Fondazioni di origine Bancaria: la sostenibilità resta un faro nella politica di investimento?

Dopo l'enorme risonanza acquisita negli ultimi anni, stiamo ora assistendo a un cambiamento nel sentiment degli investitori in merito ai temi della sostenibilità: come si stanno muovendo le Fondazioni di origine Bancaria in un simile contesto? Alcuni spunti tratti dall'ultimo Quaderno Itinerari Previdenziali 

Michaela Camilleri

Dopo la grande risonanza acquisita negli ultimi anni, si sta assistendo più recentemente a un ridimensionamento o, forse, addirittura a un cambiamento strutturale nel sentiment degli investitori in merito ai temi della sostenibilità economica, sociale e ambientale? Guardando ai dati, i prodotti “sostenibili” sembrano aver subito una battuta d’arresto per svariati motivi: dall’eccesso di regolamentazione in Europa alle conseguenze dei ripensamenti sulle tematiche ambientali soprattutto negli Stati Uniti, dalle tempistiche stringenti per la transizione energetica, che hanno di fatto escluso alcuni settori di investimento, all’instabilità geopolitica che ha generato un forte bisogno di difesa e, quindi, di armamenti. Gli ultimi dati Morningstar Sustainalytics mostrano come i fondi sostenibili globali abbiano registrato nel primo trimestre del 2025 deflussi record per 8,6 miliardi di dollari, con un’inversione di tendenza significativa rispetto ai 18,1 miliardi di flussi in ingresso del trimestre precedente. E, per la prima volta dal 2018, si segnalano anche dei deflussi netti dai fondi ESG europei, quelli tradizionalmente più resilienti, che perdono 1,2 miliardi di dollari, interrompendo una serie di flussi netti positivi lunga oltre 6 anni. Fino al trimestre precedente, i fondi sostenibili europei avevano continuato ad attrarre capitali anche quando quelli convenzionali subivano perdite. Ora, invece, la tendenza si è invertita: i fondi ESG europei arretrano, mentre quelli tradizionali raccolgono 162 miliardi di dollari​. Situazione diversa negli Stati Uniti, dove i deflussi dai fondi ESG proseguono per il decimo trimestre consecutivo, con 6,1 miliardi di dollari ritirati solo nei primi 3 mesi dell’anno.

Figura 1 – Asset trimestrali dei sostenibili globali (in miliardi di dollari)

Figura 1 – Asset trimestrali dei sostenibili globali (in miliardi di dollari)

Fonte: Morningstar Direct, marzo 2025

Con riferimento a queste tematiche, le Fondazioni di origine Bancaria partono “avvantaggiate”, agendo con la consapevolezza determinata dalla loro stessa mission istituzionale di perseguire esclusivamente scopi di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico. Peraltro, la sostenibilità nell’orientamento della loro attività e nella gestione del patrimonio è stata incorporata anche nella Carta delle Fondazioni elaborata da Acri nel 2012, dove si sancisce che “nelle decisioni di impiego del proprio patrimonio vengono esclusi gli investimenti che presentino connessioni con situazioni di violazione dei diritti dell’uomo e delle norme di tutela dell’ambiente e del patrimonio storico, artistico e culturale, a tal fine ispirandosi a principi elaborati da organismi nazionali e sovranazionali”.

Come vengono implementati questi obiettivi nelle strategie di investimento? La settima edizione della survey curata dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali ha provato a rispondere a questa domanda intervistando – tra i 131 investitori istituzionali rispondenti - 39 Fondazioni di origine Bancaria che rappresentano oltre 36 miliardi di euro di attivo, pari al 75% del totale gestito dalle 85 Fondazioni italiane. 

I risultati dell’indagine evidenziano come il 46% delle Fondazioni incluse nel campione adotti esplicitamente una politica di investimento sostenibile (in aumento rispetto al 43% dello scorso anno e al 36% del 2023). Se è vero che, al confronto con gli altri investitori in analisi, le Fondazioni rappresentano una delle categorie che applica in misura minore una policy formale, è pur vero che gran parte dei soggetti rispondenti adotta comunque strategie di investimento SRI pur non seguendo un orientamento formalizzato. Solo 4 Fondazioni ammettono di non averne mai discusso in CdA e solo 2 di aver deliberato di non procedere, mentre tutte le altre dichiarano che il tema è stato affrontato e verrà implementato in futuro. In linea con quanto si evidenzia a livello aggregato, il principale ostacolo all’implementazioni di politiche di investimento sostenibile è la difficile misurabilità degli impatti e delle performance, citata dal 56% degli intervistati, seppure in riduzione rispetto al 70% dello scorso anno; pesano in questo senso la mancanza di una definizione univoca e/o comparabile di sostenibilità (56%) e una normativa di settore complessa e, molto spesso, percepita come poco chiara (44%), mentre spaventa meno l’idea di doverci dedicare tempo e risorse (solo il 16% delle risposte). L’assenza di competenze specifiche all’interno della struttura sembra non essere uno degli ostacoli più rilevanti all’implementazione di una politica di investimento sostenibile, per via molto probabilmente del supporto esterno di cui già si avvalgono.

