Gli investimenti del settore assicurativo per un'economia sostenibile

I risultati della quarta indagine curata dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali confermano l'attenzione verso la sostenibilità da parte del settore assicurativo: l'85% delle Compagnie rispondenti adotta una politica di investimento sostenibile e il restante 15% si propone di farlo nel prossimo futuro

Michaela Camilleri

Il tema è all’ordine del giorno, ma cosa significa davvero investire in maniera sostenibile e nel rispetto dei criteri ESG? Rispondere a questa domanda è molto più complesso di quello che può apparentemente sembrare, tanto che la normativa europea sta da tempo lavorando alla ricerca di una definizione condivisa, partendo proprio dall’elaborazione di una tassonomia comune, il cui regolamento è stato approvato nel giugno 2020. In generale, investire in maniera sostenibile significa impegnarsi non solo a raggiungere un obiettivo di rendimento ma anche a rispettare l’ambiente, a guardare alle conseguenze delle proprie attività sulle comunità coinvolte e ai meccanismi di governo e trasparenza che le regolano. La “macchina” degli investimenti responsabili è ormai partita a gran velocità, trasformando l’iniziale approccio in taluni casi meramente reputazionale in un’interpretazione più vera e strutturale: dall’Agenda 2030, il grande patto sottoscritto dai Paesi ONU nel 2015 che ha definito i 17 Goals per un futuro sostenibile, alla SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation) entrata in vigore a marzo 2021 e relativa all’informativa in materia di sostenibilità nel settore dei servizi finanziari, il percorso è stato lungo, complicato dagli accadimenti più recenti (dalla pandemia al conflitto Russia – Ucraina) ma ben avviato. Non a caso, anche nel nostro Paese, tutte e sei le missioni individuate dal PNRR richiamano il concetto di sostenibilità. Peraltro, a tutti gli Stati Membri dell’Unione Europea è stato chiesto che gli interventi inclusi nel proprio Piano siano in linea con il Green Deal, rispettino il principio del Do No Significant Harm (DNSH), ovvero non arrechino nessun danno significativo all’ambiente, e destinino il 37% delle risorse alla transizione ecologica.

In qualità di investitori istituzionali con oltre 1.000 miliardi di euro di attivi a fine 2020, le Compagnie di Assicurazione possono giocare un ruolo fondamentale nella transizione verso un’economia più sostenibile. Come risulta dalla survey annuale curata dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, al confronto con gli altri investitori coinvolti nell’indagine (Fondi pensione negoziali e preesistenti, Casse di previdenza e Fondazioni di origine Bancaria), le Compagnie rappresentano di gran lunga la categoria più sbilanciata a favore della sostenibilità: l’85% dei rispondenti dichiara di adottare già una politica di investimento sostenibile e responsabile e il restante 15% sostiene di aver affrontato internamente il tema e di volerlo implementare in futuro. Alta anche la percentuale di patrimonio cui viene applicata la strategia sostenibile, che supera il 75% nel 56% dei casi. Un dato ancora più rilevante se si considerano le ingenti risorse gestite dal settore. Per il secondo anno consecutivo infatti il Quaderno di Approfondimento 2022 “ESG e SRI, le politiche di investimento sostenibile degli investitori istituzionali italiani”, realizzato con il patrocinio di ASviS – Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, include il comparto assicurativo, con 16 Compagnie rispondenti per un totale investimenti prossimo ai 195 miliardi di euro, pari al 28% del totale della classe C (rami I, IV e IV) e danni (circa 700 miliardi nel 2020, fonte ANIA). 

