Fondazioni di origine Bancaria, superata la difficile prova del 2022

Tra i pochi player istituzionali a chiudere il 2022 con un rendimento positivo, le Fondazioni di origine Bancaria si confermano anche tra le principali sostenitrici dell'economia reale del Paese: ecco cosa emerge dal Decimo Report Itinerari Previdenziali

Bruno Bernasconi

Anche nel 2022 le Fondazioni di origine Bancaria hanno proseguito nel loro impegno per adempiere alla mission istituzionale di perseguire congiuntamente fini di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico, riuscendo a mantenere inalterato il flusso delle erogazioni malgrado l’andamento negativo dei mercati finanziari e confermandosi tra i più importanti investitori istituzionali italiani per il supporto all’economia del Paese.

In particolare, lo scorso anno il patrimonio netto contabile delle 86 Fondazioni di origine Bancaria è aumentato a 40,57 miliardi di euro dai 40,25 miliardi del 2021, mentre il totale dell’attivo di bilancio ha segnato un +0,5% rispetto all’anno precedente salendo a 47,6 miliardi, pur rimanendo ancora al di sotto dei 59,5 miliardi del 2010. Occorre però sottolineare i significativi sforzi a sostegno del sistema bancario italiano in occasione delle crisi degli ultimi anni e il rilevante importo delle erogazioni, superiori ai 26 miliardi tra il 2000 e il 2022. Per quanto riguarda i rendimenti, nonostante le difficoltà sui mercati che hanno caratterizzato il 2022, sia nell’obbligazionario che nell’azionario, le Fondazioni hanno chiuso l’esercizio con risultati positivi, registrando un rendimento medio del patrimonio del 3,5% (rispetto al 5,7% del 2021, il 3,6% del 2020 e il 6,5% del 2019) ed evidenziando il miglior risultato tra tutti gli investitori analizzati dal Decimo Report sugli Investitori istituzionali italiani curato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali. 

Nel dettaglio, all'interno della pubblicazione vengono esaminati i bilanci delle prime 30 Fondazioni per “totale attivo”, che nel complesso rappresentano l’87% del totale attivo gestito di tali enti: indagine da cui emerge come il 28% del patrimonio sia investito in impieghi istituzionali, di cui il 24,5% nella banca conferitaria di riferimento (cioè l’istituto bancario di cui erano parte integrante prima della Legge Ciampi del 2000) e circa il 4% in Cassa Depositi e Prestiti e Fondazione Con il Sud, il 71% in investimenti diretti e solo una parte residuale, pari allo 0,9%, affidato in gestione. 

Figura 1 - Le tipologie di investimenti in percentuale sul totale attivo

Figura 1 - Le tipologie di investimenti in percentuale sul totale attivo

Fonte: Decimo Report “Investitori istituzionali italiani: iscritti, risorse e gestori per l’anno 2022”

 

Gli investimenti diretti delle Fondazioni di origine Bancaria

Approfondendo l’analisi degli investimenti diretti si nota come la gestione di questi asset sia cambiata nel corso degli anni successivi alla crisi del 2008 anche perché, a differenza degli altri investitori istituzionali, le Fondazioni di origine Bancaria non hanno raccolta nuova, iscritti, adesioni e possono contare solo sul proprio patrimonio e sui proventi da dividendi, interessi e da performance. Le loro strategie e le politiche di investimento sono quindi rivolte, in primis, alla conservazione del valore economico del patrimonio nel tempo, attraverso un’adeguata redditività che possa garantire alle Fondazioni di adempiere ai propri scopi sociali (erogazioni) e di conseguire idonei rendimenti al fine di aumentarne nel tempo il valore. Di qui, l'importanza di una progressiva diversificazione dei propri portafogli non solo geografica ma anche in termini di settori, mercati e asset class per ridurre il rischio garantendosi al contempo ritorni elevati. 

