Mercato del lavoro a doppio binario: stabilità per gli over 50, criticità per i giovani

Nel secondo trimestre 2025 il mercato del lavoro italiano mostra stabilità congiunturale e crescita moderata su base annua, ma con caratteristiche chiaroscurali: l'occupazione aumenta soprattutto per donne e over 50, mentre persistono segnali di difficoltà per i giovani

Federica Cirone

In base a quanto riportano i dati diffusi dall’Istat, nel secondo trimestre del 2025 il mercato del lavoro italiano rimane sostanzialmente stabile rispetto ai tre mesi precedenti, pur evidenziando un modesto miglioramento su base annua. L’input di lavoro, misurato attraverso le ore lavorate, è aumentato dello 0,2% rispetto ai primi tre mesi del 2025 e dell’1,7% rispetto allo stesso periodo del 2024, a fronte di un PIL che ha registrato un lieve calo congiunturale dello 0,1%, ma un aumento annuo dello 0,4%. Questi dati evidenziano come, nonostante una crescita dell’attività lavorativa, la produzione economica stenti a decollare, riflettendo un contesto di debolezza congiunturale. Dunque, ancora una volta, è necessario analizzare con accortezza le rilevazioni, così da non dare adito a commenti troppo entusiastici sul tema. 

 

I numeri di dettaglio: valori assoluti e tassi di occupazione 

Il numero degli occupati è rimasto sostanzialmente invariato rispetto al trimestre precedente, come risultato di dinamiche contrapposte: da un lato si registra una contrazione dei dipendenti, soprattutto a termine, dall’altro un aumento dei lavoratori autonomi e indipendenti (+74mila unità, pari a +1,4%). Su base annua, invece, il mercato del lavoro continua a espandersi, con un incremento di 226mila occupati (+0,9%), trainato dai dipendenti a tempo indeterminato (+296mila) e dagli autonomi (+150mila). Il tasso di occupazione resta stabile al 62,6%, quello di disoccupazione al 6,6% e quello di inattività al 33%, ma i dati nascondono importanti differenze demografiche.

Figura 1 – Occupati (scala a sinistra) e tassi di disoccupazione (scala a destra)
I trim. 2020-II trim. 2025, dati destagionalizzati, valori assoluti in migliaia di unità e valori percentuali

Figura 1 – Occupati (scala a sinistra) e tassi di disoccupazione (scala a destra)

Fonte: Istat

 

Dal punto di vista territoriale e di genere, si osservano segnali positivi: il tasso di occupazione cresce tra le donne, tra gli over 50 e nel Mezzogiorno, contribuendo a una lenta riduzione dei divari territoriali e di genere. Al contrario, tra gli uomini, i giovani under 35 e nelle regioni del Nord si registrano cali dell’occupazione. Per quanto riguarda i giovani, il peggioramento interessa soprattutto i 15-24enni ed è tale da non potere essere compensato nemmeno dal positivo incremento dei lavoratori tra i 25 e i 35 anni: per quanto non sia trascurabile il progressivo spostamento in avanti dell’età di ingresso nel mercato del lavoro, questi dati paiono comunque essere il sintomo di una persistente difficoltà di ingresso nel mercato del lavoro per le fasce più giovani. Gli ultracinquantenni, invece, vedono miglioramenti sia nell’occupazione sia nella disoccupazione e nell’inattività, confermando una maggiore stabilità del mercato per le fasce più mature. Infatti, i tassi di disoccupazione e inattività sono diminuiti solo tra le fasce più mature (-0,6 e -1,6 punti), risultando invece stabili per i 35-49enni (+0,1 e -0,1 punti) e in leggero aumento tra gli under 35 (+0,5 entrambi). Da segnalare che restano quasi invariati i divari di partecipazione al mercato del lavoro per livello di istruzione, che rimane ancora un discrimine abbastanza rilevante nella selezione dei candidati. 


Figura 2 – Tasso di occupazione 15-64 anni per sesso, ripartizione geografica, classe di età, cittadinanza e titolo di studio 
(secondo trimestre 2025)

Figura 2 – Tasso di occupazione 15-64 anni per sesso, ripartizione geografica, classe di età, cittadinanza e titolo di studio

Fonte: Istat

 

I numeri di dettaglio: ore lavorate e costo del lavoro 

L’analisi delle ore lavorate e dei diversi strumenti contrattuali mostra un quadro articolato. Le ore lavorate per dipendente sono diminuite sia rispetto al trimestre precedente (-0,5%) sia rispetto al secondo trimestre del 2024 (-0,3%), e anche l’uso della cassa integrazione continua a ridursi, evidenziando una graduale normalizzazione delle condizioni lavorative. I contratti intermittenti registrano una crescita significativa (+1,9% sul trimestre e +6,1% su base annua), soprattutto nei servizi sociali e personali, nei trasporti e magazzinaggio, nell’informazione e comunicazione e nelle attività finanziarie e immobiliari. Molto diversa, la situazione del comparto alberghi e ristoranti, che si conferma il settore con la più bassa intensità lavorativa (22,6 unità equivalenti), in calo rispetto al trimestre precedente (-0,2 punti percentuali), nonostante si tratti di uno dei compartimenti maggiormente strategici dell’economia del Paese, che però risente più di tutti di un endemico problema di mancanza di competenze e di scarsa competitività dell’offerta di lavoro.

Sul fronte dei costi del lavoro, il quadro è caratterizzato da un incremento sia congiunturale sia tendenziale. Nel dettaglio, il costo del lavoro per unità di lavoro equivalente a tempo pieno cresce dello 0,6% sul trimestre e del 3,6% su base annua, trainato dai contributi sociali (+4,9%) e dai rinnovi contrattuali. Le retribuzioni aumentano del 2,9% su base annua, con i maggiori rialzi registrati nei settori dell’estrazione mineraria e nella pubblica amministrazione, dove il fenomeno è amplificato dall’erogazione di importi una tantum e arretrati.

 

Un quadro in chiaroscuro

In sintesi, in base alla fotografia scattata dal rapporto Istat, il secondo trimestre del 2025 riflette un quadro di mercato del lavoro italiano in consolidamento. L’occupazione cresce moderatamente su base annua, sostenuta dagli occupati a tempo indeterminato e dagli autonomi, mentre i disoccupati si stabilizzano e gli inattivi diminuiscono, soprattutto tra coloro che potrebbero entrare più facilmente nel mondo del lavoro. Tuttavia, persistono squilibri generazionali e territoriali, che pesano anche nel confronto con l’Europa (che vede ancora l’Italia in difficoltà al di sotto dei principali competitor): se da un lato si rafforza l’occupazione femminile e nel Mezzogiorno, dall’altro rimangono critiche le condizioni per i giovani, in particolare i 15-24enni

Questo rappresenta senza dubbio l’aspetto più critico del mercato lavorativo italiano, segnato da percorsi formativi poco affini alle reali esigenze delle imprese e dall’assenza di politiche attive capaci di favorire l’incontro tra domanda e offerta. Ne risulta un paradossale mismatch che genera, da una parte, disoccupazione e sottoccupazione e, sul versante opposto, la fuga all’estero dei giovani più qualificati. Da ultimo, il calo delle ore lavorate per dipendente e della cassa integrazione si accompagna a un aumento del lavoro intermittente e a una leggera contrazione della somministrazione, mentre il costo del lavoro continua a salire, sostenuto da contributi sociali e rinnovi contrattuali, in un contesto economico caratterizzato da un PIL debole sul fronte congiunturale.

Federica Cirone, Itinerari Previdenziali

6/10/2025

 
 
 

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