Transizione ecologica: non una meta ma un percorso (di equità)

L'importanza di garantirne lo svolgimento in maniera equa e sostenibile rende la transizione ecologica una questione non solo ambientale: non una meta ma un percorso che le Fondazioni di origine Bancaria sono chiamate a percorrere da protagoniste

Cristina Colaiacovo

La transizione ecologica, diversamente da quanto il significato figurato del suo etimo faccia presagire, non è un affare legato esclusivamente all’ambiente. Credo sia infatti riduttivo, o quantomeno incompleto parlare, oggi giorno, di “transizione ecologica” senza qualificare la stessa come “transizione ecologica equa”, ove per equità si intende l’interessenza di fattori economici e sociali che sono al contempo condizione ed effetto della transizione.

È importante ricordare l’innovatività di un programma, quale quello delineato dall’Agenda ONU 2030, non risiede tanto nell’aver inaugurato un nuovo concetto di sviluppo, quanto una nuova forma di consapevolezza e di approccio alle transizioni, che non possono più prescindere dalla sostenibilità. Sostenibilità intesa non solo come un obiettivo e un dovere, ma anche come un’opportunità che può portare vantaggi tangibili a chi la adotta, individui e collettività.

La transizione ecologica non può dunque ritenersi, proprio alla luce della sostenibilità, un fine, ma lo strumento grazie al quale, mediante una seria, consapevole ed equa interazione con l’ambiente, è possibile tutelare il benessere dell’uomo e delle altre specie viventi, garantendo uno sviluppo economico basato sull’equità intergenerazionale.

Al contempo, per ottenere un’equa transizione ecologica, è necessaria la riorganizzazione dei fattori produttivi e sociali, talvolta un vero e proprio cambio di paradigma degli stessi e dei valori a essi sottesi. Ecco perché, mi piacerebbe considerassimo in senso ampio la nozione di transizione ecologica, senza dimenticare quanto la stessa sia fortemente legata al contrasto alle disuguaglianze.

Vorrei portare come esempio, anche alla luce degli approfondimenti condotti dalla Commissione che presiedo, la Commissione per lo Sviluppo sostenibile di Acri, il fenomeno delle CER, le Comunità Energetiche Rinnovabili a Impatto sociale, a favore delle quali molte Fondazioni di origine Bancaria stanno lavorando. Ebbene, le CER esemplificano in modo chiaro il concetto di “equa” transizione ecologica, in quanto esse non perseguono solo, in modo innovativo, la transizione ecologica, ma sono altresì il mezzo con cui si contrasta, in modo efficace, la povertà energetica, che sottende spesso forme di vulnerabilità sociale ed economica, rappresentanti una delle principali sfide che le nostre società sono oggi chiamate ad affrontare. Sul tema le Fondazioni sono interlocutori attenti, che supportano, mediante diversi strumenti quali materiale divulgativo, bandi, finanziamenti diretti e protocolli di intesa, l’implementazione delle CER nelle comunità di riferimento.

Un ulteriore settore di interesse è rappresentato, inoltre, dall’agroalimentare, nel quale le Fondazioni sono intervenute anche mediante vere e proprie iniziative di sistema, con effetti positivi in termini ambientali, economici e sociali. Al riguardo, dal miglioramento delle pratiche agricole e i cambiamenti positivi a esso associati dipendono la qualità dell’alimentazione a livello globale, la preservazione degli ecosistemi, la sconfitta della fame e anche la competitività delle aziende.

In ultimo, ricordo che le Fondazioni partecipano ai processi di transizione sostenibile, non per volere – o meglio non solo - delle politiche internazionali, bensì per intento della loro legge istitutiva, la legge Ciampi, che le ha destinate a perseguire scopi di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico: esse, in rapporto prevalente con le proprie comunità, intercettano bisogni, dialogano con i propri territori e offrono ogni giorno risposte “sostenibili”. 

In sintesi, l’equa transizione ecologica, che non è meta ma percorso, costituisce un sentiero lungo il quale le Fondazioni di origine Bancaria sono geneticamente destinate a camminare.

Cristina Colaiacovo, Presidente Commissione per lo sviluppo sostenibile Acri
e Presidente Fondazione Perugia

3/5/2023

 
 

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