incidono in particolar modo le prestazioni assistenziali, non sostenute da contribuzione effettiva e quindi finanziate con la fiscalità generale regionale, con conseguente aumento della spesa pubblica.
La spesa per pensioni e assistenza
Come evidenzia la tabella 1 (prestazioni assistenziali all1/1/2016), il dato valdostano sul rapporto tra prestazioni e abitanti è prossimo o supera il doppio sia di quello del Molise che di quello della Basilicata: la Valle dAosta eroga di fatto soltanto una pensione sociale ogni 146,13 abitanti, (contro i soli 73,31 del Molise e i 61,84 della Basilicata); una integrazione al minimo ogni 19,21 e una maggiorazione sociale ogni 44,26. Per quanto riguarda le pensioni di invalidità civile e le indennità di accompagnamento si rilevano invece per Molise e Basilicata, dati più elevati della media nazionale: rispettivamente una prestazione ogni 49,63 e 27,01 in Molise e una ogni 48,99 e 27,90 in Basilicata, comunque migliori di quelli della macroarea, quella del Sud, cui afferiscono.
Desta particolare attenzione il dato sullaccompagnamento in Basilicata, elevato per una regione peraltro relativamente giovane rispetto alla media del Paese (è la nona più giovane, seguita proprio dalla Valle dAosta), con unetà media di 44,7 anni nel 2017 (44,1 nel 2015 e 44,4 nel 2016).
Diverso invece il caso delle prestazioni previdenziali: Valle dAosta e Basilicata, con le loro rispettive 8,84 e 15,29 prestazioni per abitante, risultano omogenee alle relative macroaree, mentre il Molise eroga una pensione di anzianità ogni 11,37 abitanti. Merita particolare attenzione il dato relativo allinvalidità previdenziale: in Molise e Basilicata sono erogate una prestazione ogni 26,99 e 24,64 residenti a fronte della media per il Sud di 35,23; la Valle dAosta eroga invece una pensione di invalidità ogni 34,44 residenti, mentre nel Nord se ne eroga una ogni ben 67,81 residenti (tabella 2).
Nel complesso, inoltre, il confronto tra le diverse tipologie di prestazione aiuta poi a chiarire quante prestazioni corrispondono a carriere lavorative (e dunque contributive) solide e prolungate e quante invece costituiscono il riflesso di carriere discontinue e/o modeste. Le pensioni di anzianità, che corrispondono a contribuzioni continuative, prevalgono in generale nelle regioni settentrionali (e in questo caso in Valle dAosta), dove la struttura produttiva è più solida. Mentre in linea generale il dato delle integrazioni al minimo è contestuale a quello delle pensioni di vecchiaia (erogate in media con soli 22 anni di contribuzione contro i 37 delle anzianità e dunque di minor importo), le regioni in esame seguono una dinamica diversa. Non a caso, benché le pensioni di vecchiaia siano omogeneamente distribuite (una ogni 10,47 in Valle dAosta, 10,13 in Molise e 10,39 in Basilicata) le integrazioni al minimo sono molto più frequenti nelle due regioni meridionali (una ogni 9,87 e 11,69 abitanti), non solo rispetto alla Valle dAosta (19,21) ma anche rispetto alla loro macroarea (17,07).
Il Bilancio previdenziale e tassi di copertura
Lanalisi dei saldi e dei tassi di copertura previdenziali riferiti al 2014 evidenziano tuttavia come nessuna delle tre regioni riesca a pareggiare il proprio bilancio previdenziale: la Valle dAosta presenta un deficit di 157,73 milioni, il Molise di 478,15 e la Basilicata di ben 858,41, trend che comunque le accomuna alla gran parte delle regioni italiane, con la sola eccezione del Trentino-Alto Adige. Tuttavia se il bilancio previdenziale della Valle dAosta presenta un tasso di copertura pari al 72,5% (molto vicino al dato nazionale, il 75%) il 45,9% molisano e il 46,8% della Basilicata sottolineano lincapacità delle entrate contributive di arrivare alla copertura di almeno la metà della spesa (tabella 3).
Unosservazione approfondita di questi dati consente inoltre di individuare i settori di contribuzione che raggiungono la copertura o che si avvicinano meglio allequilibrio: interessante in particolare guardare sia i bilanci relativi ai dipendenti statali ex Inpdap, i cui tassi di copertura sono relativamente omogenei tra le tre regioni (75,4%, 70,7% e 70,7%) sia soprattutto le casse privatizzate dei liberi professionisti. Benché questultime rappresentino infatti una parte minoritaria delle entrate contributive per tutte le regioni, offrono unottima performance in termini di copertura, a partire dal 161,3% della Valle dAosta e al 212,5% della Basilicata fino al 227,6% del Molise.
