Tavolo di Lavoro sul tema della Non Autosufficienza

Laboratorio di studio e approfondimento

Premesse e riflessioni introduttive

L’evoluzione delle politiche sociali di protezione e cura delle persone anziane è da tempo uno dei temi “caldi” del dibattito in tema di riorganizzazione dei sistemi di welfare, in particolar modo per nel nostro Paese. L’Italia è già, infatti, uno dei Paesi più “vecchi” nell’area UE e l’Istat stima che nei prossimi 20 anni la quota di persone over 65 supererà il 29% (con un aumento di quasi 8 punti percentuali rispetto al 2016) e quella degli over 85 sarà oltre il 5%. Inoltre, negli ultimi dieci anni, è decisamente aumentata la quota della popolazione italiana over 75 con patologie di lunga durata o problemi di salute.

Negli ultimi tempi si è fortunatamente assistito ad un cambiamento di prospettiva della discussione, nella quale la vecchiaia non è più considerata un momento critico, ma la normale evoluzione dell’arco di vita. In tale ottica, piuttosto che concentrarsi esclusivamente sui servizi rivolti alle situazioni di disabilità grave, occorre intervenire tempestivamente sui fattori di rischio, individuando le difficoltà emergenti con il progredire dell’invecchiamento e progettando le relative soluzioni. È evidente che sinora la risposta data del nostro Paese è nettamente inadeguata, sia sotto il profilo quantitativo ma anche qualitativo, poiché fondata su una concezione obsoleta del sistema di welfare con una frammentazione disorganizzata di interventi con conseguente rischio di inappropriatezza delle prestazioni e dispersione delle già scarse risorse.  

Emerge quindi chiaramente l’esigenza di porre in essere una riflessione organica sulla materia, che, superando le menzionate frammentazioni e inserendosi a pieno titolo nel solco della riflessione che la Commissione Europea sta conducendo sul Social Pillar Rights, definisca le piste di intervento per la messa a punto di una strategia organica finalizzata a una moderna compiuta e accessibile tutela delle persone non autosufficienti che supporti efficacemente l’individuo e la famiglia.

In tale contesto, un punto di riferimento importante è senza dubbio il Piano nazionale cronicità recentemente presentato dal Ministero della Salute, nel quale, fra l’altro, è ampiamente sottolineata l’importanza di tre elementi:

  1. Un nuovo approccio culturale che ponga al centro del sistema non la malattia, ma la persona, e il suo progetto di cura e di vita considerata non solo sotto il profilo clinico ma tenendo in considerazione anche il contesto familiare, economico, ambientale. Il fine non è più in questo caso la guarigione, spesso impossibile, ma il mantenimento e la coesistenza come migliore condizione di salute possibile, considerando i bisogni globali del paziente e il contesto di riferimento.
  2.  Il concetto di approccio multidimensionale integrato, fondato su un sistema articolato, che si esprime in particolare in sinergie:

a) fra servizi sanitari e sociali, dando vita a un continuum di “prodotti” clinici e non clinici da parte di ogni attore del team di assistenza, con focus sull’assistenza domiciliare integrata, quale risposta più efficace per il supporto alla persona anziana e alla sua famiglia nello svolgimento delle attività della vita quotidiana;

b) fra professionalità diverse, con la presenza di un team composto dalle diverse figure professionali coinvolte nel percorso assistenziale (MMG, psicologo, infermiere specialista, assistente sociale, ecc) con intensità variabile in funzione del grado di complessità della persona coinvolta, nel quadro di un progetto di assistenza continuo ed organizzato;

c) fra i diversi attori coinvolti nella pianificazione ed erogazione dell’assistenza: SSN, Enti locali, Fondi sanitari, Fondi pensione, Casse di previdenza dei liberi professionisti, aziende, parti sociali, terzo settore. Al fine di ottimizzare il flusso delle risorse disponibili (economiche, umane, strutturali, organizzative) è vitale definire ruoli competenze, attività di tutti gli attori in tutti i livelli assistenziali. Si tratta, in altre parole, di attivare tutte le possibili “leve di sistema” anche in relazione al non soddisfacente sviluppo dei servizi residenziali e territoriali del nostro paese;

3) Conseguenza dei punti precedenti è un’analisi integrata dei bisogni del paziente, finalizzata alla costruzione di percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (PDTA) pianificati nel lungo periodo personalizzati e dinamici, in una logica di accompagnamento e non solo cura. In quest’ottica il paziente non è più mero soggetto passivo di erogazione di prestazioni, ma è coinvolto attivamente, congiuntamente con i propri caregiver di riferimento, al fine di svilupparne le capacità di “convivere” con la propria situazione tramite un vero e proprio “patto di cura” con il team assistenziale (cd “enpowerment”).

Uno spazio importante in questo ambito dovrà essere dedicato, nelle sue diverse declinazioni, al tema della tecno-assistenza (telemedicina, ambient assisted living, per la sicurezza e il controllo dell’abitazione, teleassistenza), affinché quest'ultima possa consentire al cittadino/paziente di partecipare attivamente alla gestione condivisa della cura con gli operatori socio-sanitari. Non si tratta, evidentemente, di sostituire le prestazioni tradizionali, ma di mettere a disposizione degli operatori e del cittadino/paziente una serie di strumenti innovativi in grado di offrire numerosi vantaggi:  efficienza e appropriatezza del percorso di cura, favorendo l’accesso sia sotto il profilo territoriale sia con riferimento alla qualità delle cure stesse. Infine, non andranno sottovalutati i possibili benefici economici, in primo luogo in termini di contenimento della spesa, ma anche quale opportunità di sviluppo di settori dell’economia (domotica, sistemi di trasmissione dati, ecc). Considerata l’attuale scarsa diffusione delle pratiche di tecno assistenza, in ragione essenzialmente delle difficoltà di finanziamento, presumibilmente difficilmente superabili nel breve periodo, è evidente l’importanza di una maggiore partnership pubblico-privato, in particolare con gli attori istituzionali, in attesa che tali pratiche siano a pieno titolo riconosciute come setting assistenziale.

Alla luce di queste premesse, due quindi le principali aree tematiche individuate, con i relativi obiettivi di discussione, come oggetto fondamentale d’indagine nel corso del Tavolo di Lavoro:

  • Innovare il disegno organizzativo della copertura di non autosufficienza, a cominciare dalla risoluzione di alcuni problemi tuttora irrisolti, quali la mancanza di una definizione univoca a livello nazionale di non autosufficienza, la reperibilità di dati affidabili per poter stimare rischi e costi futuri, la corretta valutazione e mappatura delle risorse – pubbliche e private – disponibili per la copertura, la definizione di tutti gli elementi da ritenersi fondativi per la copertura stessa e, quindi, dei ruoli ricoperti dai diversi attori. Scopo ultimo sarà quindi l’individuazione di un framework normativo coerente e degli interventi legislativi da attuare sulla normativa attuale.
  • Approfondire le possibilità di investimento nel comparto della residenzialità per anzianità. Un approfondimento che, una volta delineato un quadro aggiornato della situazione RSA in Italia, possa da un lato tracciare nuovi modelli di residenzialità partendo dalle best practices già diffuse nel Paese e, dall’altro, valuti le opportunità di investimento del settore, anche alla luce di possibili sinergie con l’ambito del social impact investing e con gli strumenti finanziari già disponibili a livello europeo (fondi strutturali, Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) o gli strumenti di facilitazione per i finanziamenti realizzati dalla Banca Europea d'Investimento (BEI).
 

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