Fondazioni di origine Bancaria e sostenibilità: una relazione sempre più solida

Da sempre attente ai bisogni dei propri territori di riferimento, con le loro erogazioni, le Fondazioni di origine Bancaria contribuiscono allo sviluppo del Paese anche in chiave sostenibile: ecco perché, insieme agli altri investitori istituzionali italiani, possono essere protagoniste di un nuovo modo di fare finanza

Niccolò De Rossi

Il concetto di sostenibilità può assumere molte sfumature, rappresentare la via per raggiungere svariati obiettivi e ciascun operatore - dalle imprese alle istituzioni, passando per gli investitori istituzionali - può declinarlo in modi diversi. Del resto, i campi di intervento sono davvero molti e, proprio per l’importanza che riveste il tema, le opportunità di investimento che ne possono derivare sono molteplici. Non è un caso se nell’ambito dello sforzo innovatore del PNRR, tra le sei missioni individuate per costruire nel post pandemia un Paese migliore proprio la “rivoluzione verde e transizione ecologica” trova il maggior capitolo di spesa. In questo contesto, gli investitori istituzionali possono diventare sempre di più i co-protagonisti della trasformazione in atto. Le strategie di investimento responsabili, unitamente all’utilizzo dei criteri ESG, stanno infatti trovando sempre maggiore applicazione, proponendosi non più “solamente” come un elemento di possibile valutazione ma anche come un vero e proprio modello per fare finanza. 

Per cogliere dunque i possibili cambiamenti anche di breve periodo, complice una normativa europea costantemente in evoluzione, il Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali ha condotto la quarta indagine sulle strategie di sostenibilità degli investitori istituzionali italiani, punto di partenza del secondo Quaderno di Approfondimento “ESG e SRI, le politiche di investimento sostenibile degli investitori istituzionali italiani” che raccoglie, oltre al contributo e al patrocinio di ASviS - Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, anche best practice e case history di fondi pensione, Casse di Previdenza, Fondazioni di origine Bancaria e Compagnie di Assicurazione. Come indicazione generale ma che riesce bene a tracciare la dimensione e l’importanza crescente che la sostenibilità riveste per l’attività di questi enti, i rispondenti all’indagine 2022 sono stati 106, in aumento rispetto ai 79 del 2021 e ai 63 del 2020, per un totale patrimoniale rappresentato di oltre 400 miliardi tra enti previdenziali, assicurativi e fondazionali. Tra i player istituzionali, le Fondazioni di origine Bancaria - per l’attività che svolgono sui territori di riferimento - hanno insito nella loro mission un approccio fortemente riconducibile e assimilabile alla sostenibilità. Ma cosa emerge effettivamente dalle risposte fornite dalle 27 Fondazioni che hanno partecipato all’indagine? 

 

La sostenibilità delle Fondazioni di origine Bancaria 

Una prima indicazione interessante è che, nonostante a oggi la metà delle partecipanti dichiarino di non adottare ufficialmente una politica di investimento sostenibile, in generale le Fondazioni sono attente alla tematica e applicano comunque criteri ESG ai propri investimenti: il questionario evidenzia infatti come, nell’85% dei casi, il tema sia stato affrontato in CdA e che politiche sostenibili verranno comunque implementate nel prossimo futuro. A testimonianza del trend in divenire, cambiano rispetto all’indagine dell’anno precedente le motivazioni che stanno alla base dell’investimento sostenibile da parte delle Fondazioni: il 56% dei rispondenti lo fa per contribuire allo sviluppo sostenibile e per una gestione migliore dei rischi finanziari nel 26% dei casi; in calo, la percentuale di chi investe sostenibilmente per migliorare la reputazione dell’ente, passata dall’80% del 2021 al 30% del 2022. Da sottolineare infine che solo il 7% compie questa scelta per “ottenere rendimenti finanziari migliori”. 

Da questa fotografia sembra quindi che ci sia stato un cambio di passo e un’acquisizione di consapevolezza di quanto la sostenibilità non possa essere considerata una scelta legata solo al miglioramento dei rendimenti quanto piuttosto un vero e proprio cambio di approccio nel modo di gestire i propri attivi patrimoniali

Entrando più nel dettaglio, in figura 1 sono riportate le risposte riguardanti le strategie SRI adottate e un loro confronto con le indagini svolte nei tre anni precedenti. Ben visibile oltre alla crescita registrata nell’utilizzo delle esclusioni (63%), e in linea con la mission delle Fondazioni, va segnalata la crescita dell’impact investing, che in soli 4 anni è passato dall’11% al 52%, segnale dell’attenzione che le Fondazioni riservano nei confronti delle ripercussioni dirette che possono avere i loro investimenti. Se si approfondiscono i settori verso i quali sono dirette le strategie utilizzate, tutte quelle Fondazioni che investono attraverso l’impact investing lo fanno verso l’housing sociale; le esclusioni prendono invece di mira soprattutto armi, lavoro minorile e pornografia, ma in larga parte anche il gioco d’azzardo e il mercato del tabacco. Efficienza energetica e cambiamento climatico (indicati da circa l’85% delle Fondazioni rispondenti) sono al centro degli investimenti tematici, seguiti da immobiliare sostenibile e salute. 

Figura 1 - Quali sono le strategie SRI adottate?  

Figura 1 - Quali sono le strategie SRI adottate?

Fonte: Quaderno di Approfondimento 2022 “ESG e SRI, le politiche di investimento sostenibile degli investitori istituzionali italiani”

Passando agli aspetti normativi e vista la rapida evoluzione regolamentare degli ultimi anni sul tema, quest’anno è stata inclusa nel questionario anche una valutazione dell’impatto che avrà, sulle politiche di investimento, il regolamento 2019/2088 (SFDR), così come una domanda sulla presenza in portafoglio di fondi che rispondono agli Art. 8 e Art. 9. Sul primo punto l’89% delle Fondazioni di origine Bancaria rispondenti dichiara che il regolamento avrà nel prossimo futuro un impatto nullo o limitato sulle politiche di investimento, mentre l’11% prevede un impatto elevato, in linea peraltro con quanto dichiarato dagli altri investitori istituzionali oggetto di indagine. 

Sul secondo punto invece, come riportato nella figura 2 e a riprova del fatto che il regolamento non dovrebbe avere effetti elevati, oggi il 29% delle Fondazioni dichiara di avere in portafoglio fondi che rispondono agli Art. 8 e Art.9 e, di queste, il 19% solamente fondi Art. 8 ma nessuno dichiara la presenza di fondi di diritto italiano.

Figura 2 - Avete in portafoglio fondi che rispondono agli Art. 8 e Art. 9 della SFDR 2019/2088? 

Figura 2 - Avete in portafoglio fondi che rispondono agli Art. 8 e Art. 9 della SFDR 2019/2088?

Fonte: Quaderno di Approfondimento 2022 “ESG e SRI, le politiche di investimento sostenibile degli investitori istituzionali italiani”

Auspicando di ottenere già dalla prossima indagine un campione di rispondenti sempre più numeroso e rappresentativo delle modalità di investimento sostenibile delle Fondazioni di origine Bancaria, la fotografia scattata dal Quaderno è assolutamente positiva, restituendo un trend di crescita e di maturazione non soltanto dal punto di vista delle strategie e degli strumenti utilizzati, ma anche circa la progressiva consapevolezza e l’importanza che il tema riveste per questi investitori.

Niccolò De Rossi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

4/5/2022

 
 

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