Sostegno alle famiglie: risorse o servizi, questo è il dilemma

Da un lato, l'aumento dei fringe benefit a 3.000 euro per chi ha figli a carico mentre, dall'altro, le incertezze circa la realizzazione del piano asili nido contenuto nel PNRR. Risorse o servizi: quale la strada da percorrere per sostenere le famiglie e incentivare la natalità?

Michaela Camilleri

Con la conversione in legge del Decreto Lavoro 2023, diventa ufficiale l’innalzamento della soglia di defiscalizzazione dei fringe benefit a 3.000 per i lavoratori dipendenti con figli a carico. Per tutti gli altri resta confermato il limite di esenzione previsto dall’art. 51, comma 3, del T.U.I.R., pari a 258,23 euro. Il doppio binario per l’applicazione dei fringe benefit sarà valido fino al 31 dicembre 2023 e, in continuità con il 2022, sono ricomprese nella soglia di esenzione le eventuali somme erogate o rimborsate per il pagamento delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell’energia elettrica e del gas naturale.

Come si è già avuto modo di evidenziare, le criticità legate alla nuova disciplina dei fringe benefit vanno ben oltre le difficoltà operative che possono riscontrare le imprese dal punto di vista organizzativo e della rendicontazione dovendo giustificare e al contempo organizzare piani differenziati sulla base della composizione familiare dei dipendenti. Si tratta, più in generale, di una questione di principio: legare una soglia di esenzione (temporanea) così elevata alla presenza di figli a carico, da un lato, limita il perimetro di potenziale erogazione in maniera discriminatoria ai soli genitori e, dall’altro, rischia di sminuire l’obiettivo più ampio del welfare aziendale.

Anche dall’introduzione di questa nuova misura emerge chiaro come, nell’intento di sostenere le famiglie, incentivare la natalità e favorire una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro, si prediliga ancora una volta l’erogazione di risorse rispetto all’efficientamento dell’offerta di servizi. Un esempio su tutti, che sta facendo molto discutere proprio in questi giorni, riguarda la realizzazione del piano asili nido incluso nel PNRR.

 

Asili nido: c'era una volta il PNRR

Nell’ambito della Missione 4 (Istruzione e Ricerca) del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è previsto un piano di investimenti per la fascia 0-6 anni finalizzato ad aumentare l’offerta di strutture per l’infanzia attraverso la costruzione, la ristrutturazione e la messa in sicurezza di asili nido e scuola per l’infanzia per un costo totale di 4,6 miliardi di euro. La misura si pone l’obiettivo di rendere disponibili 264.480 nuovi posti negli asili entro dicembre 2025, prevedendo quindi il superamento del target europeo fissato al 33%. 

A che punto siamo nel raggiungimento di questo obiettivo? Innanzitutto va detto che nella versione aggiornata del PNRR il numero di nuovi posti da realizzare si è ridotto a 228.000, con un taglio di 36.480 posti per il quale non sono state fornite spiegazioni. In secondo lugo, la scadenza per l’aggiudicazione degli appalti per la costruzione, la riqualificazione e la messa in sicurezza delle strutture, inizialmente prevista per maggio, è stata prorogata a giugno 2023, data ormai alle spalle

Eppure, la situazione appare quantomeno urgente se la finalità dichiarata è favorire la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e la conciliazione vita-lavoro: la fotografia degli asili nido a livello nazionale mostra un Paese fortemente arretrato, soprattutto nel Mezzogiorno dove, in media, ci sono 12,5 posti negli asili nido ogni 100 bambini tra gli 0 e i 2 anni. 

Insomma, si parte da molto lontano e la strada appare ancor più in salita aprendo al confronto europeo. Nel 2022 la frequenza dei servizi educativi per i bambini sotto i 3 anni in Europa aveva raggiunto in media il 35,9%, con ampie divergenze fra gli Stati membri, molti dei quali, come l’Italia, non hanno raggiunto il target (30,9%), mentre diversi Paesi si attestavano anche oltre il 50%, come nei casi più virtuosi di Olanda (72,3%) e Danimarca (74,7%). Non casualmente, i Paesi con il più alto tasso di copertura sono anche quelli con un maggior tasso di occupazione femminile (tra gli altri, soprattutto i Paesi del Nord Europa come la Danimarca con il 77,4%, l’Olanda con il 79%, Svezia con il 79,2% e la Finlandia con il 77,8%).

Figura 1 - Frequenza dei servizi educativi per la prima infanzia per 100 bambini di 0-2 anni in Europa

Figura 1 - Frequenza dei servizi educativi per la prima infanzia per 100 bambini di 0-2 anni in Europa

Fonte: elaborazioni Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali su dati Eurostat

La strada dell’erogazione di risorse a sostegno della natalità e delle famiglie è battuta da ormai troppo tempo e i risultati faticano a vedersi. La messa a terra del PNRR sta dimostrando che non è sufficiente avere risorse a disposizione ma è anche necessario impegnarsi per spenderle al meglio nella realizzazione ben più complicata di progetti volti all’efficientamento dei servizi. Non varrebbe quantomeno la pena tentare?

Michaela Camilleri, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

17/7/2023 

 
 
 

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