Resilienza ed export per le PMI italiane

Già in passato, il tessuto produttivo italiano ha dimostrato di poter uscire non solo rinnovato ma perfino rafforzato da periodi di crisi: una resilienza che trova conferma nelle previsioni SACE sul futuro nel nostro export, trainato nei mesi a venire da sostenibilità, innovazione e valore del Made in Italy 

a cura di Riello Investimenti Partners SGR

Investire in Italia, in particolare nelle PMI italiane di eccellenza, rappresenta oggi un'interessante opportunità. Se è vero che il 2022 ha portato con sé nuove tensioni legate all’inflazione crescente, all’aumento del costo dell’energia e agli effetti imprevedibili dell’invasione russa dell’Ucraina, è anche altrettanto vero che il sistema produttivo italiano in questo scenario sta reagendo bene, almeno in quanto all’export, trainato in particolare dal valore del Made in Italy.

È quanto emerge dal Rapporto Export 2022, presentato da SACE a metà settembre e la cui lettura consigliamo vivamente. Il report riporta previsioni decisamente confortanti: SACE stima, infatti, che nel 2022 l’export di beni crescerà del 10,3%, mentre l’export di servizi crescerà addirittura del 19,9%. Dati positivi sono attesi anche per i prossimi anni, benché naturalmente influenzati dagli esiti del conflitto in Ucraina. Nel 2023, secondo il Rapporto, il nostro export raggiungerà i 600 miliardi di euro e ciò farà sì che l’Italia possa mantenere pressoché invariata la sua posizione di ottavo Paese esportatore al mondo, con una quota di mercato a livello mondiale pari al 2,7%.

L’analisi dei dati delle esportazioni italiane suddivise per raggruppamenti omogenei di beni e per mercati di destinazione fornisce ulteriori informazioni interessanti. Emerge per esempio che la crescita più marcata nel 2022 sarà quella dei beni intermedi come chimica e metalli (+16,4%), seguiti da agricoltura e altri alimentari (+9,2%), e dai beni di consumo (+7,9%). Il 2023, invece, secondo SACE sarà presumibilmente trainato dai beni di investimento, che arriveranno a +5,3%, grazie soprattutto ai mezzi di trasporto e alla meccanica strumentale. I Paesi in cui l’export italiano troverà maggiori spazi saranno i più consueti mercati di sbocco, come gli Stati Uniti e la Spagna, ma anche alcune economie emergenti, come gli Emirati Arabi Uniti, l’Arabia Saudita, l’India e il Vietnam.

Un altro aspetto particolarmente interessante messo in luce dal report è il fatto che alla base della crescita dell’export di alcuni beni ci saranno anche i piani economici di rilancio legati al PNNR, in particolare sulle tematiche green e infrastrutturali. La tabella che segue rappresenta chiaramente lo stretto legame esistente tra export e “attitudine green” delle aziende italiane. Le analisi, riportate dallo stesso Report SACE e provenienti da analisi del Centro Studi Tagliacarne-Unioncamere, supportano la convinzione che portiamo avanti da tempo: l’attenzione alla sostenibilità è fonte di benefici per le imprese di qualità.

Figura 1 - Crisi energetica e investimenti "green"

Figura 1 - Crisi energetica e investimenti Figura 2 - Crisi energetica e investimenti

Fonte: Rapporto Export SACE, 2022

Il 26% delle aziende che investiranno nel green per contrastare l’aumento dei prezzi delle materie prime ed energetiche nel triennio 2022-24 sarà rappresentato da aziende con grande vocazione per l’export, contro il 16% di quelle con minore esposizione ai mercati esteri. Parimenti, il 42% delle aziende con vocazione per l’export che hanno già attivato gli interventi del PNNR (o che stanno per farlo) prevede di iniziare a breve anche investimenti nel green.

Infine, per quanto riguarda il futuro, SACE ha analizzato vari scenari, in funzione dalle ipotetiche tempistiche di risoluzione del conflitto in Ucraina. Nell’ipotesi che sconta una lenta e progressiva risoluzione del conflitto da qui ai prossimi mesi, le esportazioni nazionali si prevede cresceranno del 10,3% nel 2022 e del 5% nel 2023. Viceversa, nell’ipotesi di una guerra prolungata fino al prossimo anno, il 2022 registrerebbe ancora un dato di crescita delle esportazioni positivo e superiore al 9%, mentre il tasso di crescita del 2023 sarebbe di poco superiore allo 0, cioè pari allo 0,5%.

 

Il tessuto produttivo italiano è resiliente

Il Rapporto Export 2022 di SACE conferma un'attitudine che in Riello SGR vediamo da quando abbiamo cominciato la nostra attività di gestione nei mercati privati, 25 anni fa: il sistema produttivo italiano più attivo e di qualità è resiliente e riesce a navigare anche in acque turbolente e condizioni complicate. Il private capital italiano ha dimostrato di poter reagire in modo positivo alle ultime sollecitazioni ma anche in altri contesti difficili, come la profonda crisi del 2008, uscendone non solo rinnovato, ma rafforzato.

Le migliori PMI italiane sanno esprimere la propria attitudine a innovare e adattarsi ai contesti che mutano e hanno la capacità di resistere a tensioni impreviste e di portata epocale. Il conflitto in Ucraina, in particolare, ha dimostrato come in un mondo globalizzato i fattori in grado di mettere sotto pressione i comparti produttivi siano molteplici e come l’impiego diffuso delle nuove tecnologie e del digitale sia cruciale per consolidare lo sviluppo e la resilienza, anche in settori più tradizionali, come l’agroalimentare. Nelle tre asset class gestite da Riello Investimenti Partners SGR (private equity, private debt e venture capital) privilegiamo i settori in cui l’export è più forte e l’innovazione più evoluta: automazione industriale, meccanica di precisione, manifattura, design e agroalimentare sono nicchie di ricerca e innovazione e spesso rappresentano eccellenze nel mondo. Parallelamente l’Italia è ricca di qualità e valore anche rispetto alla sostenibilità, cioè a quello che in Riello SGR siamo soliti definire “il più macro di tutti i macrotrend”.

In conclusione, il private capital nel segmento delle PMI italiane oggi, come in passato, offre molte opportunità di investimento; richiede la capacità di comprendere le dinamiche imprenditoriali, soprattutto delle imprese di minori dimensioni, cosa non sempre facile soprattutto per gli asset manager esteri o per gli operatori non avvezzi al nostro particolare mercato. La nostra ambizione è quindi veicolare il “nostro risparmio” verso la “nostre imprese”, per creare un circolo virtuoso che non potrà che avere effetti positivi e di lungo termine sull’economia reale, sulla produttività, e in definitiva sull’economia, del nostro Paese.

Federica Loconsolo, Head of Business Development and ESG
Riello Investimenti Partners SGR     

17/10/2022

 
 
 

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