Lasciti: chi eredita in un mondo in cui si fanno sempre meno figli?

Il tema dell'invecchiamento, oltre alle implicazioni in ambito economico-sociale, porta con sé anche la questione inerente ai lasciti testamentari: a chi verrà trasferita la ricchezza dei patrimoni senza eredi? Aumento dei consumi della Silver Economy e maggiori donazioni a enti del Terzo Settore sembrano le ipotesi più plausibili, ma in assenza di testamento incassa lo Stato

Bruno Bernasconi

Come è ormai noto, la transizione demografica in atto avrà un impatto rilevante tanto a livello economico quanto a livello sociale. L’aumento della percentuale di anziani sul totale della popolazione avrà conseguenze in primis sulla struttura del mercato del lavoro e sulla sostenibilità del patto intergenerazionale alla base del sistema pensionistico, senza contare le inevitabili implicazioni sulla spesa sanitaria. Un trend non scevro di criticità ma che non deve provocare inutili allarmismi, a patto però di trovare le risposte giuste cavalcando anche le opportunità offerte da quella che è ormai comunemente definita Silver Economy. Tra gli aspetti più rilevanti, ad esempio, il fenomeno impone un profondo ripensamento del nostro sistema di protezione sociale, rendendo necessario una maggiore integrazione tra welfare pubblico e privato per arrivare a una forma di welfare mix che alleggerisca il peso su una situazione dei conti pubblici già alle prese con bassi tassi di crescita economica ed elevati livelli di debito. 

L’invecchiamento della popolazione, unito a un altro fenomeno a esso strettamente collegato, ossia il cambiamento della composizione dei nuclei familiari che vede un progressivo aumento di famiglie senza figli se non addirittura mononucleari, porta però con sé un’altra questione, ancora poco dibattuta: la crescita dei “patrimoni senza eredi”. Se è vero che i Millenials si apprestano a essere la generazione più ricca della storia grazie ai beni e asset accumulati da nonni e genitori, figli del boom economico del Secondo Dopoguerra, è naturale chiedersi a chi verrà a sua volta trasferita questa ingente ricchezza in un mondo in cui si fanno sempre meno figli. Per fare un esempio, solo in Italia l’Associazione Italiana Private Banking stima un passaggio di ricchezza verso le generazioni più giovani pari a 180 miliardi di euro entro il 2028, destinato a salire fino a 300 miliardi entro il 2033. 

Ma cerchiamo di fare ordine approfondendo i numeri del fenomeno a partire da quelli della demografia, che appare ormai già scritta per almeno i prossimi 20-30 anni. In base agli ultimi dati Istat, gli over 65 anni in Italia sono attualmente 14,4 milioni di cui 4,55 milioni di over 80enni, pari rispettivamente a circa il 24% e al 7,7% della popolazione; percentuali che cresceranno rispettivamente al 35% e al 14% nel 2050. A livello di composizione dei nuclei familiari, invece, oltre il 72% degli over65 è  rappresentato da persone sole o da coppie senza figli, con una percentuale in questo caso destinata a rimanere pressoché costante nel tempo. 

Figura 1 - La dimensione della popolazione over 65 nel tempo

Figura 1 - La dimensione della popolazione over 65 nel tempo

Fonte: elaborazioni a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

Per quanto riguarda la ricchezza delle famiglie italiane, misurata come somma delle attività non finanziarie (abitazioni, terreni, ecc.) e delle attività finanziarie (depositi, titoli, azioni, ecc.), al netto delle passività (prestiti a breve termine, a medio e lungo termine, ecc.), a fine 2022 ammontava a oltre 10.400 miliardi di euro, di cui circa la metà detenuta dagli over 65enni. Si tratta quindi di un ingente quantitativo di risorse che nei prossimi 20-25 anni verrà in parte trasferito a figli o parenti: cosa sarà invece dei sempre più numerosi “patrimoni senza eredi”? Si tratta di una cifra, quella della ricchezza over65, a oggi pari a oltre 5.000 miliardi di euro, ossia circa 2,5% il PIL italiano, su cui tuttavia occorre fare alcune considerazioni, Innanzitutto, in assenza di figli, è verosimile ipotizzare una minore propensione al risparmio tra i più anziani e un cambiamento delle motivazioni che portano le persone a investire, venendo meno la volontà di costruire e lasciare qualcosa per i futuri eredi, a favore del mantenimento di un tenore di vita adeguato e, più in generale, per garantire il benessere nella terza e quarta età. Tradotto, significa che è probabile una diversa asset allocation all’interno dei portafogli degli individui e un incremento dei consumi della Silver Economy. 

