L'aspettativa di vita in salute in Europa: un'analisi di dati e tendenze

Se vivere più a lungo non significa necessariamente vivere in buona salute, comportamenti virtuosi come esercizio fisico e sana alimentazione diventano ancora più essenziali per assicurarsi una longevità "serena": quali le abitudini degli italiani nel confronto con il resto d'Europa?

Giulia Sordi

L'aspettativa di vita in salute rappresenta un indicatore cruciale per comprendere non solo la durata della vita di una popolazione, ma anche di quanto tempo le persone vivono in buone condizioni fisiche e mentali. In un contesto globale – e in particolar modo in Europa - che vede il progressivo invecchiamento della popolazione e il persistere di malattie croniche, l'aspettativa di vita in salute sta diventando una misura sempre più importante anche per garantire la sostenibilità della spesa sanitaria pubblica nei delicati equilibri di bilancio nazionale. 

Come evidenziato dal Dodicesimo Rapporto Itinerari Previdenziali, nel 2023, in Italia, la spesa sanitaria è stata di 131,119 miliardi, in aumento rispetto al periodo pre-COVID la di 15,67 miliardi a fronte di una riduzione della popolazione residente di 651.488 persone, portando la spesa pro capite da 1.935 euro del 2019 agli attuali 2.222 euro. Non solo nel nostro Paese, ma nell’intero Vecchio Continente, l’inarrestabile invecchiamento della popolazione richiederà in futuro un maggior impiego di risorse per sanità e assistenza (in particolare per la non autosufficienza), costi che aumenteranno ulteriormente se non si promuoveranno azioni volte a sensibilizzare temi quali la prevenzione sanitaria e l’importanza di un corretto stile di vita

Secondo i dati Eurostat, già oggi, quasi la metà della popolazione anziana dell’UE (persone di età pari o superiore a 65 anni) ha segnalato difficoltà in almeno un’attività di cura personale o domestica e, più nel particolare il 23,6% ha segnalato limitazioni in almeno una delle attività basilari come nutrirsi, alzarsi dal letto o dalla sedia, vestirsi, usare i servizi igienici, lavarsi.


Cosa si intende per aspettativa di vita in salute? La situazione attuale in Europa

L'aspettativa di vita in salute (o "healthy life expectancy", HLE) è un indice che misura il numero medio di anni che una persona può aspettarsi di vivere in buona salute, senza disabilità o malattie invalidanti. A differenza dell'aspettativa di vita totale, che si concentra esclusivamente sulla durata della vita, l'HLE tiene conto anche della qualità della vita vissuta. 

Secondo gli ultimi dati forniti da Eurostat (2022), nel Vecchio Continente vi è un ampio gap tra aspettativa di vita e aspettativa di vita in salute: interessante osservare come nell’Unione Europea l’aspettativa di vita alla nascita sia pari a 83,3 anni per le donne e di 77,9 anni per gli uomini, registrando un divario di genere di circa 5,4 anni. Andando tuttavia ad analizzare il dato relativo all’aspettativa di vita alla nascita in salute si osserva come il valore scenda a 62,8 anni per le donne e a 62,4 anni per gli uomini, con un gender gap di soli 0,4 anni. Si può pertanto desumere che gli uomini, tendono a trascorrere una quota maggiore (80,1%) della loro vita – seppur un po’ più breve - liberi da fattori invalidanti rispetto alle donne (75,4%) che, vivono di più, ma rimangono condizionate per più anni in stati di limitata mobilità. Sussistono in ogni caso notevoli differenze tra gli stati membri dell’UE, con Malta Paese più “virtuoso”: il Paese si trova al primo posto della classifica per l’aspettativa di vita in salute sia per gli uomini che per le donne (di poco superiore ai 70 anni). Fanalino di coda, la Lettonia e la Danimarca con valori che si fermano rispettivamente a 53 anni per gli uomini e a 54,6 per le donne.

Analizzando i dati relativi all’aspettativa di vita in salute dopo i 65 anni, la classifica europea cambia, con i Paesi del Nord Europa (Svezia, Norvegia, Islanda) che passano ai primi posti nel confronto europeo; stati che storicamente hanno fatto proprie campagne di sensibilizzazione in ambito sociale, educativo e prevenzione sanitaria. I fattori che determinano l'aspettativa di vita in salute sono infatti molteplici e interconnessi e riguardano, oltre alla qualità e alla promozione delle cure sanitarieanche la prevenzione intesa a 360 gradi come attenzione alla bontà (o meno) del proprio stile di vita

Figura 1 – Aspettativa di vita in salute alla nascita e dopo i 65 anni

Figura 1 – Aspettativa di vita in salute alla nascita e dopo i 65 anni

Fonte: Eurostat

 

Stile di vita in Europa: alimentazione ed esercizio fisico

Il benessere fisico e mentale dell’essere umano dipende in gran parte dalle scelte quotidiane di ciascun individuo, e per tale motivo diventerà sempre più fondamentale prestare attenzione ai seguenti fattori: alimentazione equilibrata, abitudini dannose, attività fisica regolare. Nel 2019, Eurostat ha dunque analizzato le abitudini alimentari degli europei con lo scopo di monitorare i progressi verso un corretto stile di vita: si è perciò monitorato, da una parte, il consumo di porzioni di frutta e verdura consumate quotidianamente e, dall’altra, quello di bibite analcoliche e alcoliche.

