ESG e Silver Economy, le chiavi per anticipare il futuro

Spesso i dati che indicano la necessità di puntare su alcuni settori o pratiche sono evidenti, ma ignorati: è stato il caso dell’ambiente, rischia di esserlo quello della condizione degli over 65. Perché aspettare di essere spalle al muro?

Giovanni Gazzoli

Che differenza c’è tra una moda e un’innovazione sociale? Forse il fatto che la prima è condivisa perché “si deve”, mentre la seconda si diffonde perché “ce n’è bisogno”. A ben guardare, questo è ad esempio quanto accaduto nei confronti della sostenibilità.

Pensiamo alla dimensione ambientale, ossia la più conosciuta tra le molte sfaccettature che caratterizzano un approccio sostenibile: il protocollo di Kyoto risale a oltre 20 anni fa, ma solo da poco tempo il rispetto dell’ambiente ha sfondato il pregiudizio che lo etichettava come chic e superfluo, entrando invece nel dibattito dell’opinione pubblica e nell’agenda dei policy maker come qualcosa di imprescindibile. Purtroppo, perché questo avvenisse, sono servite lezioni severe: non si contano più gli episodi e i dati che nell’ultimo decennio hanno testimoniato un peggioramento della situazione, in ogni angolo del mondo. È vero, si potrebbe obiettare che l’ultimo grande appuntamento, ossia COP 21 (di cui ricorre in questi giorni il quinto anniversario), sia stato un sostanziale fallimento, ma non è da dimenticare il peso della scelta prettamente politica effettuata da Trump nel ritirare gli USA, scelta che ha infinitamente indebolito l’intero processo.

Fino a poco tempo fa, insomma, la sostenibilità era considerata un optional, un vezzo. Oggi, al contrario, è il biglietto da visita per ogni progetto che voglia presentarsi come credibile, dalla costruzione di un edificio all’avviamento di un ristorante, passando per un investimento finanziario. 

Lo si è visto anche nelle scelte d’investimento degli investitori istituzionali, analizzabili nel Report del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, specificamente da tre indicatori: 1) tralasciando l’aumento in numero assoluto di enti che adotta tali investimenti (29, +1 sul 2019), paradossalmente ciò che è più interessante è il motivo per cui il resto degli enti ha detto no: in questa edizione, ben il 76% ha risposto che il tema è stato affrontato e verrà implementato in futuro, mentre l’88% di chi li attua addirittura incrementerà le politiche sostenibili all’interno dei loro investimenti; 2) la maggior parte degli enti (54%) giudica “buona” la conoscenza della normativa in tema di finanza sostenibile da parte degli organi interni, e solo il 4% non ritiene necessario approfondirne la conoscenza con percorsi di formazione interna, a dimostrazione della volontà di fare propria la materia in modo sempre maggiore; 3) le motivazioni alla base di queste scelte, per chi le adotta, sono sempre meno “ideali” e generiche e sempre più legate a motivazioni “reali”, come la gestione più efficace dei rischi finanziari o l’ottenimento di rendimenti finanziari migliori.

Il rovescio della medaglia dell’essere popolare, parlando di un tema di rilevanza sociale, è che viene tirato per la giacchetta in ogni occasione possibile, venendo “diluito” in un mare di promesse e intenzioni, che a volte fanno perdere di vista le priorità e le necessità per implementare le pratiche necessarie. È ancora il caso dei criteri ESG per gli investimenti finanziari di cui sopra, di cui viene spesso lamentata la mancanza di standard e criteri universali che possano permettere valutazioni oggettive e condivise.

Sempre a proposito di sostenibilità, c’è una dimensione che si sta solo ora pian piano affermando all’attenzione della società, seppure già in ritardo, come ha dimostrato la pandemia di COVID-19: la Silver Economy, vale a dire l’insieme delle attività e dei beni legati alla popolazione over 65. Una popolazione sempre più numerosa, sia in termini assoluti che in relazione alle altre fasce d’età, e che dispone di una ricchezza sempre maggiore, ma che, al contrario e di recente complice anche il nuovo coronavirus, vive una situazione personale e sociale sempre più complessa, caratterizzata in moltissimi casi da non autosufficienza e solitudine. La pandemia ha messo in ginocchio questa popolazione, dimostrando le enormi lacune che caratterizzano la cura e l’assistenza degli anziani, nonostante questi ultimi siano, specialmente nelle società occidentali, sempre più numerosi.

Ecco perché attivare risorse e ingegno in questo ambito è una mossa vincente: la domanda di beni e servizi specificamente rivolti ai senior crescerà sempre di più, e di conseguenza l’offerta, a svantaggio di chi si muoverà tardi. Lo ha dimostrato questo nefasto 2020, del resto: le società che hanno colto al volo i bisogni della popolazione, dalle mascherine ai termoscanner, hanno colto al volo un’occasione più unica che rara.

“Cambia prima di essere costretto a farlo” era il motto di Jack Welch jr., CEO di General Electric negli anni Ottanta: ciò che serve è la lungimiranza, dunque, parola chiave per muoversi in anticipo e farlo con le idee chiare.

Giovanni Gazzoli, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

2/11/2020

 
 

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