Dazi e rischio correzione: le incognite per i fondi pensione

Per i fondi pensione il primo semestre 2025 ha mostrato un andamento a due velocità, con una prima molto volatile a cui è seguita un recupero nel secondo trimestre. Le valutazioni elevate raggiunte dai corsi azionari e l'incertezza legata agli effetti delle politiche commerciali protezionistiche alimentano però i timori di possibili correzioni, inducendo cautela: come si chiuderà l’anno per gli investitori istituzionali?

Bruno Bernasconi

I mercati finanziari hanno mostrato un andamento piuttosto volatile nella prima parte del 2025, con un primo trimestre condizionato soprattutto dall’incertezza relativa alle politiche commerciali della nuova amministrazione Trump culminato con il crollo a seguito del “Liberation Day” di inizio aprile. La parziale marcia indietro del presidente USA e la prospettiva di dazi meno elevati del previsto hanno però innescato un successivo rimbalzo che ha portato i listini americani ed europei a toccare nuovi massimi a fine agosto, favoriti anche dalle dichiarazioni di Jerome Powell a Jackson Hole. 

Il presidente della Federal Reserve ha infatti aperto a una politica monetaria più espansiva nei prossimi mesi, aumentando le aspettative di una ripresa del ciclo di tagli dei tassi di interesse messo in pausa da fine 2024 con l’insediamento di Trump alla Casa Bianca. Un assist per i mercati che lascia presagire un contesto favorevole per la conclusione del 2025, sebbene non manchino diversi elementi di rischio. In particolare, i picchi raggiunti dalle valutazioni dei titoli azionari accresce l'esposizione dei mercati finanziari a choc negativi, con un rapporto prezzo/utili dell’S&P 500 al di sopra della media storica e vicino al record toccato durante la bolla delle dot-com nel 2000 che alimenta i timori di possibili correzioni. 

A livello macroeconomico, inoltre, il quadro delle prospettive globali appare sempre più complesso. Nel suo Economic Outlook l’OCSE ha sottolineato come gli ultimi mesi siano stati contrassegnati da un significativo aumento delle barriere commerciali, che incidono negativamente sulla fiducia di imprese e consumatori e minacciano un riacutizzarsi delle pressioni inflazionistiche indebolendo le proiezioni economiche. L’istituto parigino prevede un rallentamento della crescita mondiale dal 3,3% registrato nel 2024 a un 2,9% sia nel 2025 che nel 2026, a causa soprattutto dell’incertezza legata a nuovi dazi. Il tutto senza dimenticare le crescenti pressioni di spesa per il settore della difesa, per la transizione verde e per l’invecchiamento della popolazione in un periodo già caratterizzato da vincoli di bilancio pubblico, alla luce degli elevati livelli di debito di diversi Paesi. 

In tale contesto, i fondi pensione hanno chiuso il 2024 con risultati positivi, proseguendo il recupero iniziato nel 2023 dopo le forti perdite registrare nell’annus horribilis 2022. I rendimenti medi aggregati hanno visto i fondi negoziali guadagnare il 6% (+6,7% nel 2023), i fondi aperti il 6,5% (+7,9% nel 2023) e le gestioni unit linked di ramo III dei PIP il 9% (+8,4% nel 2023). Il primo semestre 2025 ha poi confermato i segnali di crescita del settore della previdenza complementare italiana, pur con rendimenti che hanno in parte risentito della volatilità che ha caratterizzato i primi mesi dell’anno. 

Figura 1 - I rendimenti delle forme pensionistiche complementari al 30/06/2025  (valori in %)

Figura 1 - I rendimenti delle forme pensionistiche complementari al 30/06/2025 (valori in %)
Fonte : COVIP

Secondo gli ultimi aggiornamenti COVIP, il totale di posizioni in essere delle forme pensionistiche complementari alla fine di giugno 2025 è di 11,4 milioni, il 2,6% in più rispetto alla fine del 2024, a cui corrisponde un totale degli iscritti di 10,3 milioni. Nel dettaglio, i fondi negoziali hanno segnato un +3,9% a 4,408 milioni, con le nuove posizioni trainate ancora dalle adesioni contrattuali, mentre i fondi aperti hanno segnato un +3,9% a 2,165 milioni e i PIP un +1,1% a 3,909 milioni.

A livello di rendimenti, invece, l’andamento positivo dei risultati medi di gestione ha subito un parziale rallentamentoa causa della sopracitata frenata del primo trimestre, salvo poi recuperare terreno nei tre mesi successivi. Nel dettaglio, i fondi negoziali hanno registrato un +1,5%, gli aperti un +2% e i PIP di ramo III un -0,2%, mentre le gestioni separate di ramo I hanno segnato un +0,7%. Nello stesso periodo, il TFR è cresciuto dell’1,2% e l’inflazione ha segnato un +0,9%. I valori più elevati sono stati registrati dalle gestioni con una maggiore esposizione azionaria, riscontrando rendimenti pari all’1,8% nei fondi negoziali, al 3,1% nei fondi aperti e allo 0,3% nei PIP. Nelle linee bilanciate i risultati sono in media pari all’1,4% nei fondi negoziali e all’1,7% nei fondi aperti, mentre sono negativi dell’1% nei PIP. 

Il confronto a tre anni evidenzia però come la pesante crisi di valore registrata nel 2022 non sia ancora stata del tutto recuperata, con tutte le linee di investimento che mostrano perdite a livello reale evidenziando risultati ancora inferiori alla rivalutazione del TFR e all’inflazione. Tuttavia, valutando i rendimenti su orizzonti temporali più coerenti con le finalità del risparmio previdenziale, nel periodo che ai dieci anni da inizio 2015 a fine 2024 aggiunge anche i primi sei mesi del 2025, i rendimenti medi annui composti delle linee a maggiore contenuto azionario si collocano intorno al 4,4-4,7% per tutte le tipologie di forme pensionistiche; per le linee bilanciate, i rendimenti medi sono compresi tra l’1,6 e il 2,7%. La maggior parte delle linee garantite e obbligazionarie mostra invece rendimenti medi positivi ma inferiori all’1%; le gestioni separate di ramo I dei PIP, infine, ottengono un rendimento medio dell’1,6%. Nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR è risultata pari al 2,4%.

Il 2025 sembra dunque essere un altro anno positivo per i player istituzionali, sebbene le prospettive di rallentamento della crescita globale impongano una certa dose di cautela, senza contare che il rischio di inasprimento delle politiche commerciali aumenta le possibilità di una ripresa dell’inflazione, mettendo a repentaglio il percorso di recupero di valore dei portafogli. Come definire, dunque, strategie di investimento efficienti nel lungo periodo? Il XIX Itinerario Previdenziale di scena a Valencia sarà l’occasione per raccogliere e mettere a fattor comune le strategie degli investitori istituzionali italiani, in particolare fondi pensione, Casse di Previdenza e Fondazioni di origine Bancaria.

Bruno Bernasconi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

2/9/2025

 
 
 

Ti potrebbe interessare anche