Compagnie di Assicurazione: un patto a sostegno del welfare

L'attuale contesto di incertezza e cambiamenti strutturali aumenta l'esigenza di protezione per i cittadini e l'attenzione per la sostenibilità del sistema economico-sociale. In ambito welfare, occorrono iniziative mirate a una maggiore sinergia tra pubblico e privato, rafforzando coperture sanitarie, gestione del rischio non autosufficienza e previdenza complementare 

Bruno Bernasconi

L’Assemblea ANIA dello scorso 2 luglio è stata un’occasione importante per ribadire il ruolo delle assicurazioni in un momento storico di forte incertezza e profondi cambiamenti, caratterizzato da crisi improvvise sempre più frequenti. Un’epoca di trasformazioni strutturali (dalle tensioni geopolitiche, ai trend demografici passando per il cambiamento climatico e la rivoluzione tecnologica) che accrescono i rischi e mettono sotto pressione la stabilità dei sistemi economico-sociali, aumentando la necessità di strumenti di tutela. 

Come sottolineato dal Presidente ANIA, Giovanni Liverani, “noi assicuratori, offrendo prestazioni di protezione, previdenza e risparmio, prevenzione e assistenza rafforziamo la capacità di famiglie e imprese e, in ultima analisi, dell’intero Paese di superare gli impatti di shock esterni, trend demografici avversi e, più in generale, rischi di qualsiasi naturaNei momenti come questi, è importante dotarsi di strumenti per la soluzione delle crisi o almeno per la mitigazione degli impatti negativi. E se il problema sono volatilità, incertezza e rischi, l’assicurazione è senza dubbio uno degli strumenti più adeguati ed efficaci di cui disponiamo”.

In quest’ottica, le Compagnie di Assicurazione non svolgono solo una funzione di protezione “sociale”, ma sono anche attori strategici per il finanziamento dell’economia reale per la natura dei loro investimenti, tramite la raccolta di risparmio a medio lungo termine, rappresentando uno degli investitori istituzionali più importanti del Paese. Un ruolo che deriva principalmente dal modello di business sottostante e dal fatto che i prodotti assicurativi vita hanno durate contrattuali particolarmente lunghe e, quindi, gli assicuratori hanno la necessità di distribuire i propri attivi in investimenti con duration corrispondenti, che trovano la loro massima collocazione in titoli di Stato. Nel 2024, il totale degli investimenti del settore ha superato i 1.000 miliardi di euro (il 72% relativo a contratti assicurativi Danni e Vita diversi dalle polizze linked e il restante 28% relativo alle sole polizze linked), poco meno del 50% del PIL, di cui 245 miliardi investiti in debito sovrano italiano, pari a circa il 10% dell’intero stock di titoli di Stato in circolazione.

Entrando più nel dettaglio dei numeri, lo scorso anno i premi del portafoglio diretto italiano sono stati pari a oltre 150 miliardi, in aumento del 16% rispetto all’anno precedente. Una crescita guidata soprattutto dal comparto Vita, che ha segnato un +19,5% (dopo il -3,5% del 2023) a 110,5 miliardi, il volume più alto dal 2017, e con le riserve – pari a circa 800 miliardi – che rappresentano circa il 13% dello stock delle attività finanziarie delle famiglie italiane. Tale risultato è stato determinato dal significativo aumento del volume premi registrato dalle polizze unit-linked(+49,1% rispetto al 2023), che beneficiano delle performance positive degli indici azionari, e da quello più contenuto delle polizze tradizionali di ramo I (+10,9%), ancora in parte penalizzate dalla “concorrenza” di rendimenti obbligazionari che si mantengono attrattivi. Nel complesso, per effetto dell'aumento delle entrate e di quello più contenuto delle uscite, la raccolta netta, definita come la differenza tra i premi e gli oneri relativi ai sinistri, è stata negativa per 3,4 miliardi, in forte miglioramento rispetto ai -8,5 miliardi del I semestre 2024, e ancor più rispetto ai quasi -22 miliardi del 2023.

Numeri che evidenziano l’importanza del sistema assicurativo nel tessuto socio-economico italiano e che, guardando al futuro, alla luce dei sopracitati megatrend strutturali in atto, aumentano la necessità di maggiori sinergie tra pubblico e privato in quello che il Presidente Liverani ha definito un “Patto per un’Italia protetta e quindi più forte e competitiva”. In particolare, il settore assicurativo potrebbe certamente aiutare ad alleviare le crescenti pressioni di spesa a livello di sistema sul welfare, contribuendo a colmare il gap di protezione non garantito dallo Stato. L’attuale tendenza demografica ha infatti inevitabili conseguenze sulle funzioni di previdenza, sanità e assistenza, imponendo l’esigenza consolidare un secondo pilastro in una logica di complementarità con l’intervento pubblico. In questi tre ambiti, ANIA pone quindi l’accento sull’urgenza di iniziative sistemiche mirate a rafforzare la previdenza integrativa, il Sistema Sanitario Nazionale, la gestione della non-autosufficienza. 

Nel dettaglio, occorre in primo luogo rivedere i meccanismi di adesione alla previdenza complementare tramite misure volte a incentivare adesioni e contribuzioni, come sottolineato anche dalla COVIP, in un contesto in cui, da un lato, l’invecchiamento della popolazione mina la stabilità del sistema pensionistico pubblico e, dall’altro la frammentazione delle carriere e l’instabilità del mercato del lavoro incidono negativamente sui tassi di sostituzione. A ciò si aggiunge il capitolo salute, in cui l’assenza di un secondo pilastro regolamentato ha portato a un aumento della spesa out of pocket dei cittadini, pari a oltre 40 miliardi, e delle pressioni sul SSN, laddove una collaborazione strutturata con il settore privato potrebbe contribuire ad alleggerire il carico finanziario e operativo sulla sanità pubblica e facilitare un accesso più tempestivo e ampio alle cure.

Infine, sul tema della non autosufficienza che, nonostante venga spesso indicato come una delle principali preoccupazioni da parte degli italiani, presenta sostanzialmente “un buco di sistema” che risponda all’incremento dei bisogni di assistenza della popolazione anziana connessi all’aspettativa di vita. Per questo motivo, urge avviare un percorso di riforma strutturale che favorisca una diffusione su base universale della LTC, con l’accantonamento graduale di risorse sin dalla giovane età e prodotti assicurativi a vita intera e prestazioni chiaramente definite che, in altri Paesi, sono già uno standard.

Bruno Bernasconi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

28/7/2025

 
 
 

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