Il Bilancio regionalizzato del welfare
Una ripartizione delle entrate derivanti dalla contribuzione e dalla fiscalità e delle spese per interventi di welfare (previdenza, assistenza, sociale) evidenzia invece come i dati delle entrate di Molise e Basilicata siano particolarmente bassi rispetto a quelli della Valle dAosta, tanto più se si tiene conto del fatto che il Molise ha più del doppio dei residenti, mentre la Basilicata ne ha oltre quattro volte tanto. Il tasso di copertura della Valle dAosta (99,48%) è omogeneo al dato nazionale (98,17%) ma sotto performance se confrontato con quello del Nord, che supera il pareggio (114,76) compensando per le aree del Paese che invece raggiungono coperture basse. Molise e Basilicata con i rispettivi 64,21% e 64,92% si collocano addirittura sotto il tasso di copertura medio del Sud (67,43%) e sono dunque tra le regioni peggio performanti del paese (in Molise la sola spesa sanitaria supera le entrate contributive). Anche in questo caso, il mancato gettito è sintomo di salari bassi e carriere brevi o discontinue, ma anche di un elevato livello di elusione ed evasione fiscale e contributiva (tabella 4).
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Serie storica dei tassi di copertura e dati di correlazione
Guardando infine alla serie storica dei tassi di copertura previdenziali e al relativo saldo (che si è sempre tradotto in debito, tabella 5), torna a farsi evidente il divario tra le prestazioni della Valle dAosta e quelle delle due regioni meridionali. Il picco più basso di copertura previdenziale è imputabile alla Basilicata, che nel 1981 ha raggiunto soltanto il 26,71% e che non ha superato la soglia, pur scarsa, del 40% fino al 2000. Fino agli anni 2000 infatti, la regione è stata di fatto sottoperformante non solo rispetto allandamento nazionale, ma anche della macroarea Sud nonostante le forti agevolazioni che prevedevano da un decennio lazzeramento dei contributi previdenziali che restavano così a carico della fiscalità nazionale. Anche la Valle dAosta, nonostante i benefici dellessere regione a statuto speciale (situazione anacronistica nel 2018, in piena Unione Europea) e pur avendo il comportamento migliore in termini assoluti tra le tre regioni in esame, ha costantemente avuto tassi di copertura inferiori a quelli del Paese tutto e con ampio margine peggiori di quelli della macroarea del Nord, raggiungendo addirittura, nel 1986 solo il 55,27% (contro il 77,85% italiano e il 91,11% del Nord)
Osservando gli anni più recenti, in particolare gli archi temporali che precedono e seguono la grave crisi economica e occupazionale del 2008, emerge una buona tenuta della Valle dAosta, quasi immune alla crisi, un comportamento della Basilicata in linea con la media del Sud e caratterizzata da oscillazioni simili a quelle del paese. Il Molise invece ha visto un miglioramento rapidissimo negli anni pre-crisi e una grave ridiscesa fino al 47,10% del 2015 dopo il 2008. Nel dettaglio, la crescita dei tassi di copertura pre-crisi (2005-2008) è stata di +3,46% in Valle dAosta, di +7,7% in Basilicata e di addirittura +30,06% in Molise che dal 2004 ha aumentato la copertura di circa 10 punti percentuali lanno (38,03% nel 2004, 48,19% nel 2005, 58,28% nel 2006, 68,30% nel 2007 fino al 78,25% del 2008, valore migliore di quello valdostano e picco positivo del cluster).
A questi anni discreti è seguita, tra il 2009 e il 2012 a una diminuzione di rispettivamente -0,84%, -8,34% e addirittura -26,58% (70,93% nel 2009, 64,09% nel 2010, 57,68% nel 2011 e 51,57% nel 2012, proseguendo la discesa fino al 47,10% del 2015).
Ulteriori indicatori della dinamicità del mercato del lavoro, che trova riflesso nella capacità regionale di sostenere il welfare, sono i consumi e la produttività, dati purtroppo ancora afflitti dal sommerso. Lultima collezione di dati (tabella 6), infatti, stima il volume di economia che svolgendosi fuori dai canali istituzionalizzati sfugge, oltre che allimposizione fiscale, anche al calcolo fattuale. Questo vizio sui dati raccolti rappresenta un grave ostacolo alla valutazione reale delle potenzialità delle regioni e con essa allottimale pianificazione tanto delle politiche di welfare tradizionali quanto di quelle innovative, così importanti nella ristrutturazione del tessuto socio-economico.
Le due colonne azzurre, che rapportano il Pil pro capite e i consumi totali pro capite evidenziano in generale lelevato livello di economia sommersa delle tre regioni (si consuma molto più della ricchezza prodotta) e la maggiore disponibilità economica dei cittadini valdostani, che vantano un Pil pro capite al 2014 quasi doppio rispetto a quello dei cittadini molisani e lucani. Similmente, gli investimenti fissi e i consumi valdostani sono molto alti rispetto sia al dato nazionale che a quello del solo Nord. Al contrario, le percentuali stimate di sommerso sono molto più alte in Molise e Basilicata.
Irene Vanini, Itinerari Previdenziali
04/05/2018