La redistribuzione del carico fiscale IRPEF negli ultimi 16 anni

Come si è redistribuito il carico fiscale IRPEF fra le varie fasce di reddito negli ultimi 16 anni? I dati MEF e Agenzia delle Entrate rielaborati nell'ultimo Osservatorio Itinerari Previdenziali offrono un quadro chiaro su cui riflettere per valutare proposte di riforma del sistema fiscale

Michaela Camilleri

Dai dati MEF e Agenzia delle Entrate rielaborati nell’ultimo Osservatorio Itinerari Previdenziali emerge una fotografia chiara delle dichiarazioni IRPEF rese dagli italiani nel 2024 relative all’anno fiscale 2023 che dovrebbe quanto meno far riflettere quando si discute di riforma del sistema fiscale. Estendere agli ultimi 16 anni lo sguardo di osservazione, analizzando gli andamenti delle principali variabili demografiche ed economiche e la distribuzione dell’imposta versata sia per fasce di reddito, è poi molto utile per valutare il grado di sostenibilità della spesa pubblica nel suo complesso e, in particolare, per la protezione sociale. Un lungo periodo in cui, da un lato, si sono susseguite anche crisi di rilievo come quella finanziaria del 2008, quella pandemica del 2020 e infine l’invasione della Russia in Ucraina con la conseguente impennata, dall’altro, sono intervenute importanti modifiche fiscali.

La prima evidenza che emerge dall’analisi dei trend di medio periodo è l’incremento dei redditi complessivamente dichiarati, che nel 2023 hanno raggiunto i 1.006 miliardi di euro. Tuttavia, al confronto con l’andamento delle altre variabili economiche tra il 2008 e il 2023, si nota come l’aumento complessivo sia stato pari al 28,46% (223.469 miliardi), circa 2,3 punti percentuali meno dell’inflazione che, nello stesso arco temporale, ha segnato un +30,87%. I redditi sono quindi cresciuti meno dell’inflazione ma anche del PIL (+30,59%), a fronte di una spesa per il welfare che, nello stesso periodo, è salita invece del 45%. 

Senza considerare la riduzione dovuta al TIR – Trattamento Integrativo, il gettito IRPEF complessivo (ordinaria e addizionali) è invece aumentato del 34,34% tra il 2008 e il 2023, circa 3 punti percentuali in più sia dell’inflazione sia del PIL. Al netto del TIR, valore più aderente alla realtà perché riflette il flusso di cassa in entrata e quindi quanto pagano effettivamente gli italiani, l’IRPEF totale versata nel 2023 ammonta a 207,15 miliardi, in aumento del 9,43% rispetto all’anno precedente. Interessante peraltro guardare al dettaglio che vede l’IRPEF ordinaria (185,58 miliardi nell’ultimo anno di analisi) cresciuta del 26,96%, quella regionale (15,23 miliardi) dell’83,22% e quella comunale (6,35 miliardi) del 113,12%: un incremento particolarmente vistoso, quest’ultimo, per quanto le addizionali comunali – cresciute di pari passo con le riduzioni dei trasferimenti statali ai comuni - restino su importi complessivamente modesti.

Nello stesso periodo il numero di cittadini dichiaranti, cioè coloro che presentano la dichiarazione annuale dei redditi, dopo un periodo di riduzione dovuto anche agli effetti della crisi iniziata nel 2008 e protrattasi fino al 2014, è cresciuto leggermente fino al 2019 per poi scendere nel 2020 a 41.180.259 (-0,83% rispetto al 2019 e a -1,49% rispetto al 2008). Dal 2021 è ripresa la crescita con il +0,77% del 2021, +1,28% del 2022 e +1,29% del 2023, che hanno portato a superare il valore del 2008 (42,570 milioni di dichiaranti, +767.176 unità) per il secondo anno consecutivo. Negli ultimi tre anni è cresciuto anche il numero dei versanti, ovvero i dichiaranti che presentano una dichiarazione positiva e pagano almeno 1 euro di IRPEF, attestandosi a 33,540 milioni. Anche a causa degli effetti pandemici, nel 2020 il numero è sceso a 30,327 milioni (-2,68% sul 2019), che rappresenta il dato più basso della serie storica, molto lontano dal massimo 31,59 milioni del 2011 e ancora inferiore a quello di inizio serie nel 2008, per poi riprendersi nei successivi tre anni raggiungendo il massimo nel 2023 con un +7,89% sul 2008. Nonostante il dato sia in crescita, occorre prestare ancora attenzione al fatto che se solo 33,540 milioni di abitanti su 58 milioni presentano una dichiarazione positiva significa che poco meno della metà della popolazione è a carico di qualcuno, mettendo a rischio la sostenibilità finanziaria del nostro sistema di welfare sempre più costoso anche per effetto dei trend demografici in atto.