In Unione Europea, mediamente più della metà della popolazione ha dichiarato di consumare da 1 a 4 porzioni di frutta e verdura al giorno, mentre circa 1 persona su 8 ha dichiarato di consumare quotidianamente almeno 5 porzioni. Tra gli Stati membri dell’UE, il consumo giornaliero di almeno 5 porzioni di frutta e verdura differisce notevolmente. Circa 3 persone su 10 in Irlanda (32,9%) e Paesi Bassi (29,5%) consumano almeno 5 porzioni di frutta e verdura al giorno, rispetto a meno del 6,0% in Austria, Slovenia, Bulgaria e Romania.

Figura 2– Distribuzione della popolazione over 15 in base al numero di porzioni di frutta e verdura consumate al giorno (anno 2019)

Figura 2– Distribuzione della popolazione over 15 in base al numero di porzioni di frutta e verdura consumate al giorno (anno 2019)

Fonte: Eurostat

Di contro, poco più di 1 su 10 (il 9,1% della popolazione di riferimento) consuma bevande analcoliche zuccherate almeno 1 volta al giorno, circa il 6,1% della popolazione beve bibite dalle 4 alle 6 volte alla settimana, quindi poco meno di u1na volta al giorno, e quasi un quinto (18,7%) della popolazione mantiene nelle proprie abitudini l’uso di bibite da 1 a 3 volte alla settimana, cioè almeno 1 volta alla settimana, ma meno di 1 giorno su 2. A questo dato, si aggiunge poi l’assunzione di bevande alcoliche: andando a osservare il consumo “pesante” di alcol (più di 60 grammi di etanolo puro in una singola occasione), si osserva come in EU il fenomeno coinvolga quasi 1 cittadino su 5 con una regolarità di almeno 1 volta al mese. Percentuale che varia ampiamente tra uomini e donne (i primi 2,3 volte più soggetti rispetto al sesso femminile) e tra gli Stati membri dell'UE, dal 3,5% a Cipro a oltre il 30% in Germania (30,4%), Lussemburgo (34,3%), Romania (35%) e con un picco del 37,8% in Danimarca.

Sul fronte dell’esercizio fisico, l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda agli adulti un livello minimo di due ore e mezza di attività fisica aerobica di moderata intensità a settimana, da svolgere in sessioni della durata di almeno 10 minuti, suggerendo altresì attività di rafforzamento muscolare che coinvolgono i principali gruppi (frequenza di 2 o più giorni alla settimana). Le statistiche di Eurostat sull’esercizio fisico “benefico” degli europei vedono il 44,3% delle persone di età pari o superiore a 15 anni impegnato a praticare sport aerobici per almeno 10 minuti almeno 1 volta alla settimana. Tra gli Stati membri dell’UE, questa percentuale varia notevolmente da meno del 10% in Romania al 75,3% e 75,8% in Svezia e Danimarca (la Norvegia raggiunge l'84,2%). Suddividendo la popolazione per età, i dati differiscono: oltre un quarto (26,9%) delle persone di età compresa tra 18 e 24 anni e più di un quinto (20,5%) delle persone di età compresa tra 25 e 34 anni hanno svolto le attività fisiche raccomandate in una settimana. Questa percentuale diminuisce progressivamente nelle fasce di età successive, arrivando alla soglia del 7,4% nella fascia di età più anziana, tra le persone di età pari o superiore a 65 anni. Interessante osservare come Lussemburgo, Norvegia e Islanda percentuali rilevanti di “over 65” praticano regolarmente attività fisica, raggiungendo la quota massima del 25,2% in Svezia (Paese con i valori più elevati di anni in salute dopo il compimento dei 65 anni d’età). Tra i valori, spicca (in negativo) il caso dell’Italia che registra valori inferiori alla media europea in tutte le fasce d’età analizzate. 

Figura 3– Attività aerobiche e di rafforzamento muscolare in una settimana tipo (anno 2019)

Figura 3– Attività aerobiche e di rafforzamento muscolare in una settimana tipo (anno 2019)

Fonte: Eurostat

In conclusione, mentre alcune nazioni europee registrano risultati eccellenti, altre realtà devono affrontare sfide significative per migliorare le attuali previsioni sull’aspettativa di vita in salute della propria popolazione. I dati confermano che laddove si sia investito in solide politiche volte a promuovere uno stile di vita corretto tra i cittadini, che incentivino un invecchiamento attivo e sano, la popolazione può godere di una vita lunga, indipendente e soddisfacente, con nulle o circoscritte limitazioni, anche dopo i 65 anni d’età.

Insieme a sistema sanitario efficiente e facilmente accessibile, è così possibile migliorare la vita di milioni di europei e garantire che l'aspettativa di vita in salute continui a crescere in modo equo e sostenibile, contribuendo anche a ridurre il carico, già notevole, sulle strutture sanitarie e sui conti pubblici nazionali. 

Giulia Sordi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

25/2/2025

 

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