Compagnie di Assicurazione e sostenibilità, una sinergia sempre più forte

In un contesto economico incerto, le gestioni separate possono rivelarsi un porto sicuro, in grado di offrire non solo rendimento ma anche neutralità alla volatilità: se a queste due componenti si aggiunge anche l'attenzione agli investimenti sostenibili, appare chiaro come la ricetta possa avere un futuro vincente

Lorenzo Vaiani

Grazie al Quaderno di Approfondimento “ESG e SRI, le politiche di investimento sostenibile degli investitori istituzionali italiani” curato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, è ormai possibile avere una mappatura pressoché completa ed esaustiva del panorama degli investimenti sostenibili dei principali player istituzionali del Paese. Perimetro all’interno del quale, con particolare riferimento alla dimensione del welfare privato, un ruolo centrale è rivestito dalle Compagnie di Assicurazione: una centralità che va oltre la dimensione strettamente patrimoniale, e che riguarda la loro stessa funzione oltreché la natura dei loro investimenti. 

All’edizione 2023 hanno partecipato 21 soggetti, tra imprese e gruppi assicurativi, per un totale investimenti, al 31 dicembre 2021, prossimo ai 300 miliardi di euro, che pesa il 42% sul totale investimenti, pari a 715 miliardi, della classe C (rami Vita, esclusi i prodotti linked, e rami Danni). Di questi 300 miliardi censiti dall’indagine oltre la metà viene investita seguendo politiche SRI. Inoltre, tra gli investitori istituzionali sono proprio le Compagnie di Assicurazione i soggetti con la maggior incidenza percentuale rispetto all’adozione formale di una politica SRI, implementata da 17 imprese o gruppi su 21 (81%). Dati che appunto già corroborano l’esistenza di un binomio sinergico tra Compagnie di Assicurazione e investimenti sostenibili.

Scendendo maggiormente nel dettaglio dei prodotti acquistati direttamente dalle Compagnie di Assicurazione, anche per il 2023 restano saldamente al primo posto i fondi comuni tradizionali (73%), strumento storicamente caro alle Compagnie e che, per il solo settore Vita, nell’anno 2021 - sulla base di quanto emerso dall’ultima edizione del Report sugli investitori istituzionali - è arrivato ad avere un’incidenza percentuale sull’intera asset allocation di circa il 15% (poco meno di 99 miliardi di euro).  Seguono a leggera distanza i titoli di debito, scelti da 10 delle 17 Compagnie che acquistano direttamente prodotti connotati dai criteri ESG (67%), le infrastrutture e le azioni, entrambe con il 53% di preferenze. 

        Figura 1 - Tipologia di prodotti sostenibili acquistati direttamente dalle Compagnie di Assicurazione
che adottano una politica ESG 

 Figura 1 - Tipologia di prodotti sostenibili acquistati direttamente dalle Compagnie di Assicurazione che adottano una politica ESG

Fonte: Quaderno di Approfondimento “ESG e SRI, le politiche di investimento sostenibile degli investitori istituzionali italiani”

Un focus specifico meritano poi gli investimenti detenuti in portafoglio che rispondono agli Articoli 8 o 9 della normativa SFDR, rispetto alla quale emergono tendenze complementari: da un lato, la lieve diminuzione dell’incidenza di fondi Art.8 e Art.9 non di diritto italiano dal 75% al 65% e, dall’altro, l’incremento di fondi Artt. 8 e 9 di diritto italiano, passati dallo 0% al 10%, e quelli solo art.8 cresciuti dal 13% al 15%. Anche per via della forte propensione all’acquisto diretto, molte Compagnie hanno poi optato per attrezzarsi e predisporre al proprio interno figure con un know how adeguato alle tematiche ESG. Sono infatti oltre la metà quelle dotate di una figura se non addirittura di un intero team dedicato. Inoltre, tra chi è attualmente privo di una expertise interna su questi temi il 55% tende a usufruire di un supporto esterno. Valori che si discostano peraltro in modo significativo da quelli rilevati per l’intero panorama istituzionale: in questo caso, la percentuale aggregata di chi è dotato di figure interne è solo del 22%.

È su questa forte base di attenzione agli investimenti sostenibili che le gestioni separate hanno la possibilità di beneficiare di un ulteriore volano, soprattutto alla luce di un contesto caratterizzato da un’attenzione diffusa da parte di tutta la collettività alle tematiche legate alla sostenibilità, rispetto alle quali possono rappresentare un veicolo primario. Infatti, oltre allo storico ruolo rivestito dai fondi comuni, più o meno dedicati ad aspetti di sostenibilità, e che per lungo tempo hanno caratterizzato gli investimenti delle gestioni separate, possono aggiungersi anche  investimenti diretti in ambiti come, ad esempio, corporate bond, equity e debt, soprattutto di natura infrastrutturale. A riprova si consideri che, come emerge dal Quaderno, i settori che secondo le imprese assicuratrici rispondenti beneficeranno di maggiori investimenti nel prossimo futuro si confermano le energie rinnovabili, indicate da ben 16 Compagnie rispondenti e, a seguire, le infrastrutture sanitarie con 9 preferenze.

Appare dunque chiaro che in un contesto macroeconomico tornato favorevole all’offerta da parte delle Compagnie di Assicurazione di prodotti legati alle gestioni separate, contraddistinti da rendimenti non trascurabili e in grado di neutralizzare in maniera importante la volatilità, la possibilità di caratterizzare gli stessi anche con aspetti intrinsecamente legati agli investimenti sostenibili può determinare un importante vantaggio in termini di competitività sul mercato. 

Lorenzo Vaiani, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

15/5/2023 

 
 

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