Previdenza, non solo INPS: un bilancio del sistema Casse

Quando si parla di bilancio del sistema pensionistico non si può trascurare che il primo pilastro previdenziale è garantito nel nostro Paese anche da gestioni privatizzate. Iscritti, prestazioni e saldi contabili: la fotografia delle Casse di Previdenza dei liberi professionisti scattata dal Decimo Rapporto Itinerari Previdenziali

Mara Guarino

Come rilevato dall’ultimo Rapporto Itinerari Previdenziali, nel 2021 la spesa totale per pensioni si è mantenuta tutto sommato stabile, per totale di 238,271 miliardi (+3,54 miliardi rispetto al 2020): un dato che tiene conto sia delle gestioni pubbliche sia di quelle privatizzate, vale a dire di quelle Casse di Previdenza che, in Italia, assicurano insieme all’INPS la previdenza obbligatoria di primo pilastro per i liberi professionisti.

Per farsi un quadro completo della situazione, soprattutto in termini di sostenibilità del sistema, guardare al solo Istituto Nazionale della Previdenza Sociale dunque non basta, tanto più se si tiene conto del fatto che la situazione è molto diversificata tra diversi enti e gestioni, con sole 4 macro-categorie all’interno dello stesso Istituto (lavoratori dipendenti, commercianti, liberi professionisti e parasubordinati) capaci di realizzare saldi positivi.

 

Le Casse Privatizzate dei liberi professionisti: quadro generale e indicatori principali 

Premesso quindi un quadro positivo, come si sono comportate le Casse privatizzate nel 2021? Nell’ultimo anno disponibile per la rilevazione, il numero complessivo di contribuenti agli enti previdenziali privatizzati è stato di 1.347.677 professionisti: nel dettaglio, si tratta di 1.136.369 iscritti ai cosiddetti enti 509 (+0,07% rispetto al 2020) e 211.308 (+3,03%) per i cosiddetti enti 103. Data la recente costituzione in particolar modo degli enti istituiti dal D.lgs 103/1996, il trend è inevitabilmente in aumento anche per quanto riguarda le prestazioni previdenziali erogate, in linea di massima coincidenti – salvo qualche eccezione, come quella di ENPAM - con il numero di pensionati:  sempre con riferimento al 2021, le pensioni sono in totale 483.281, di cui circa 23mila (il 4,72% del totale) facenti capo agli enti 103. 

Verosimilmente per le stesse ragioni, è in realtà in contenuto ma in costante peggioramento anche il rapporto tra pensionati e attivi, fondamentale indicatore di tenuta del sistema: una tendenza comunque fisiologica sia per l’invecchiamento della popolazione sia per la progressiva maturazione del sistema Casse che, per il 2021, può però contare sul  risultato, decisamente favorevole, di poco meno di 3 attivi per ciascun pensionato. Nel dettaglio, il rapporto è di 2,46 attivi per pensionato nel caso delle Casse 509, mentre ammonta a 9,26 attivi per pensionato per le 103 che, grazie alla loro giovane età, erogano una quantità di pensioni contenuta rispetto alla platea degli iscritti. 

Tabella 1 – I principali indicatori di sistema (anno 2021) 
Fonte: Decimo Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale italiano Itinerari Previdenziali

Ricordando poi che, a differenza delle gestioni pubbliche, le Casse dei liberi professionisti – che operano, al pari dell’INPS, secondo lo schema “a ripartizione” - hanno obbligo di previsione di sostenibilità dei bilanci a 50 anni e dispongono di un patrimonio valutato dal Decimo Rapporto in circa 86,5 miliardi di euro, va segnalato che il saldo tra le entrate contributive e la spesa per pensioni si riduce rispetto al 2020, attestandosi su un valore di circa 3,486 miliardi. La diminuzione è di 184 milioni,  corrispondenti a variazione percentuale del 5,02%. In particolare, se si considerano gli enti 509, il saldo previdenziale al 2021 è pari a 2,997 miliardi di euro con una riduzione del 7,28% sul 2020 (+0,78% lo scorso anno), mentre per quanto riguarda i 103 è pari a 489 milioni di euro, in aumento dell’11,73% rispetto ai 438 milioni del 2020 (-5,2% sul 2019). 

