Fondazioni di origine Bancaria, l'impatto degli investimenti sullo sviluppo

Nonostante i continui mutamenti che hanno caratterizzato gli ultimi anni, le Fondazioni hanno confermato il proprio impegno a sostegno dello sviluppo delle comunità di riferimento e, più in generale, del Paese: quanto impattano gli investimenti correlati alla missione sul territorio

Michaela Camilleri

I fatti che si sono verificati negli ultimi anni hanno imposto cambiamenti di portata estrema in termini socio-economici: dalla pandemia alla guerra in Ucraina, dalla crisi energetica e inflazionistica al rialzo dei tassi di interesse al più recente conflitto israelo-palestinese. Tutti fattori che hanno alimentato il clima di incertezza globale e creato turbolenza sui mercati finanziari. 

Ciononostante, le Fondazioni di origine Bancaria sono riuscite a mantenere inalterato il flusso delle erogazioni sui territori e garantire un supporto finanziario costante alle comunità di riferimento. Questo importante risultato lo si deve, da un lato, all’approccio “anticiclico” diffuso tra gli enti che definisce la dimensione dell’attività istituzionale dell’anno sulla base dei rendimenti dell’anno precedente, coniugato ai fondi di stabilizzazione, e, dall’altro, alla capacità di conservare e diversificare il proprio patrimonio: a fine 2022 l’attivo delle Fondazioni ammonta complessivamente a poco più di 47,6 miliardi di euro e, considerando gli oltre 26 miliardi di erogazioni degli ultimi 20 anni, si superano i 74 miliardi di euro.

Le varie crisi finanziarie, sociali, ambientali e sanitarie citate hanno, allo stesso tempo, contribuito alla diffusione della consapevolezza che non basti perseguire obiettivi di sviluppo economico, ma sia necessario che gli stessi incorporino anche finalità di carattere sociale e di tutela dell’ambiente. La sostenibilità nella gestione del patrimonio e nell’orientamento dell’attività delle Fondazioni è stata incorporata anche nella Carta delle Fondazioni elaborata da Acri nel 2012, dove si sancisce che “nelle decisioni di impiego del proprio patrimonio vengono esclusi gli investimenti che presentino connessioni con situazioni di violazione dei diritti dell’uomo e delle norme di tutela dell’ambiente e del patrimonio storico, artistico e culturale, a tal fine ispirandosi a principi elaborati da organismi nazionali e sovranazionali”. Da ciò si desume che le decisioni relative agli investimenti devono essere assunte sulla base di un processo comparativo tra diverse alternative, che tenga conto non solo di criteri puramente economico-finanziari, ma anche legati alla sostenibilità.

Come emerge anche dai risultati illustrati nel Quaderno di Approfondimento 2023 “ESG e SRI, le politiche di investimento sostenibile degli investitori istituzionali italiani” curato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, le Fondazioni prestano sempre maggiore attenzione all’impiego del patrimonio attraverso il rispetto dei criteri ambientali, sociali e di governance. Tra le strategie di investimento sostenibile adottate dalle Fondazioni rispondenti all’indagine (36 nel 2023), l’impact investing guadagna la prima posizione in classifica con il 60% dei rispondenti e la crescita più significativa (11% nel 2019, 31% nel 2020, 44% nel 2021 e 52% nel 2022). 

Stando ai dati tratti dal Decimo Report Itinerari Previdenziali, a fine 2022 gli investimenti che possono essere classificati come a “impatto sociale” (residenziale sanitario, housing sociale, rigenerazione urbana, ecc.) ammontano a 377 milioni di euro, pari a quasi il 15% del totale investito in fondi alternativi dal campione di Fondazioni in analisi.

Figura 1 – Ripartizione % dei FIA acquistati dalle Fondazioni per tipologia

Figura 1 – Ripartizione % dei FIA acquistati dalle Fondazioni per tipologia

Fonte: Decimo Report “Investitori istituzionali italiani: iscritti, risorse e gestori per l’anno 2022”

Guardando più nel dettaglio ai settori di intervento, le Fondazioni che applicano la strategia dell’impact investing lo fanno principalmente nell’ambito del social housingProprio il caso dell’housing sociale permette di comprendere in maniera operativa come le Fondazioni agiscono utilizzando il loro patrimonio per realizzare obiettivi collegati alla missione e in linea con i criteri di sostenibilità, nella più ampia accezione del termine. Infatti, questa iniziativa si pone l’obiettivo di soddisfare il fabbisogno abitativo di fasce deboli della popolazione, coniugandolo con servizi di socialità e con criteri costruttivi a basso impatto ambientale. A questo settore, storicamente presidiato da questa categoria di investitori, si affiancano altre iniziative nell’ambito dello student e senior housing, come dimostra il recente lancio del Fondo Nazionale Abitare Sostenibile da parte di CDP Real Asset SGR.

L’ultimo Rapporto Acri riporta i risultati dell’indagine annuale sugli investimenti finanziari effettuati dalle Fondazioni nell’ambito dei Mission Related Investment, tra cui rientrano appunto social, student e senior housing. Mission Related Investment costituiscono forme di investimento del patrimonio che consentono, in maniera più o meno diretta, di perseguire i propri scopi istituzionali e, a un’adeguata redditività, associando il perseguimento di un positivo impatto socio-ambientale-economico che favorisca lo sviluppo delle comunità locali, attivando un effetto moltiplicatore nelle aree di intervento.

Figura 2 – Andamento dei Mission Related Investment, valori in milioni di euro

Figura 2 – Andamento dei Mission Related Investment, valori in milioni di euro

Fonte: XXVIII Rapporto Annuale Acri, edizione 2023 

Sulla base delle informazioni contenute nei bilanci di esercizio 2021, l’Associazione calcola che questi investimenti si attestano complessivamente a 4,639 miliardi di euro e rappresentano circa il 10% del totale attivo e il 12% del patrimonio. Rispetto al 2020, gli MRI registrano una leggera crescita di circa l’1,52%, frutto della variazione netta della riduzione di -53 milioni degli investimenti in partecipazioni e dell’aumento di 124 milioni delle altre forme d’investimento. I settori che di più incidono su questa variazione sono la contrazione del comparto dell’Arte, attività e beni culturali (che si contraggono per circa 33 milioni), mentre in crescita sono il settore Ricerca (+47 milioni), Protezione e Qualità ambientale (+43 milioni) e dell’Assistenza Sociale (+ 39 milioni).

Michaela Camilleri, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

29/1/2024 

 
 

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