Entrando maggiormente nel dettaglio dell’analisi, in merito alle strategie adottate l’87% predilige le esclusioni in linea con quanto rilevato nel 2021 (93%) e il 69% gli investimenti tematici. In particolare, nel caso delle Compagnie che utilizzano le esclusioni, è il settore delle armi quello maggiormente escluso (85%) mentre per quanto riguarda gli investimenti tematici, il settore energetico la fa da padrone con il 100% delle risposte concentrate sull’efficienza energetica, il 62,5% sul cambiamento climatico e il 43,7% sull’immobiliare sostenibile. Guardando alle altre strategia, seguono a pari merito impact investingengagement e convenzioni internazionali con il 63% delle risposte. 

Figura 1 - Le strategie SRI adottate dalle Compagnie di Assicurazione

Figura 1 - Le strategie SRI adottate dalle Compagnie di Assicurazione

Fonte: Quaderno di Approfondimento 2022 “ESG e SRI, le politiche di investimento sostenibile degli investitori istituzionali italiani”

In merito alle modalità operative con cui le Compagnie di Assicurazione applicano la propria politica di investimento sostenibile, si segnala come l’81% dei rispondenti acquisti direttamente prodotti finanziari che rispondono a criteri ESG, per lo più fondi comuni tradizionali (56%), seguiti da titoli di debito (44%) e fondi di private debt (38%). Si tenga conto che la ripartizione degli investimenti per asset class delle Compagnie rispondenti evidenzia una predilezione per i titoli obbligazionari e azionari (il 95% dichiara di averne in portafoglio) e, seppur con percentuali inferiori al 15% del patrimonio, per i fondi comuni tradizionali (il 75% dei rispondenti) e alternativi (l’88%); seguono gli ETF con il 69% delle rispondenti. 

Figura 2 – Quale tipologia di prodotti acquistate direttamente?

Figura 2 – Quale tipologia di prodotti acquistate direttamente?

Fonte: Quaderno di Approfondimento 2022 “ESG e SRI, le politiche di investimento sostenibile degli investitori istituzionali italiani”

Osservando le intenzioni future di investimento, le Compagnie si dirigono in prevalenza verso i FIA (75%, la percentuale più elevata rispetto a quelle emerse dall’analisi delle altre categorie di investitori) mentre tutti gli altri strumenti rimangono fortemente distanziati con quote identiche (38%) per obbligazioni, FIA immobiliari, azioni, ETF.  

Un altro tratto distintivo delle Compagnie di Assicurazione è l’attenzione alla valutazione interna degli impatti SRI sul patrimonio e alla trasparenza. In merito al primo aspetto, il 69% delle Compagnie rispondenti analizza gli effetti della propria politica una volta all’anno, il 19% lo fa più volte nell’arco dell’anno e solamente il 12% dichiara di non farlo mai. Gli esiti di questa valutazione riportano un miglioramento in termini di diversificazione del rischio per il 75% dei rispondenti e della reputazione dell’ente per il 56%. In tema di trasparenza, è interessante evidenziate che il 63% delle Compagnie pubblica un documento per illustrare la politica SRI adottata, mentre il 69% redige anche un documento di rendicontazione specifico che analizza le strategie utilizzate per implementarla. Al confronto con gli altri investitori indagati, le Compagnie si confermano la categoria più propensa alla redazione del documento di politica SRI, seguite da fondi pensione preesistenti (66%), fondi negoziali (65%), Casse di Previdenza (16%) e Fondazioni di origine Bancaria (12%).

Guardando al futuro, il settore assicurativo si aspetta un’accelerazione degli investimenti sostenibili nel prossimo futuro: secondo il 93% dei rispondenti la componente ESG ha mitigato il rischio del portafoglio durante le turbolenze di mercato, presupposto per cui circa l’88% delle Compagnie dichiara di voler incrementare l’esposizione in investimenti sostenibili. I settori che saranno, almeno nelle intenzioni, maggiormente coinvolti sono le energie rinnovabili, indicato dall’87,5% dei rispondenti e in forte ascesa rispetto al dato 2021 che si fermava a 55%, seguite dall’healthcare, scelto dal 56% delle Compagnie di Assicurazione. 

Michaela Camilleri, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

31/5/2022

 
 

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