Nel dettaglio, nel 2022 gli investimenti diretti delle Fondazioni risultano pari a 29,25 miliardi di euro, di cui 1,15 miliardi (2,78% del totale attivo) in immobili strumentali, 1,55 miliardi (3,75% del totale) in obbligazioni (di cui l’1,6% del totale attivo in titoli di Stato per lo più italiani), 4,8 miliardi (11,6% del totale) in azioni e circa 19,8 miliardi (47,8% del totale) allocati in prodotti di gestione collettiva come OICR, ETF e FIA, inclusi fondi e veicoli dedicati. Prosegue, infatti, la tendenza fondazionale all’utilizzo di piattaforme e comparti dedicati, ossia veicoli in forma di fondi o sub-fondi SICAV UCITS ma più spesso di SIF, qualificati come fondi alternativi di diritto lussemburghese, contenitori indipendenti e con obiettivi di investimento dedicati anche per singola Fondazione. Su 30 Fondazioni, 22 utilizzano piattaforme o fondi dedicati che rappresentano circa il 37,5% del totale attivo e il 53% degli investimenti diretti, facendo diminuire il ricorso alle gestioni patrimoniali con mandato di gestione individuale.

Al netto di questa tipologia di asset, gli strumenti alternativi sono aumentati dai 2,44 miliardi del 2021 ai 2,53 miliardi del 2022 (il 6,12% del totale attivo), con i FIA immobiliari che, seppur in diminuzione, si confermano la categoria predominante (il 15,5% del totale FIA dal 17,4% del 2021), seguiti dal private equity e dagli investimenti a impatto sociale (residenziale sanitario, housing sociale, programmi di rigenerazione, etc.), entrambi saliti al 14,9% del totale rispetto al 12,6% e al 14,4% dell’anno precedente.

Tabella 1 - La suddivisione dei FIA delle Fondazioni, anni 2021 e 2022 

Tabella 1 - La suddivisione dei FIA delle Fondazioni, anni 2021 e 2022

Fonte: Decimo Report “Investitori istituzionali italiani: iscritti, risorse e gestori per l’anno 2022”

Quanto all’acquisto diretto di quote di OICR, le risorse investite sono passate dai 1,39 miliardi del 2021 ai 1,55 miliardi del 2022 (il 3,74% del totale attivo), con una tendenza manifestatasi nel corso degli ultimi anni che ha visto una graduale riduzione del peso dei bilanciati, obbligazionari e azionari puri a favore di strumenti più flessibili e a più ampio spettro, come i multiasset. Gli ETF, infine, si confermano un investimento marginale per le Fondazioni, pari allo 0,43% del totale dell’attivo. 

 

Gli investimenti in economia reale

Il Report mostra poi come le Fondazioni di origine Bancaria si confermino il maggiore investitore istituzionale per risorse destinate all’economia reale del Paese con il 44% dell’attivo, sebbene in buona parte relativo all’esposizione nella banca conferitaria. Complessivamente le 30 Fondazioni esaminate, sul totale di 41,4 miliardi di euro di attivo, hanno destinato all’economia reale italiana 18,2 miliardi (erano circa 17 miliardi nel 2021), di cui 10,1 miliardi investiti nelle conferitarie. I rimanenti 8,1 rappresentano comunque quasi il 20% del totale investito, con l’ulteriore precisazione che tale percentuale risulta sottostimata rispetto alla realtà in quanto non tiene conto della componente di investimenti reali italiani contenuti all’interno di OICR e FIA, inseriti nelle piattaforme e fondi dedicati (e non facilmente individuabili dai bilanci). Dal perimetro considerato, inoltre, sono esclusi i titoli di Stato, gli immobili strumentali e non, la liquidità e altre attività (crediti vari, ratei, etc.).

Tabella 2 - Gli investimenti in economia reale italiana delle Fondazioni di origine Bancaria

Tabella 2 - Gli investimenti in economia reale italiana delle Fondazioni di origine Bancaria

Fonte: Decimo Report “Investitori istituzionali italiani: iscritti, risorse e gestori per l’anno 2022”

Ma soprattutto il dato non esaurisce il contributo dato dalle Fondazioni all’economia del Paeae attraverso gli investimenti: un altro contributo rilevante è infatti rappresentato dal flusso annuale delle erogazioni, l’altro grande strumento a disposizione di questa tipologia di enti. Si tratta di un miliardo l’anno, in media, negli anni dal 2011- 2022, rivolto oltre che alla conservazione del patrimonio artistico e culturale dei territori di riferimento, ad attività di ricerca, allo sviluppo locale, al sostegno ai servizi di volontariato, all’intervento sociale e sanitario, in sinergia con altre istituzioni pubbliche e private ma anche con operazioni di sistema (ne sono esempio il Fondo per il contrasto della Povertà Educativa minorile, dal 2015, e il Fondo per la Repubblica Digitale, dal 2021). 

Bruno Bernasconi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

25/9/2023

 
 

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