A ogni modo, il rapporto tra entrate per contributi e uscite per prestazioni si attesta a 1,554 (1,489 per le Casse 509 e 7,848 per le 103): un valore buono, ma in calo del 4,50% rispetto all’anno precedente. Mentre la spesa per pensioni raggiunge i 6.294 milioni di euro, in aumento del 6,96% sul 2020, le entrate contributive crescono del 2,37% rispetto al precedente anno di rilevazione, per un importo complessivo pari a 9.871 milioni, dato dalla somma dei 9.220 milioni incassati dagli enti 109 e dai 560 milioni delle restanti Casse. 

Ulteriore indicatore della sostenibilità dei diversi enti è poi indubbiamente dato dal saldo generale tra tutte le entrate contributive e finanziarie e tutte le uscite per prestazioni e spese di funzionamento, che permette di avere un quadro il più completo possibile della situazione economica delle singole Casse. Premessa utile a farsi è che, per il 2021, entrambe le tipologie di enti hanno registrato un aumento nel proprio saldo contabile, addirittura raddoppiato nel caso delle Casse 103, passate dagli 89 milioni del 2020 a 173 del 2021: un risultato che deriva, come per gli enti 509, innanzitutto dalla ripresa sostenuta rispetto agli scarni risultati dell’anno precedente e, dunque, al superamento degli effetti dell’emergenza sanitaria da SARS-CoV-2. Bene anche i ricavi prodotti dalla gestione patrimoniale: se le Casse 509 hanno praticamente recuperato il miliardo perso lo scorso anno, gli enti 103 segnano quota +114 milioni. 

Numeri che, pur rimandando al Report curato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali per maggiori dettagli anche e soprattutto in tema di investimenti gestione dei patrimoni, fanno delle Casse di Previdenza uno dei principali investitori istituzionali del Paese. 

 

Adeguatezza e sostenibilità delle prestazioni erogate: pensione media e contributo medio 

Guardando in questa sede alle sole pensioni in senso stretto, benché la maggioranza delle Casse di Previdenza eroghi ormai anche prestazioni assistenziali, di sostegno alla professione o, più in generale, di welfare strategico, spesso finanziate da quote del contributo integrativo o da appositi contributi di scopo, può essere utile per completare il quadro anche una valutazione circa importo e adeguatezza delle prestazioni erogate. 

Interessante innanzitutto guardare al contributo medio annuo che, per il 2021, è stato pari a 7.257 euro (+1,82% sul 2020): importo, al di là della specificità delle singole Casse, di ammontare piuttosto modesto se confrontato con quello degli iscritti al sistema pubblico, dove i lavoratori autonomi (artigiani, commercianti e imprenditori agricoli) versano ad esempio contribuzioni medie pari al 24% del reddito dichiarato e i dipendenti addirittura pari al 33%. Senza contribuzioni aggiuntive, tramite ad esempio il contributo integrativo e/o l’extra-rendimento – rileva dunque il Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali – i liberi professionisti rischiano pensioni di importo altrettanto contenuto, tanto che diversi enti, consci del possibile problema prospettico, hanno già attivato piani per un progressivo aumento delle aliquote di contribuzione nel prossimo futuro. 

In attesa di misurarne l’impatto, la pensione media rilevata dalla pubblicazione per il 2021 è stata di 13.010 euro, quindi a pari a 1,79 volte il contributo medio. Un livello che, se rapportato alle anzianità contributive di circa 37 anni e ad anagrafiche tra i 67 e i 70 anni, è da ritenersi non ulteriormente riducibile per non intaccare la sostenibilità sociale del sistema Casse. A maggior ragione in questo caso vanno però evidenziate grandi differenze tra i diversi enti: se per i 509 la pensione media è di 13.500 euro e il rapporto rispetto alla contribuzione di 1,66, per le Casse 103 la pensione media ammonta a 3.123 euro, per un rapporto con il contributo medio pari a 1,18. Benché all'atto pratico si tratti soprattutto di prestazioni corrisposte a pensionati anziani, di fatto integrative a quelle di primo pilatro maturate presso altre gestioni pubbliche, il livello di contribuzione si conferma l’osservato speciale dei Rapporti futuri. 

Mara Guarino, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

22/2/2023

 
 

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