Come emerge infatti dall'ultima indagine su investitori istituzionali e gestori finanziari curata da Itinerari Previdenziali, nelle scelte di investimento e nelle valutazioni, le Fondazioni vengono affiancate nell’85% dei casi da un advisor finanziario per l’attività di asset allocation e selezione dei gestori (tra quelli maggiormente citati, Prometeia, Cambridge, Banca Finnat, Nextam) e, molto spesso, è lo stesso advisor che fornisce consulenza anche in merito alle tematiche ESG. Infatti, alla domanda “All'interno del vostro Ente sono presenti figure con specifiche e certificate competenze per quanto riguarda gli investimenti ESG?”, il 64% del campione risponde “No, l’Ente si avvale di supporto esterno” e solo il 28% dichiara di gestire internamente i processi ESG anche senza aver identificato una risorsa o un team dedicato.

In linea con le precedenti edizioni della survey, i principi generali a cui si ispirano maggiormente le Fondazioni sono gli SDGs – Sustainable Development Goals, definiti dall’Agenda 2030 dell’ONU per lo sviluppo sostenibile, votati dal 71% dei rispondenti. Più nel dettaglio, gli SDGs ritenuti più rilevanti sono SDG 10 – Ridurre le disuguaglianze, con il 74% delle risposte, seguito da SDG 7 – Energia pulita e accessibile (68%) e, a parimerito con il 63% SDG 13 - Lotta contro il cambiamento climaticoSDG 3 Salute e Benessere e SDG 1 – Sconfiggere la povertà, in linea con la particolare attenzione che le Fondazioni da sempre rivolgono alle tematiche sociali e ai territori di riferimento.

Questi principi generali vengono poi implementati attraverso specifiche strategie di investimento: le esclusioni confermano la prima posizione in classifica, con il 53% dei rispondenti che dichiara di applicarle, a scapito dell’impact investing che diminuisce anche quest’anno, pur rimanendo la seconda strategia più diffusa (39% contro il 47% del 2024 e il 60% del 2023); seguono gli investimenti tematici, che si attestano al 33% delle preferenze, mentre risultano stabili agli ultimi posti convenzioni internazionali, best in class (rispettivamente 17% e 14%) ed engagement, con quest'ultimo che rallenta dopo tre anni di costante crescita.

Figura 2 – Le strategie di investimento sostenibile adottate

Figura 2 – Le strategie di investimento sostenibile adottate

Fonte: Quaderno di Approfondimento 2025 - “ESG e SRI, le politiche di investimento sostenibile degli investitori istituzionali italiani”​

Scendendo ancor più nel dettaglio, dalla survey emerge che le esclusioni riguardano soprattutto settori richiamati anche dagli altri investitori istituzionali: dalle armi (in crescita negli ultimi due anni, dato significativo considerati i conflitti in corso), al lavoro minorile, dal gioco d’azzardo al tabacco; l’impact investing si concentra invece prevalentemente nell’ambito del social housing, un settore da sempre presidiato da questa categoria di investitori con iniziative introdotte pioneristicamente nel nostro Paese, con uno stock a fine 2022, tra partecipazioni e altri strumenti, pari a circa 300 milioni di euro secondo il Rapporto Acri 2024. Seguono a distanza settori quali microfinanza, green social bond e progetti educativi speciali (educazione alimentare, dispersione scolastica, recidiva carcere, fuori corso università). 

In termini di prodotti in portafoglio, torna ad aumentare il peso dei fondi d’investimento che rispondono alla normativa europea SFDR: dopo il calo registrato lo scorso anno, probabilmente dovuto sia alla riduzione dell’offerta sia alla riclassificazione operata dalle società di gestione, salgono al 74% i rispondenti che hanno in portafoglio fondi Art. 8 e Art. 9. Nello specifico, il 50% delle Fondazioni possiede fondi che rispondono agli Art. 8 e Art. 9 (in aumento rispetto al 39% del 2023); stabile al 24% la percentuale di soggetti che detengono solamente fondi Art. 8 mentre si riduce, di contro, dal 35% al 26% la percentuale di chi non ha in portafoglio fondi così classificati. 

Figura 3 – Presenza in portafoglio di fondi che rispondono agli Art. 8 e Art. 9 della SFDR

Figura 3 – Presenza in portafoglio di fondi che rispondono agli Art. 8 e Art. 9 della SFDR

Fonte: Quaderno di Approfondimento 2025 - “ESG e SRI, le politiche di investimento sostenibile degli investitori istituzionali italiani”​

E in futuro? Aumenta anche quest’anno la percentuale delle Fondazioni che immaginano di incrementare la propria esposizione agli investimenti sostenibili, dal 31% del 2023 al 43% del 2024 al 58% del 2025, soprattutto mediante strategie come investimenti tematici (con il 53% delle preferenze), esclusioni (42%) e impact investing (32%). I settori maggiormente interessati si confermano l’housing sociale e le energie rinnovabili, rispettivamente individuati dal 63% e dal 50% dei rispondenti, ma spicca anche la tecnologia con il 38% delle preferenze. Le intenzioni future sembrano seguire un approccio prudenziale: nel 79% dei casi, l’incremento previsto riguarda solo una porzione di patrimonio compresa tra lo 0 e il 25%.

Michaela Camilleri, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

15/5/2025

 
 

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