Figura 1 – L’andamento del numero di contribuenti, versanti e ammontare IRPEF pagata negli ultimi 16 anni (ammontare in miliardi)

Figura 1 – L’andamento del numero di contribuenti, versanti e ammontare IRPEF pagata negli ultimi 16 anni (ammontare in miliardi)

Fonte: Osservatorio sulla spesa pubblica e sulle entrate 2025, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

Ma come si è redistribuito il carico fiscale IRPEF tra le diverse classi di reddito nel periodo intercorso tra 2008 e 2023?Dall’analisi degli andamenti negli ultimi 16 anni, emergono tre fenomeni di particolare rilievo: un aumento di coloro che si dichiarano senza reddito (+640mila), un lieve aumento del numero complessivo dei contribuenti (+767mila) e una robusta crescita dei “versanti” (+2,45 milioni). Da sottolineare, inoltre, un significativo passaggio di dichiaranti dalle fasce più basse a quelle più alte, a incrementare così le cosiddette classi medie, a partire da quella con redditi tra 20mila e 29mila euro. Scendendo nel dettaglio, le prime classi di contribuenti fino a 20mila euro si riducono di 6,507 milioni, mentre quelle successive da 20 fino a 55mila euro aumentano di circa 6,324 milioni, a riprova di un positivo “slittamento verso l’alto” dei redditi più bassi che vanno a incrementare le fasce al di sopra dei 20mila euro. 

Un fenomeno che riguarda non solo i dichiaranti ma anche i versanti, vale a dire coloro che pagano effettivamente almeno 1 euro di IRPEF: si riducono infatti di circa 4,614 milioni di soggetti le classi fino a 20mila euro, mentre salgono di 6,131 milioni per le classi successive fino a 55mila euro di redditi dichiarati, con un conseguente incremento dei versanti con un’imposta netta più alta. 

Questo quadro apparentemente positivo nasconde, però, alcune ombre. Esaminando gli importi versati per classi di reddito, emerge che i contribuenti fino a 20.000 euro riducono il gettito dai 27,5 miliardi del 2008 agli 11,69 miliardi del 2023, con una diminuzione di 15,82 miliardi (-58%); i contribuenti con redditi da 20 a 29 mila euro, versano 2,757 miliardi in più del 2008 grazie al robusto incremento dei versanti (+1.793.003), mentre per tutte le successive classi crescono sia i contribuenti sia il versato. In particolare, i contribuenti dello scaglione da 29 a 35mila versano 11,32 miliardi in più rispetto al 2008 (+71,03%), quelli da 35 a 55mila, 20,99 miliardi in più (+76,33%) e quelli da 55 a 100mila 11,36 miliardi in più (44,23%). Aumentano anche i versamenti dei contribuenti tra 100 e 200mila di 9,154 miliardi (+59,57%) e quelli oltre i 200 mila euro di 9,951 miliardi (+82,93%).

Figura 2 – Confronto 2008-2023 tra il numero di contribuenti, versanti e ammontare IRPEF per scaglione di reddito 

Fonte: Osservatorio sulla spesa pubblica e sulle entrate 2025, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

È, dunque, vero che il gettito aumenta di 49,71 miliardi ma con una sempre più marcata la divaricazione tra classi: nel confronto 2008-2023, le fasce fino a 29mila euro “perdono” 13,06 miliardi di imposte pagate, mentre per quelle da 29mila in su l’incremento è di 62,77 miliardi. Risultati che sembrano scontrarsi con la narrazione di molti media e di buona parte della politica circa un progressivo impoverimento delle classi meno abbienti: al contrario, i dati evidenziano una netta riduzione del carico fiscale a favore dei redditi fino a 20mila, che sono peraltro anche quelli che più beneficiano di bonus, detrazioni e altre forme di agevolazione. 

Michaela Camilleri, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

9/10/2025

 
 

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