Malgrado la fine della campagna elettorale continuano le "promesse" in materia di pensioni. La realtà dei numeri impone però maggiore prudenza e attenzione soprattutto alle età di pensionamento (troppo basse quelle effettive), al rapporto attivi/pensionati e ai saldi di bilancio
Con la sentenza annunciata lo scorso 22 ottobre, la Corte Costituzionale ha dichiarato legittimi sia il "raffreddamento della perequazione" sia il "contributo di solidarietà" a carico delle cosiddette pensioni d'oro: possibile che l'unica censura non riguardi la sostanza del provvedimento ma solo la sua durata? ll commento di Alberto Brambilla, Presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali
Mentre gli assegni previdenziali più sostanziosi sono nel mirino di tagli e ricalcoli e non mancano proposte di riduzione delle detrazioni fiscali per i redditi più alti, i dati svelano che l'1% dei contribuenti paga il 20% di tutta l'IRPEF: cosa ne sarebbe allora del Paese e delle casse pubbliche se i veri oppressi dal fisco italiano decidessero di "scioperare" contro una classe politica che ai fatti preferisce luoghi comuni e slogan elettorali?
Oltre al danno del taglio tout court, la beffa dellindicizzazione monstre: i pensionati che ricevono le prestazioni più alte, col Governo Conte, subiscono un danno molto ingente
Le nuove regole sullindicizzazione delle pensioni e il taglio ai cosiddetti assegni doro contenuti nel maxiemendamento alla Legge di Bilancio 2019 rischiano di causare un grosso costo alla collettività, trasferendo risorse dal lavoro allassistenza e incoraggiando leconomia sommersa anziché il senso del dovere
La proposta sulle cosiddette pensioni doro depositata alla Camera fissa a 4.500 euro netti al mese (o 90.000 euro lordi annui) la soglia oltre la quale operare il ricalcolo degli assegni. A quanto ammonterebbero i tagli se venisse confermata questa ipotesi? Alcuni esempi di calcolo elaborati dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali
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