Sanità digitale: grandi investimenti, progressi lenti ma buone prospettive

L'ultima ricerca dell'Osservatorio Sanità Digitale School of Management Politecnico di Milano mostra come nel 2023 la spesa per la sanità digitale sia cresciuta del 22% arrivando a 2,2 miliardi di euro. Servirà però ancora tempo per apprezzare e sfruttare al meglio risorse e strumenti utilissimi per un Paese che invecchia come l'Italia

Mara Guarino e Elena Tavanti

Come ormai noto, l’Italia sta affrontando un profondo cambiamento demografico. Il progressivo scivolamento della nostra popolazione verso le età senili è destinato ad acuirsi nei prossimi anni: secondo l’Istat, nel 2050 oltre un italiano su 3 avrà più di 65 anni, un bel salto dalla percentuale odierna del 23,8%. Non solo, negli anni che verranno, tenderà ad acuirsi anche un altro fenomeno, quello dell’atomizzazione dei nuclei familiari. Se al 2022 gli over 65 in una famiglia mononucleare erano il 30,52%, le stime dell’Istituto Nazionale di Statistica indicano che saliranno al 31,2% nel 2030 e al 32,7% nel 2040. Un dato non banale se si tiene conto di un’altra futura statistica, indicativa di un’ulteriore possibile difficoltà: l’Italia è prima nelle classifiche UE per aspettativa di vita (aumentata di 20 anni negli ultimi 7 decenni), ma buona parte del guadagno non sarà godibile in buona salute.

Figura 1 - Speranza di vita e speranza di vita in buona salute

Figura 1 - Speranza di vita e speranza di vita in buona salute

Fonte: Elaborazione Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali su dati Eurostat (2021)



Le possibili pressioni sul SSN e il ruolo dell’innovazione digitale 

Questo significa, in prospettiva, dover fare sempre meno affidamento sulle reti familiari nei casi di assistenza ad anziani non pienamente autosufficienti o comunque in condizioni di precaria salute. Uno scenario nel quale sarà sempre più importante agire non solo sul tema delle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali, ma anche investire nella sanità digitale e in particolar modo nella telemedicina che, avvalendosi delle tecnologie digitali (videochiamate, smart wearable device, etc), offre a medici e altri professionisti sanitari la possibilità di offrire diagnosi e assistenza anche a distanza. Con il duplice vantaggio di ottimizzare da una parte tempi e risorse e, dall’altra, di favorire l’accessibilità alle cure, con un’attività di monitoraggio anche continua particolarmente utile nei casi di patologie croniche (così come in un’ottica di prevenzione).  

Più che legittimo allora domandarsi a che punto siamo in Italia con la penetrazione di sanità digitale e telemedicina. A offrire un quadro è l’Osservatorio Sanità Digitale della School of Management del Politecnico di Milano con il report presentato lo scorso maggio in occasione del convegno “Sanità Digitale: Trasformare il presente per un futuro sostenibiledal quale emergono investimenti già interessanti pur a fronte di ambiti di sviluppo e utilizzo ancora ampiamente migliorabili: nel 2023, la spesa per la sanità digitale in Italia è stata di 2,2 miliardi di euro nel 2023, vale a dire il 22% dell’anno precedente. Giusto per aver un raffronto, il DEF 2024 certifica la spesa sanitaria complessiva dello stesso anno come di poco superiore ai 131 miliardi di euro. Insomma, come spiega anche l’Osservatorio, sotto la spinta del PNRR che stanzia ben 15,63 miliardi di euro per la Missione Salute, (l’8,16% dei fondi totali), cui vanno poi aggiunti gli ulteriori 2,89 miliardi di euro destinati al Ministero della Salute dal Piano nazionale per gli investimenti complementari al PNRR (PNC) destina al SSN ulteriori 2,89 miliardi di euro, il nostro Paese sta facendo progressi importanti ma la maggior parte degli interventi e delle risorse deve ancora essere “messa a terra”, con effetti che si manifesteranno quindi appieno solo nel prossimo futuro. Tra gli ostacoli più citati come possibili barriere all’attuazione di questi progetti, oltre a quello economico citato nel 83% dei casi malgrado l’aumento della spesa complessiva, segnati anche e soprattutto una limitata cultura per il digitale (43%) e la mancanza di competenze per l’utilizzo degli strumenti (40%) digitali; strumenti che oltretutto si fa spesso fatica a integrare con i sistemi informatici già presenti nelle strutture (41%). Da considerare poi, su un piano più generale, che l’incremento della spesa non può essere di per sé considerato un indicatore dello stato di avanzamento dei lavori proprio perché, anche per le ragioni sopra citate, la maggior parte degli interventi in questione ha dei tempi di progettazione e implementazioni di medio/lungo periodo. 