D’altra parte, è ragionevole ipotizzare anche un aumento dei lasciti testamentari a favore del terzo settore: secondo un’indagine realizzata da Walden Lab-Eumetra per il Comitato testamento solidale, sono circa 500mila gli italiani con più di 50 anni che hanno previsto un lascito a enti non profit nel proprio testamento, mentre la percentuale di coloro che si dichiarano favorevoli a prenderlo in considerazione cresce al 22% dal 19% del 2023. Un’analisi più approfondita sul tema viene fornita da uno studio della Fondazione Cariplo, che – con riferimento alla platea over 65 - stima per l’Italia un trasferimento di ricchezza mortis causa tra il 2020 e il 2040 di 3.222 miliardi di euro [1], di cui 88,1 miliardi potrebbero essere costituiti da lasciti al Terzo Settore nel caso in cui tutte le persone singole e le famiglie senza eredi devolvano interamente il proprio patrimonio a istituzioni di beneficenza, mentre le famiglie con eredi non destinino nulla. Nel caso più realistico, in cui solo in presenza di testamento una parte della ricchezza disponibile (esclusa la quota legittima), venga devoluta al Terzo Settore (50% per singoli e famiglie senza eredi, 5% per le altre), i lasciti stimati potrebbero essere invece pari a 35,7 miliardi di euro.

Lo studio sottolinea, infatti, che i potenziali lasciti al Terzo Settore possono provenire solo da persone che hanno redatto un testamento, considerando quindi nelle stime solo la quota delle eredità diverse dalla legittima in presenza di quest’ultimo. È opportuno ricordare che in Italia solo chi fa testamento può disporre liberamente di una parte dei propri beni, mentre in caso contrario il patrimonio viene ripartito tra gli eredi, a partire da quello più prossimo, o, in assenza di eredi, viene devoluto allo Stato

Quest’ultima considerazione apre la via a un’altra ipotesi circa il destino dei “patrimoni senza eredi”, ossia quella di andare a rimpinguare le casse statali. In base dei dati sopra esposti, si può provare a calcolare l’importo massimo che potrebbe incassare oggi lo Stato, in un esercizio che presenta giocoforza diverse approssimazioni non tenendo conto di alcune ipotesi rilevanti soprattutto per il futuro (tra cui la minore tendenza al risparmio degli anziani, l’aumento dei lasciti al Terzo Settore, la propensione a fare testamento, la presenza di eredi diversi dai figli, e così via). Considerando appunto che tra i 14,4 milioni di over 65enni il 72% sono persone sole o coppie senza figli (10,37 milioni) e assumendo un’equidistribuzione dei circa 5.000 miliardi di ricchezza in capo a questa coorte di età, nel caso in cui l’intero ammontare del patrimonio venisse devoluto allo stato la cifra potenziale arriverebbe a circa 3.600 miliardi di euro. Un numero certamente irrealistico ma che aiuta a comprendere l’entità del fenomeno e impone quantomeno delle riflessioni. Da un lato, un’ulteriore e consistente nuova fonte di entrate rappresenterebbe ossigeno puro per un Paese che ogni anno si trova puntualmente nella difficoltà di trovare le coperture per finanziare le misure richieste. Dall’altro, i lasciti al Terzo Settore garantiscono una scelta consapevole su dove verrà veicolato il proprio patrimonio, oltre a offrire un sostegno concreto ad attività di interesse sociale, come enti caritatevoli, associazioni culturali o settori quali la ricerca scientifica. 

Bruno Bernasconi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

18/9/2024 


[1] Nell’arrivare al dato riportato dal Quaderno, Fondazione Cariplo ipotizza che la ricchezza di queste famiglie possa subire variazioni nel corso del tempo, ad esempio perché consumata per rispondere a bisogni urgenti. In particolare, sulla base delle variazioni medie annue dei patrimoni familiari rilevate dalle indagini sui bilanci delle famiglie della Banca d’Italia nel periodo 2006-2020, viene stimato che la ricchezza delle famiglie con capofamiglia over 65 si riduca dello 0,75% all’anno, calcolato come media dei differenziali riscontrati tra le famiglie più anziane e il totale delle famiglie in tutti i periodi considerati. 

 
 
 

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