È finita la stagione dei bonus, anzi no!
Con un debito pubblico tanto pesante sulle spalle, l'Italia può davvero permettersi una classe politica che promette bonus e sussidi a profusione? Meglio semmai riflettere e intervenire attivamente sulle cause di eventuali condizioni di povertà, guardando però con attenzione anche ai dati sui consumi, dai quali sembrerebbero emergere evidenti fenomeni di elusione e sommerso
È finita la stagione dei bonus, ha affermato la premier Meloni. Anzi no! Contrordine dal Ministero dellEconomia che annuncia con gaudio e giubilo che quest'anno il bonus Befana, per alleviare i poveri italiani sarà anticipato: i fantastici 100 euro - saranno tassati oppure no? - saranno erogati a Natale, il nuovo bonus Gesù Bambino.
Neppure i più demagogici augusti imperatori romani avevano raggiunto un simile traguardo. Ogni tanto, ma proprio ogni tanto, blandivano il popolo giubilante (che di lì a poco li avrebbe giubilati) con panem et circenses. Qui no: dopo lAUUF (la "paghetta di Stato") che, come avevamo previsto in queste pagine, questanno supererà i 20 miliardi di costo per le esauste casse statali, per arrivare il prossimo anno a oltre 23 miliardi, e dopo i vari sconti contributivi (a cosa servono le riforme delle pensioni in Italia se poi nessuno versa i contributi?) che in tre anni costeranno alle finanze pubbliche oltre 66 miliardi, dopo le nuove detrazioni per redditi rigorosamente sotto i 25mila euro (altri miliardi) e il TIR (altri 4 miliardi) per quelli sotto i 15mila euro, ecco che arriva il bonus di Natale.
A parte la presa in giro dei 100 euro che non si sa se saranno netti, ci domandiamo: ce nera davvero bisogno? Quando finirà questa politica malata del consenso a tutti i costi? Si rende conto questo governo che al minimo scossone geopolitico, con 3mila miliardi di debito sul groppo, finiamo in buca? Ma poi gli italiani sono così poveri?
Iniziamo dal volume di denaro speso per il gioco dazzardo (slot machine e gioco elettronico compreso, ma escluso quello irregolare) giocato in Italia: secondo i dati forniti dallAgenzia delle Dogane e dei Monopoli, si è passati dai 111,18 miliardi di euro del 2021 ai 136 del 2022, per attestarsi nel 2023 alla spaventosa cifra di 150 miliardi. A questa somma, sempre secondo lAgenzia delle Dogane e dei Monopoli (libro Blu), occorre aggiungere almeno altri 25 miliardi di gioco illegale (20 miliardi per la procura antimafia) registrati nel 2022 e probabilmente in aumento anche nel 2023. Una spesa pro capite superiore a quella sanitaria, pari a 2.542 euro circa, compresi i neonati, enormemente più alta dellimposta media pagata dal 56% degli italiani con redditi entro i 20mila euro lordi lanno. In Italia abbiamo 85mila esercizi commerciali in cui si gioca; 1 slot machine ogni 143 abitanti, la Spagna 1 ogni 245 abitanti e la Germania 1 ogni 261 (dati 2019). Le quote pro capite per il gioco regolare sono maggiori nelle regioni con minori versamenti fiscali pro capite e questo dovrebbe far riflettere. Come evidenziato dalla sottosegretaria al Ministero dellEconomia e delle Finanze, Sandra Savino, rispondendo a uninterrogazione parlamentare in Commissione Bilancio, oltre all'enorme somma spesa occorre considerare il tempo sociale di vita" (il tempo biologico) assorbito dai vari canali dove si punta denaro: dalla sala slot allabitazione privata che, per linsieme della popolazione giocatrice, corrispondeva a circa 90 milioni di giornate lavorative quattro anni fa diventate oggi almeno 140 milioni. Incrementa il numero dei conti di gioco online, che in pochi anni passano da 3 milioni e mezzo di persone registrate nelle anagrafi dei concessionari, a oltre 5 milioni nel 2202.
Gli italiani sono tra i maggiori possessori di prime e seconde case, detengono il parco auto più numeroso dEuropa (dopo il piccolo Lussemburgo). LItalia è ai vertici in Europa, oltre che per il possesso di abitazioni, autoveicoli e motoveicoli, anche per la telefonia mobile e gli abbonamenti internet; secondo lanalisi di We Are Social il numero di connessioni da mobile è salito nel 2023 a 81,5 milioni (+1,2%), pari al 138,7% della popolazione. Il numero di smartphone è cresciuto dello 0,8% (il telefono più venduto) e oggi il 98,3% della popolazione tra i 15 e i 64 anni ne possiede almeno uno. Il 50,3% della popolazione 15-64 anni possiede un tablet, il 35,7% una console per il gaming, il 35,5% uno smart watch o dispositivo affine e il 23,8% dispositivi smart per la casa. Gli italiani primeggiano anche per le TV a pagamento soprattutto per sport e cinema. Siamo anche primi in Europa per consumo di acqua e tra i primi per consumo di carne. Siamo al secondo posto per possesso di animali da compagnia dopo lUngheria. Ci sono poi altre spese, tra le quali quelle per conoscere il futuro dai maghi e fattucchiere, dove gli italiani primeggiano con oltre 9 miliardi (ultimi dati disponibili 2019), più di quello che si accantona per i fondi pensione, cioè per il futuro ma quello vero. Infine, ma ce ne sarebbero ancora, secondo i dati 2019 dellOsservatorio Europeo lItalia è al terzo posto per consumo di droghe, dopo la Repubblica Ceca e la Francia; al secondo posto per la cannabis (dopo la Francia) e al quarto per la cocaina. Non cè uno spettacolo che non vada sold out in pochi giorni, anche se i costi sono elevati tra biglietti e trasferte.
Insomma, sulla base delle spese e della ricchezza, potremmo definire gli italianiuna società di poveri benestanti: per dirla alla Ricolfi, una società signorile di massa. Anche perché nessuno indaga sui motivi di povertà e indigenza. Certo, indagini di questo tipo sono molto impopolari ma sarebbero necessarie come pure sarebbe necessario esplorare le differenze territoriali, considerando che lIstat situa il 30% della povertà al Sud. Di fatti, il versamento pro capite dellIVA al Sud è di circa 678 euro lanno contro i 3.034 del Nord; eppure, è evidente che i circa 20 milioni di individui che abitano nel Mezzogiorno non vivono con consumi di quasi 4,5 volte inferiori a quelli del Nord. Quanto ai poveri, le ragioni della indigenza stanno spesso in condotte poco rispettose della propria persona e della società. Secondo lIstituto Superiore di Sanità in Italia su 14 milioni di persone che hanno dichiarato di aver giocato almeno una volta nellanno, i giocatori problematici (i ludopatici gravi) sono 1,5 milioni e, se hanno famiglia, coinvolgerebbero quasi 2,2 milioni di concittadini, tra cui molti bambini. Poi ci sono le tossicodipendenze, le alcoldipendenze, i problemi di alimentazione, e così via; e sono molti milioni!
Tutte persone che non vanno aiutate solo con lISEE a vita, la NASpI, lAUUF e il bonus Gesù Bambino, ma con una seria presa in carico per restituirle alla società. Diminuirebbe la spesa assistenziale che, nel 2023, ha toccato i 164 miliardi (quasi più delle pensioni al netto dellIRPEF) e aumenterebbero quelli che dichiarano più di 35mila euro lordi, che oggi sono solo il 15% della popolazione.
Alberto Brambilla, Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali
21/10/2024