 

L’implementazione degli strumenti digitali sanitari: telemedicina e Fascicolo Elettronico

Venendo poi al caso pratico della telemedicina, dalla stessa ricerca emerge un ricorso ancora limitato e occasionale. Ad esempio, solo il 35% dei medici specialisti ha sperimentato la televista e il 33% il telemonitoraggio, percentuali lievemente più alte per i medici di medicina generale (MMG) che registrano rispettivamente il 43% e il 35%. L’utilizzo, da parte di entrambe le categorie, è comunque sporadico, tanto che tra coloro che hanno già utilizzato la televisita, il 62% dei medici specialisti e il 46% dei MMG lo ha fatto poche volte al mese, con molti professionisti che impiegano però ancora strumenti non specificamente progettati per l'uso sanitario, inadeguati per l’interscambio di dati, evidenziando così una scarsa maturità tecnologica dei servizi forniti. Se indubbiamente pesano alcuni limiti di tipo tecnologico, ma anche organizzativo (a titolo esemplificativo basti pensare alla questione di un’adeguata formazione), va precisato che gli stessi pazienti riconoscono però il potenziale valore di questi strumenti:l’80% degli intervistati è interessato a integrare telemedicina e televisite nella propria quotidianità. Con quanti che ancora non hanno sperimentato questi servizi che si dichiarano comunque più propensi a farlo se potessero migliorare la loro relazione con il medico (lo afferma l’87%), per risparmiare tempo (l’86%) o se permettessero di effettuare lo screening da casa in condizioni di difficoltà motorie (l’88%).

Per certi versi analogo il quadro tracciato a proposito dell’utilizzo del Fascicolo Sanitario Elettronico, sistema digitale pensato per raccogliere e conservare in modo sicuro i dati e i documenti relativi alla storia clinica di un paziente, favorendo lo scambio rapido di informazioni tra aziende sanitarie pubbliche e private. Uno strumento fondamentale la cui implementazione risulta però ancora piuttosto disomogenea: benché sia considerato molto utile dai professionisti, solo il 35% dei medici specialisti e il 48% dei MMG vi hanno fatto accesso nel corso dell’ultimo anno. Tra i pazienti, invece, vi ha fatto ricorso solo il 41%, dato in aumento rispetto all’anno precedente ma comunque migliorabile, anche attraverso adeguate campagne informative. 

È del resto lo stesso personale sanitario intervistato a focalizzare l’attenzione sulla necessità di formare anche i pazienti. In particolare, secondo l’indagine del Politenico, il 64% dei medici specialisti e il 67% dei medici di base ritengono prioritario migliorarne innanzitutto la health literacy (comprensione delle informazioni legate alla salute), seguita dallo sviluppo delle digital soft skills (comunicazione attraverso gli strumenti digitali), così come confermato dal 60% dei professionisti. Se è evidente che, specialmente le fasce di età più senior, possano palesare alcune lacune nell'utilizzo efficace delle tecnologie digitali applicate alla sanità, è altrettanto vero però che, malgrado le carenze informative, il 72% degli italiani ha indicato il digitale come canale preferito per accedere ai servizi sanitari, seguito dalle farmacie e altri luoghi nei pressi della propria abitazione (uffici postali, banche, etc). 

Le potenzialità della sanità digitale, anche nell’assistenza all’invecchiamento sia in condizione sia in cattiva salute, sono evidentemente enormi e peraltro già ampiamente riconosciute da medici e pazienti. Non resta quindi che trasformare le risorse in concrete opportunità. 

Mara Guarino e Elena Tavanti, Itinerari Previdenziali

16/7/2024 

 
 
 

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